Rinnovabili

Sei proposte per il futuro sostenibile dell’olio italiano

olio italiano
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Sei proposte, concrete e operative, per delineare un orizzonte di evoluzione e sviluppo della filiera olivicolo-olearia italiana, gioiello del made in Italy e anello strategico per una transizione in chiave sostenibile del settore agroalimentare europeo: questo il lascito de “Il futuro dell’olio italiano: moderno e sostenibile”, primo Rapporto di respiro trasversale, articolato su tre pilastri – nutrizione e salute, economia e valore, ambiente e territorio – sull’olio extravergine italiano, realizzato dal think tank internazionale The European House – Ambrosetti in partnership con Monini.

Lo studio, impreziosito da una prefazione dell’europarlamentare Paolo De Castro, è stato presentato oggi a Cibus Forum (Parma, 2-3 settembre), primo appuntamento ufficiale dell’universo Food&Beverage dopo la pausa forzata legata all’emergenza Covid-19, durante la tavola rotonda “Come si modificano i rapporti di filiera: valenza strategica e prospettive future per l’agroalimentare”. All’appuntamento hanno partecipato alcuni tra i principali rappresentanti del mondo agricolo e agroindustriale, tra cui il presidente di Monini, Zefferino Monini.

Il documento vuole porsi come base di discussione, a disposizione degli attori del settore e delle istituzioni, per uno sviluppo sostenibile della filiera. L’obiettivo, fortemente voluto da Monini che nell’anno del suo Centenario si fa interprete delle esigenze del comparto, è inaugurare un nuovo approccio condiviso, basato sul dialogo e sulla crescita armonica della filiera agroalimentare, di cui l’olio è uno dei primi ambasciatori nel mondo. Un approccio virtuoso di cui la stessa Monini ha dato esempio con il suo Piano di Sostenibilità al 2030 avviato a marzo di quest’anno.

L’olio extravergine italiano, come evidenzia lo studio, ha tutte le potenzialità – il più alto tasso di biodiversità olivicola al mondo (583 cultivar, il doppio della Spagna), la varietà di ecosistemi naturali, il patrimonio tecnologico dell’industria di trasformazione – per primeggiare a livello internazionale in quanto a qualità, gusto e proprietà nutraceutiche. Un primato potenziale che si scontra però con limiti strutturali e organizzativi, uniti alla scarsa percezione del valore del prodotto da parte dei consumatori, che minano la competitività della filiera, impedendo al gioiello del made in Italy di esprimere tutta la sua eccellenza sul mercato.

Da questa analisi approfondita prendono le mosse le sei proposte per un rilancio effettivo della filiera, in chiave moderna e sostenibile.

Le sei proposte per la filiera olivicolo-olearia

  1. promuovere un sistema agricolo a più olivicolture, ampliando le superfici esistenti e convertendo, da tradizionali a intensivi, gli oliveti privi di un ruolo multifunzionale, allo scopo di valorizzare le specificità delle diverse tipologie di impianto riequilibrandone al meglio la distribuzione sul territorio;
  2. favorire la creazione di sinergie tra universitàorganizzazioni di produttori e imprese della filiera per stimolare l’imprenditorialità attraverso la formazione e l’assistenza tecnica rivolta tanto ai professionisti di domani quanto a quelli attualmente attivi;
  3. pagare il giusto prezzo a tutti gli attori della filiera per aumentare la redditività delle imprese e favorire gli investimenti necessari allo sviluppo futuro del settore in chiave tecnologica, sfruttandone a pieno il potenziale competitivo;
  4. ridurre gli impatti ambientali delle attività produttive attraverso l’adozione di pratiche sostenibili da parte di tutti gli attori della filiera, allo scopo di tutelare l’ambiente e di aumentare il valore del prodotto percepito dal mercato;
  5. fare educazione alimentare sul valore nutrizionale dell’olio d’oliva attraverso un ampio coinvolgimento degli attori chiave interessati mediante la combinazione di attività formative e divulgative, allo scopo di consolidare la percezione dell’olio extra vergine d’oliva come un prodotto sano e nutraceutico;
  6. promuovere la certificazione di un olio extra vergine premium che assicuri un prodotto di alta qualità, nutraceutico e sostenibile, per superare le asimmetrie informative presenti sul mercato, aumentando il valore percepito e accompagnando il cliente verso un consumo più responsabile.
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