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Giornata mondiale del pane tra molte difficoltà

Dal 2006 la Giornata mondiale del pane si celebra ogni anno il 16 ottobre, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’alimentazione.

Tante iniziative, nazionali, regionali e locali celebrano in tutta Italia il valore di un alimento che è alla base della nostra alimentazione.

Giornata mondiale del pane, celebrazione tra le preoccupazioni

Quest’anno, però, le celebrazioni della Giornata mondiale del pane avvengono in un clima di grande preoccupazione.

I panificatori non hanno modo di risparmiare sull’energia perché devono per forza accendere i forni per cuocere, ma il prezzo dell’elettricità ha raggiunto livelli tali che molti si stanno chiedendo se valga ancora la pena tenere aperti i forni.

Il sostegno di AIBI a tutta la filiera

In coincidenza con la Giornata mondiale del pane l’AIBI intende collaborare con tutta la filiera per contrastare il caro prezzi e conferma il suo sostegno all’intero settore.

L’AIBI (Associazione Italiana Bakery Ingredients) rappresenta le aziende che producono i semilavorati per la panificazione, la pizzeria e la gelateria. AIBI aderisce ad Assitol (Associazione Italiana dell’Industria Olearia) e quindi a Federalimentare.  

Alberto Molinari, presidente di AIBI, ritiene che in questa fase critica il mondo della panificazione debba essere più unito che mai: «Il pane ha un ruolo sociale ed è la base della nostra cultura alimentare.Per parte nostra, siamo disposti a collaborare con tutti gli attori del settore, cercando soluzioni per frenare gli aumenti e garantire sempre un buon prodotto ai consumatori».

I rincari energetici sono il fattore di maggiore criticità del settore, a cui fanno seguito i costi del packaging e la logistica.

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Pane, un alimento energivoro

Il pane è un alimento energivoro, sottolinea Molinari, è difficile intervenire. Tuttavia «salvaguardare questa filiera significa, anche simbolicamente, tutelare un pezzo importante della nostra economia. Serve coesione nel comparto, ma anche il supporto delle istituzioni, locali e nazionali».

La crisi si sente anche dal fornaio, ma non per tutti nella stessa misura. I dati di una ricerca sulla panificazione condotta da AIBI e Cerved fanno emergere importanti differenze nel consumo di pane: ci sono famiglie che stanno vivendo grandi difficoltà economiche, e quindi le loro scelte sono condizionate dalla spesa, e altre che ancora possono spendere senza eccessive attenzioni.

Al pane non si rinuncia

Difficile che si rinunci al pane, proprio perché è un alimento di base nella nostra dieta. Gli italiani preferiscono quello fresco artigianale (84,1%). Dato che non si compra tutti i giorni, la preferenza si accorda a quello di lunga durata e di buona qualità.

Il consumo pro capite è di 75 grammi, una dose che corrisponde alla tipologia un Paese composto principalmente di famiglie monoparentali, di anziani e in calo demografico.

Questo scenario ha orientato anche le scelte dei panificatori, che molto prima della crisi hanno diversificato i formati, dando la preferenza a quelli piccoli e, in alternativa, alle pagnotte medio-grandi che soddisfano le esigenze di una famiglia media.

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Il fornaio di prossimità piace di più

Il fornaio artigiano con il negozio di prossimità rimane il preferito (43%), ma è tallonato dalla grande distribuzione.

Alcuni cambiamenti si sono visti anche con il Covid: i consumatori prediligono prodotti salutistici (o ritenuti tali) che corrispondono alla loro idea di benessere.

Mangiare sano è quindi la scelta alimentare attuale: pane digeribile, fatto con materie prime selezionate, a lunga lievitazione, ricco di fibre.

Chi vuole concedersi uno sfizio opta per il pane con noci, olive o semi. Ma l’importante è che sia di qualità.

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