di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Dopo 18 mesi di dialoghi, di confronti e di proposte, il Food Systems Summit 2021 delle Nazioni Unite ha riunito intorno a un tavolo virtuale il mondo intero per ragionare insieme di sistemi alimentari, lotta alla malnutrizione e cambiamento climatico: scienziati, imprenditori, giovani, indigeni, agricoltori, consumatori, ambientalisti, politici, mondo della finanza.
Il cibo è vita, ma ogni giorno nel mondo ci sono persone, bambini, che muoiono di fame. Le produzioni alimentari causano circa un terzo delle emissioni di gas serra e sono responsabili per l’80% della perdita di biodiversità. Come nutrire una popolazione che cresce senza distruggere il Pianeta?
António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha fatto affermazioni molto dirette: «Il cibo è vita, il cibo è speranza. Cambiare i sistemi alimentari non solo è possibile, è necessario per l’uomo, per il Pianeta, per il benessere. È il momento di agire, non c’è più tempo da perdere». Non abbiamo a disposizione un’altra Terra.
Food Systems Summit 2021: Alimentazione e SDGs
Il Food Systems Summit promette di essere una pietra miliare per discutere non solo di alimentazione ma anche del ruolo che questa può assumere per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (SDGs).
È organizzato su 5 aree d’azione ancorate ad altrettante agenzie delle Nazioni Unite:
- Accesso a cibo nutriente e sicuro per tutti (FAO)
- Consumo sostenibile (WHO)
- Produzione positiva della natura (UNCCD)
- Mezzi di sussistenza e uguaglianza (IFAD)
- Resilienza (WFP)
Si propone di raggiungere quattro obiettivi principali:
- Generare azioni concrete e misurabili in linea con l’Agenda 2030
- Aumentare la consapevolezza sulla necessità di cambiare i sistemi alimentari
- Stabilire linee guida di supporto al raggiungimento degli SDGs
- Creare un sistema di monitoraggio e verifica delle azioni intraprese
Un obiettivo comune: la salute dell’uomo e del Pianeta
Il Food Systems Summit è il primo vertice globale che affronta la complessità dei sistemi alimentari, ovvero tutti i Paesi partecipanti sono chiamati a trovare un equilibrio tra fattori apparentemente inconciliabili e comuni a tutto il mondo: la produzione alimentare e il suo impatto sul cambiamento climatico, l’accessibilità a cibo sano e nutriente per tutti, rispetto della dignità del lavoro agricolo e garanzia di una giusta retribuzione per gli agricoltori, regole commerciali eque e apertura del mercato anche ai piccoli produttori.
I rappresentanti di più di 140 Paesi hanno trovato nel Food Systems Summit l’occasione per confrontarsi al di là dei pregiudizi su un obiettivo che riguarda tutti: la salute dell’uomo e del Pianeta.
Il Covid-19 non ha risparmiato nessun Paese, ha generato ovunque nuove povertà e acuito le disuguaglianze. Nell’ultimo anno il tasso di denutrizione è aumentato di circa il 9,9% portando a quasi 800 milioni le persone che soffrono la fame. Sta a noi, oggi, fare dell’agricoltura non un problema ma un motore della ripresa per società più eque, resilienti e sostenibili. Proprio i sistemi alimentari, se cambiati, ci porteranno a raggiungere gli SDGs.
Le risorse esaurite della Terra
Il Rapporto IPCC ha messo nero su bianco quello che scontiamo sempre più spesso sulla nostra pelle: il susseguirsi di episodi climatici estremi è la dimostrazione che la Terra non è più in grado di sopportare i nostri cattivi comportamenti.
La produzione agroalimentare diminuisce nell’alternarsi di siccità, alluvioni e nuove patologie vegetali: una situazione che porta con sé fame e povertà, substrato ideale di instabilità politiche dall’esito imprevedibile. Forse dovremmo ricordare che il cibo non è una commodity, ma un diritto fondamentale.
L’Obiettivo Fame Zero non è dietro l’angolo, ma potrebbe avvicinarsi coinvolgendo tutte le componenti della società e osservando i problemi con una lente diversa. A tal fine bisogna considerare tre priorità: dare maggiore spazio ai giovani, sono aperti alla ricerca, alla digitalizzazione e all’innovazione che permettono tecniche agricole più razionali e meno inquinanti; incoraggiare il coinvolgimento delle donne in tutti i segmenti della società e affidare loro ruoli decisionali: le comunità in cui le donne sono attive sono più resilienti e produttive; incoraggiare programmi di istruzione a tutti i livelli formativi.
Il cambiamento richiede coraggio
Il cambiamento ha bisogno di azioni coraggiose, trasformare i sistemi alimentari richiede il sostegno dei governi soprattutto a favore dei piccoli agricoltori, fragili custodi della biodiversità che non potrebbero sopportare i costi della transizione verde.
L’alimentazione, come evidenziato nel corso del Food Systems Summit, è un perno della nostra vita non solo dal punto di vista nutrizionale. Tutti gli SDGs sono tra loro interdipendenti, promuovere l’alimentazione è promuovere l’istruzione, favorire la stabilità sociale e aiutare l’ambiente: mandare i bambini a scuola assicura loro l’istruzione ma anche un pasto sano.
Nel 2020, all’apice della pandemia, la chiusura delle scuole ha privato 370 milioni di bambini dell’unico pasto quotidiano su cui potessero contare. Per garantire cibo, istruzione e quindi una crescita equilibrata, un gruppo di Nazioni sta dando vita alla School meals coalition guidata da un approccio olistico che integra istruzione, salute e protezione sociale.
L’alimentazione può trasformare la società e favorire l’equità di genere. Le mense scolastiche nei Paesi più poveri sono un sostegno allo studio e alla salute delle bambine e delle ragazze. A scuola hanno diritto a un pasto che a casa sarebbe loro negato in favore dei maschi, studiare e diplomarsi è un argine ai matrimoni e alle gravidanze precoci.
Conviene investire nell’alimentazione scolastica? La risposta è affermativa. Nei Paesi più fragili ogni dollaro speso in pasti scolastici restituisce 9 dollari in crescita sociale, perché i bambini sani e istruiti saranno adulti più produttivi. Infine, i pasti scolastici a base di prodotti locali stimolano l’economia del territorio e migliorano le opportunità di sussistenza dei piccoli agricoltori, che in maggioranza sono donne.
L’alimentazione è un driver di sviluppo
Ascoltare il mosaico di interventi del Food Systems Summit porta a pensare cinicamente che tutti ripetono le stesse cose. Noi vogliamo dare invece una lettura in positivo: tutti i relatori sono animati da una volontà comune e dalla determinazione a cambiare i sistemi alimentari in chiave di equità e sostenibilità, come ha sottolineato la ruandese Agnes Kalibata, inviata speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per il Food Systems Summit.
Non esiste una risposta unica alle realtà globali, il Food Systems Summit vuole cercare di conciliare le diversità rispettando l’unicità di ognuno: ovvero, la regola che vale per chi vive in una metropoli occidentale non è applicabile alle popolazioni indigene. Ogni provvedimento va preso con il supporto di dati scientifici, non in modo arbitrario. Problemi di portata globale vanno affrontati insieme, con decisioni condivise.
Melinda Gates (cofondatrice della Bill & Melinda Gates Foundation) ha affermato che «una buona alimentazione è un ottimo driver di sviluppo per le persone e per la società». Anche in presenza di tradizioni e usi diversi, il Food Systems Summit vuole che sia chiaro a tutti che ognuno deve fare un passo, deve fare la sua parte, deve capire che è necessario cambiare per raggiungere un grande obiettivo comune: la sopravvivenza del Pianeta e quindi dell’uomo stesso.