L’educazione alimentare nelle scuole deve essere un impegno prioritario per abituare i bambini a una dieta sana. Nell’Unione Europea il consumo di frutta, verdura e latte non soddisfa le raccomandazioni per un’alimentazione corretta, mentre aumenta il consumo di alimenti processati
(Rinnovabili.it) – Aumentare il budget del Programma Scuole per consentire una distribuzione più ampia di frutta, verdura e latticini durante tutto l’anno. Questo quanto chiedono oggi gli europarlamentari della Commissione Agricoltura all’Esecutivo europeo e agli Stati Membri. Nell’Unione Europea il consumo di frutta, verdura e latte non soddisfa le raccomandazioni per un’alimentazione sana, mentre aumenta il consumo di alimenti processati. Diete scorrette e scarsa attività fisica portano all’obesità e alle malattie non trasmissibili in età adulta.
I finanziamenti
Il programma in questione è finanziato attraverso la PAC. Per il periodo 2017-2023 il bilancio ha stanziato 250 milioni di euro per ogni anno scolastico, distribuiti per paese in base al numero di bambini e al livello di sviluppo regionale. Dopo il recesso del Regno Unito, il bilancio è sceso a 220 milioni di euro per anno scolastico.
Ma i soli fondi UE sono ritenuti insufficienti per raggiungere gli obiettivi nazionali e, secondo Strasburgo, sono necessarie quote sostanziali di fondi nazionali per integrare il programma. Inoltre, l’inflazione e l’aumento dei costi potrebbero ridurre la portata e l’impatto del programma.
I deputati chiedono alla Commissione e ai Paesi UE di aumentare i fondi per consentire tutto l’anno una migliore distribuzione di frutta, verdura e latticini. Inoltre, vorrebbero che almeno il 10% dei finanziamenti stanziati ogni anno dall’UE e dagli aiuti nazionali combinati fossero destinati a misure educative per aumentare la consapevolezza del valore nutrizionale del cibo.
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Educazione alimentare per abituarsi a diete sane
Il programma di distribuzione di alimenti freschi nelle scuole vuole quindi abituare i bambini a una dieta sana, basata su prodotti stagionali, a filiera corta, biologici e di qualità. In generale, non sono ammessi zuccheri aggiunti, sale, grassi e dolcificanti o aromi artificiali.
Il programma prevede anche azioni educative come lezioni, visite didattiche alle fattorie, orti scolastici, laboratori di degustazione e di cucina, giochi didattici, giornate a tema, incontri dove si parla di catene alimentari locali, agricoltura biologica, spreco alimentare.
In queste attività educative devono essere coinvolti anche insegnanti e genitori.
Il documento dell’EPRS (il Servizio Ricerca del Parlamento Europeo) Implementation of the EU School Scheme for fruit, vegetable and milk products (Attuazione del programma scolastico dell’UE per frutta, verdura e prodotti lattiero-caseari) prova a fare il punto sull’attuazione dei programmi comunitari di educazione alimentare nelle scuole.
Il programma è quasi completamente limitato alle scuole primarie e secondarie: il 70% sono bambini della scuola primaria, il 20% frequenta la scuola materna e solo il 10 % la scuola secondaria.
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Valutazione complessivamente positiva
La valutazione complessiva delle autorità nazionali è positiva: ritengono che il programma riesca ad avvicinare i bambini all’agricoltura e quindi a sensibilizzarli sul tema dell’alimentazione.
Inoltre apprezzano la possibilità di accesso gratuito a un’alimentazione sana e sostenibile per tutti i bambini, indipendentemente dal loro status socio-economico.
Il programma rappresenta una straordinaria opportunità per allinearsi agli obiettivi ambiziosi del Green Deal, di Farm to Fork, della lotta contro il cancro, del piano per la garanzia per l’infanzia e del piano per l’agricoltura biologica.
Il programma ha raggiunto un numero limitato di alunni. Ad esempio, dal 2017-2023 hanno partecipato al programma solo 16 milioni di scolari su 76 milioni, un problema dovuto al budget limitato delle scuole e ulteriormente aggravato dal Covid. La tendenza alla diminuzione degli alunni coinvolti ha riguardato tutti i Paesi UE.
Gli effetti della pandemia
La pandemia ha avuto gravi ripercussioni sulla filiera alimentare globale. Si sono registrate una riduzione delle quantità di prodotti distribuiti alle scuole, diverse modalità di distribuzione (l’utilizzo di confezioni monoporzione è stato preferito a soluzioni più eco-compatibili per consentire il distanziamento sociale), minore varietà di prodotti ortofrutticoli freschi.
La parte educativa ha avuto un buon impatto: gli alunni erano più consapevoli delle abitudini alimentari sane.
Anche se la pandemia ha impedito di completare il programma con visite alle aziende agricole o corsi di cucina e degustazione, la maggior parte degli Stati membri è riuscita ad adattare le attività di educazione alimentare previste dal programma all’apprendimento a distanza.
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Procedure burocratiche e qualità dei cibi
Un punto critico per l’attuazione del programma di educazione alimentare riguarda la complessità delle pratiche. I deputati vogliono ridurre la burocrazia, dare alle scuole contratti più lunghi e semplificare le procedure di appalto.
Le scuole pubbliche hanno alti livelli di oneri amministrativi; pertanto, se si vuole che il programma diventi attraente sono prioritari semplificazione e snellimento delle procedure amministrative.
Una nota positiva della pandemia, in termini di semplificazione amministrativa, è stata l’adozione dei controlli a distanza, una pratica sicuramente da non abbandonare.
Un programma di educazione alimentare dovrebbe inoltre limitare la distribuzione di prodotti con zuccheri aggiunti – che la maggior parte delle amministrazioni scolastiche e dei genitori considera contraria agli obiettivi generali del programma – e introdurre obblighi per quanto riguarda criteri di conformità sanitaria, etica e ambientale.