Rinnovabili

Dal girasole una sostanza che ritarda il deperimento della frutta

girasole
Foto di Pascal Debrunner su Unsplash

Una inaspettata risorsa dagli scarti del girasole

Il girasole (Helianthus annuus) è una pianta oleaginosa coltivata in tutto il mondo. La parte del girasole che si usa normalmente sono i semi da cui si ricava un olio vegetale, molto usato anche in cucina.

Il suo ricettacolo è un sottoprodotto, normalmente considerato come uno scarto industriale. Proprio dall’utilizzo di questo scarto è venuta una scoperta interessante, i cui risultati sono riportati nell’articolo New and Antifungal Diterpenoids of Sunflower against Gray Mold pubblicato di recente nella rivista scientifica “Journal of Agricultural and Food Chemistry”.

Il girasole è una pianta molto resistente

I girasoli sono noti per essere resistenti a molte delle malattie che solitamente colpiscono le piante. I semi e l’olio hanno numerosi impieghi, mentre gli steli si scartano. I ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze hanno condotto uno studio per vedere se anche il materiale considerato di scarto potesse essere utilizzato. In particolare, volevano capire se fosse possibile estrarre dei composti antimicotici da utilizzare per conservare i frutti raccolti.

L’esito della ricerca è stato inaspettatamente interessante: gli steli contengono ben 17 diversi tipi di composti chimici detti diterpenoidi che rafforzano le difese immunitarie delle piante. In precedenza se ne conoscevano solo quattro.

Leggi anche ENEA sperimenta la pellicola sostenibile per alimenti creata con estratti di frutta

I mirtilli non ammuffiscono

Il primo esperimento è stato svolto sul fungo Botrytis cinerea (una delle più gravi malattie fungine, nota come muffa grigia, che attacca molte specie vegetali) e si è visto che i diterpenoidi riescono a impedirne la formazione.

Il passaggio successivo degli scienziati cinesi è stato quello di applicare una soluzione di estratto di girasole, ovviamente non tossico, a un lotto di mirtilli (un frutto notoriamente deperibile in pochi giorni).

Successivamente, dopo aver lasciato essiccare le bacche, vi hanno iniettato spore di Botrytis cinerea.

Dopo sei giorni, il 42,9% dei mirtilli non è ammuffito, come ci si poteva aspettare.

I ricercatori hanno intenzione di ripetere nuovamente gli esperimenti. Se i risultati venissero confermati si aprirebbe un nuovo capitolo nella conservazione degli alimenti dopo la raccolta con un metodo naturale.

Exit mobile version