Nella Giornata per la prevenzione dello spreco alimentare si è visto che in tempo di pandemia i dati sono migliorati, ma i numeri sono ancora troppo alti. Secondo l’Osservatorio Waste Watcher ogni anno sprechiamo 27 kg di cibo a testa
di Isabella Ceccarini
Il 5 febbraio si celebra la Giornata per la prevenzione dello spreco alimentare
(Rinnovabili.it) – Il bilancio della Giornata per la prevenzione dello spreco alimentare al tempo della pandemia è complessivamente positivo. Stare di più a casa, avere più tempo a disposizione per cucinare e necessità di risparmiare hanno riportato in auge i vecchi piatti della tradizione culinaria italiana che sono un’ottima soluzione per non buttare via niente: dalla frittata di pasta alle polpette, dalle torte salate alle polpette, dalle macedonie alle verdure miste ripassate in forno. Se quindi vogliamo trovare un’eredità positiva di questi tempi così difficili è il comportamento responsabile nei confronti del cibo che ha impresso una svolta verde nelle nostre abitudini alimentari: si è preferito optare per i piatti “spazzafrigo” anziché gettare gli avanzi nella spazzatura.
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È ancora presto per cantare vittoria: lo spreco alimentare domestico ammonta pur sempre a 27 kg l’anno pro capite, come riportano i dati dell’Osservatorio Waste Watcher, ideato nel 2013 dal prof. Andrea Segrè con l’obiettivo di effettuare monitoraggi annuali dello spreco alimentare domestico, di cui verifica l’impatto a livello economico, sociale e ambientale. Ma nel 2020 per la prima volta da dieci anni a questa parte si è registrato un calo del 25% dello spreco alimentare domestico. L’altra notizia positiva è che per il 66% degli italiani esiste una relazione tra spreco alimentare, salute dell’ambiente e salute dell’uomo. 4 italiani su 10 si dichiarano sensibili ai temi ambientali e 7 su 10 sono d’accordo con i temi del Green Deal.
Spreco alimentare, cifre da brivido
Il costo di quello che sprechiamo fa venire i brividi. Parliamo di 6 miliardi e 403 milioni di euro l’anno a livello nazionale, un costo che arriva a 10 miliardi di euro se si considera lo spreco lungo l’intera filiera del cibo che somma le perdite in campo, nella distribuzione e nel commercio. Il peso è altrettanto sconvolgente: 1.661.107 tonnellate di cibo sprecate in casa che arrivano a 3.624.973 includendo lo spreco di filiera. I single sprecano meno delle famiglie, al Sud si spreca di più che al Centro-Nord e, incredibile, sprecano di più gli italiani con il reddito più basso. Rimane alta l’attenzione al rapporto qualità/prezzo, mentre sono pochi i cacciatori di offerte.
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Che cosa si spreca di più in casa? Il triste primato spetta alla frutta fresca (37%) seguita da verdura fresca (28,1%), insalata (21%), pane fresco (21%), cipolle, aglio e tuberi (5%). E perché si spreca? Perché si compra più di quello che serve (in questo le offerte sono una trappola, spesso si tratta di alimenti in scadenza), pochi vanno a fare la spesa con la lista che aiuta a comprare quello di cui si ha effettivo bisogno. Una forma di prevenzione è il congelamento, utilizzato dall’87% degli intervistati.
La maggior parte degli intervistati, davanti all’evidenza delle cifre, è rimasta sbalordita e ha riconosciuto come questo comportamento sia un pessimo esempio per i figli, sia eticamente sbagliato e comporti un danno ambientale perché lo spreco alimentare aumenta la massa di rifiuti da smaltire.