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Giornata mondiale del suolo 2022, fermiamo il consumo di suolo

Nel giorno in cui si festeggia la Giornata mondiale del suolo 2022 i dati sul consumo di suolo nel mondo continuano ad essere allarmanti. La salute del suolo è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare globale. Anche l’agricoltura può avere un ruolo decisivo per «realizzare un’economia pulita e circolare, garantire la biodiversità, arrestare il degrado e salvaguardare la salute umana»

Foto di Jose Antonio Alba da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Il consumo di suolo è l’incremento generale della copertura artificiale del suolo, in aree urbane, periurbane, agricole, forestali.

La Giornata mondiale del suolo, istituita dalla FAO nel 2014, ci ricorda quanto sia importante garantire la salute del suolo per la sicurezza alimentare globale.

Un suolo sano garantisce cibo sano

Il tema della Giornata mondiale del suolo 2022 è “Il suolo: dove comincia l’alimentazione” per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di avere suoli sani e richiamare l’attenzione sulla centralità dei suoli.

Il 95% del cibo che mangiamo viene dalla terra. Un suolo sano garantisce cibo sano, ma è anche un alleato prezioso per l’equilibrio ecologico e per combattere il cambiamento climatico, poiché aiuta a catturare le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Gli agricoltori sono i primi custodi dell’ambiente, consapevoli che un suolo sfruttato e malato diventerà presto improduttivo; per questo in linea di principio è sbagliato contrapporre agricoltura e ambiente: «Suoli in salute sono essenziali per realizzare un’economia pulita e circolare, garantire la biodiversità, arrestare il degrado e salvaguardare la salute umana attraverso la stretta connessione tra suolo sano e sicurezza alimentare», dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

L’inarrestabile consumo di suolo

Eppure la salute del suolo non è delle migliori: secondo la FAO il 33% dei suoli presenta segni di degrado. Una situazione che impone interventi rapidi: andando avanti di questo passo, nel 2050 il degrado riguarderà il 90% dei suoli e li renderà improduttivi, con effetti drammatici sulla sicurezza alimentare globale.

Altrettanto preoccupanti i dati che arrivano dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): la fertilità dei suoli è minacciata nel 30% dei territori italiani, con punte del 40% al Sud.

A questo si somma la siccità, che ha causato 15 miliardi di danni all’agricoltura soprattutto in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.

«Il consumo di suolo nel 2021 ha superato la soglia dei 2 mq al secondo e sfiorato i 70 Kmq di nuove coperture artificiali in un anno, un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale».

Una situazione, avverte ISPRA, che ha conseguenze non solo ambientali ma anche economiche: «I “costi nascosti” dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 15 anni, sono stimati in 8 miliardi di euro l’anno che potrebbero incidere in maniera significativa sulle possibilità di ripresa del nostro Paese».

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Mancanza di prevenzione in un Paese fragile

Inoltre – le cronache degli ultimi giorni confermano la mancanza di attenzione alla prevenzione di cui sono responsabili governi di ogni colore – la situazione generale è aggravata dal susseguirsi di eventi estremi che si abbattono su un territorio fragile, con il 94% dei comuni a rischio idrogeologico (analisi Coldiretti su dati Ispra).

Un aspetto del consumo di suolo che impatta sull’agricoltura, sottolinea ISPRA, dipende anche dall’installazione di impianti fotovoltaici a terra, che potrebbero aumentare per accelerare la transizione ecologica. Un problema potenzialmente riducibile sfruttando i fabbricati già esistenti o potenziando l’agrivoltaico.

In Italia il consumo di suolo – a causa dell’abbandono e della cementificazione di terreni fertili – ha fatto perdere negli ultimi dieci anni 400mila tonnellate di prodotti agricoli per l’alimentazione umana e animale, avverte Coldiretti: «la superficie agricola utilizzabile si è ridotta ad appena 12,5 milioni di ettari».

I problemi idrici

Una perdita che crea problemi anche dal punto di vista idrico: «Dal 2012 ad oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei territori con danni e vittime».

Legambiente non usa mezzi termini: «Ogni secondo che passa l’Italia perde 2,2 metri quadrati di suolo, una risorsa vulnerabile, limitata e non rinnovabile che il nostro Paese non sta preservando adeguatamente.

Con una media di oltre 19 ettari al giorno, aree naturali e agricole lasciano spazio a nuove case ed edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali e produttivi, legali e illegali». Una copertura arrivata al 7,13%, contro una media europea del 4,2%.

La legge bloccata in Parlamento

«Da dieci anni si attende l’approvazione di una legge contro il consumo di suolo, fenomeno che nel frattempo continua a crescere a ritmi forsennati».

L’iter legislativo della proposta di legge sullo stop al consumo del suolo è iniziato nel 2012, ed è bloccato in Parlamento dal 2016. «Approvata dalla Camera dei deputati, prevedeva di arrivare a quota zero, cioè a non cementificare un metro quadro in più, entro il 2050.

Una carenza normativa che fa il paio con la mancanza di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, anch’esso in stallo dal 2018, che Legambiente auspica possa essere approvato entro la fine dell’anno, come preannunciato dal governo Meloni dopo la tragedia di Ischia».

Bloccare il consumo di suolo vuol dire anche contrastare l’abusivismo e il dissesto idrogeologico, bisognerebbe «prevedere l’intervento dei prefetti per abbattere gli ecomostri mai demoliti dai sindaci».

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I nutrienti in agricoltura

Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, mette in guardia dal «rischio che le risorse del PNRR e i connessi investimenti infrastrutturali contribuiscano a una bolla espansiva del consumo di suolo.

Perciò bisogna promuovere la rimodulazione di tutti i bonus finalizzati alla riconversione dell’edilizia verso la riconversione energetica, antisismica e idraulica degli edifici».

Un tema strettamente legato alla salute del suolo riguarda i nutrienti da usare in agricoltura: l’uso eccessivo danneggia acqua, aria e biodiversità, il suolo stesso e la sua produttività biologica.

La crisi climatica globale, che mette alla prova il mondo intero, dimostra che non si può continuare a degradare aree naturali e terreni con pratiche agricole aggressive.

Afferma Damiano Di Simine, responsabile Suolo di Legambiente: «La recentissima approvazione del Piano italiano per la PAC 2023-2027 da parte della Commissione Europea richiede un impiego accorto delle risorse destinate all’agricoltura.

Le strategie europee fissano sfide e obiettivi sempre più ambiziosi per la salute del suolo, a partire dalla riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi nei campi: sfide che dobbiamo acquisire e rilanciare, non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché ce lo chiede il nostro suolo».

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