Food Systems Summit 2023, il vertice sull’alimentazione organizzato a Roma dalla FAO, non vuole essere una riunione ma un invito all’azione. Le tante crisi interconnesse indeboliscono gravemente i sistemi alimentari e milioni di persone muoiono di fame: per questo serve un approccio integrato
di Isabella Ceccarini
Food Systems Summit 2023, un invito all’azione
(Rinnovabili.it) – Il Food Systems Summit 2023 delle Nazioni Unite, che per tre giorni riunisce a Roma oltre 2mila partecipanti provenienti da 161 Paesi, oltre a 22 capi di Stato e di governo,è incentrato sui sistemi alimentari. «Non una riunione, ma un invito all’azione», come l’ha definito Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU.
Il macro obiettivo di questo evento internazionale è contribuire ad allargare la platea di quanti a vario titolo vogliono non solo approfondire la riflessione sul tema della sicurezza alimentare, ma soprattutto accelerare il cammino verso il raggiungimento dell’Obiettivo 2 dell’Agenda Onu 2030 (Fame zero), anche se l’obiettivo sembra ancora molto lontano.
Food Systems Summit 2023: gli Obiettivi ONU sono lontani
Una valutazione preliminare dei circa 140 target complessivi mostra che solo circa il 15% è sulla buona strada, quasi il 50% è moderatamente o gravemente indietro, circa il 30% non ha fatto alcun passo avanti o addirittura segna un regresso.
Agli esiti della pandemia si sono aggiunti il cambiamento climatico, la guerra in Ucraina, i conflitti regionali e nazionali, l’aumento dell’inflazione: una serie di crisi interconnesse che ostacolano il raggiungimento degli Obiettivi ONU entro il 2030 e soprattutto indeboliscono gravemente i sistemi alimentari.
Legata alla guerra in Ucraina è la decisione di Vladimir Putin di bloccare le esportazioni di grano. Questa decisione farà precipitare nella fame milioni di persone nei Paesi più poveri, ha sottolineato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani: «Tutti hanno diritto al cibo buono, troppi bambini e troppe persone ancora muoiono di fame».
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I sistemi alimentari deboli innescano altre crisi
I sistemi alimentari deboli possono innescare spirali negative di crisi sociali, geopolitiche, economiche e ambientali. Secondo i dati attuali, le proiezioni indicano che entro il 2030 vivranno in condizioni di povertà estrema 575 milioni di persone.
I sistemi alimentari rappresentano una percentuale significativa dell’occupazione globale, eppure gli agricoltori continuano ad essere tra le persone più povere. Le donne rappresentano uno specchio della precarietà della situazione: nonostante il loro impegno nei lavori agricoli non ne traggono i benefici dovuti.
I sistemi alimentari continuano inquinare l’aria, l’acqua e il suolo; sono responsabili di un terzo delle emissioni di gas serra, della perdita di biodiversità e del consumo di acqua dolce. Un Pianeta stressato manifesta il suo cattivo stato di salute con il ripetersi di eventi climatici estremi che aggravano l’insicurezza alimentare e idrica delle popolazioni più vulnerabili.
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Ridisegnare i sistemi alimentari con un approccio integrato
Il Food Systems Summit 2023 vuole mostrare la strada da seguire per diventare resilienti ma anche per agire a monte e allentare la morsa che attenta alla salute dell’ambiente. Come sostiene Guterres, è necessario un approccio integrato che affronti più obiettivi contemporaneamente.
La trasformazione dei sistemi alimentari è una grande opportunità per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I cambiamenti sono fatti di interazioni tra la produzione, lo stoccaggio, il consumo e lo smaltimento degli alimenti; da qui si possono generare effetti moltiplicatori per cui ridisegnare i sistemi alimentari può innescare progressi in altre aree.
Il Food Systems Summit 2023 evidenzia i paradossi dei sistemi alimentari globali
«Il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale. Il Food Systems Summit che si svolse due anni fa mise in luce un fatto che non possiamo negare: i sistemi alimentari globali si sono infranti e milioni di persone ne stanno pagando il prezzo. Il paradosso è che si muore di fame mentre tonnellate di cibo sono sprecate, si muore perché si mangia troppo o troppo poco.
Chiedo alla Federazione Russa di tornare sulla sua decisione di interrompere i flussi di cereali da destinare ai paesi poveri. La guerra ha alterato i mercati: mentre i prezzi salgono, il livello di vita dei Paesi in via di sviluppo scende», ha detto Guterres.
La buona notizia di cui ha parlato Guterres è che in questi due anni molti paesi hanno fatto passi avanti sostenendo un’agricoltura più innovativa e più sostenibile, stabilendo connessioni. Ma il tempo corre e non possiamo più aspettare.
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Dalla cooperazione predatoria alla cooperazione tra pari
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento di apertura ha parlato di Africa, che «non è povera, ma ricca di risorse e di potenzialità. Detiene la metà delle risorse minerarie mondiali, tra cui le terre rare. Quasi il 50% della sua terra è coltivabile, avrebbe il potenziale per nutrire tutta la sua popolazione. Dobbiamo stabilire un modello di cooperazione non predatoria, volto ad accorciare le catene del valore e a collaborare con le nazioni africane, per consentire loro di vivere bene con le proprie risorse. Con lo stesso approccio, dobbiamo cooperare con tutte le nazioni del mondo per sostenerle nella creazione della propria prosperità. La prosperità dei nostri vicini è la nostra prosperità. Questo è il motivo per cui siamo qui oggi. E mi aspetto che siamo tutti d’accordo su azioni concrete».
«Credo sia importante investire in ricerca e tecnologia per innovare i nostri sistemi alimentari, per migliorare la sostenibilità, per migliorare la qualità e la quantità delle produzioni. L’Italia investirà nel progetto Agritech, centro di ricerca strategico di Napoli per sviluppare nuove tecnologie, a partire dal settore aerospaziale, e la loro applicazione in agricoltura», ha proseguito Meloni.
Una strategia contro il cambiamento climatico
«L’innovazione e la digitalizzazione sono strumenti essenziali per lo sviluppo economico, ambientale e sociale. Sono di fondamentale importanza per affrontare, in primo luogo, la sicurezza alimentare, poi il cambiamento climatico», ha affermato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.
L’agricoltura, prima vittima del cambiamento climatico, ormai deve fare i conti in ogni stagione con siccità e alluvioni che mettono in crisi la produzione agricola. L’acqua e le infrastrutture giocano un ruolo fondamentale per aumentare produttività, competitività e sostenibilità del settore agricolo».
Giansanti ha parlato della piattaforma digitale HubFarm, che fornisce agli agricoltori gli strumenti necessari per ottimizzare i raccolti, ridurre gli sprechi e migliorare la sostenibilità.
La Dieta Mediterranea appartiene al mondo
Aprendo il Food Systems Summit 2023 Giorgia Meloni ha sottolineato che i sani principi della Dieta Mediterranea non appartengono all’Italia ma al mondo: principi che l’Italia vuole condividere per creare un sistema di alimentazione sana e sostenibile.
«La Dieta Mediterranea può rappresentare una soluzione perché non è costosa, è basata su alimenti stagionali e locali, rispetta i territori e la biodiversità. I suoi principi non appartengono solo all’area mediterranea ma al mondo». Concetti ripresi anche in un altro vertice. Al Circo Massimo – sede del mercato di Campagna Amica di Coldiretti – si è svolto il summit degli agricoltori della World Farmers Markets Coalition, arrivati a Roma da ogni parte del mondo per sostenere i cibi locali.
No alla dieta globale con prodotti artificiali
Intervenendo al Food Systems Summit 2023, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha dichiarato «allarmante apprendere che circa il 50% delle diete dei paesi sviluppati si compone di cibi ultra-processati, che subiscono numerose lavorazioni e che contengono ingredienti (additivi) che non albergherebbero in nessuna delle nostre cucine. È ancora più allarmante assistere ai tentativi di promuovere una dieta globale, che vieta molti cibi naturali e frutto della sapienza contadina, per sostituirli con prodotti artificiali.
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Parallelamente prende corpo l’idea che il cibo del futuro, quello che salverà il mondo, possa venire dai laboratori, spezzando il legame millenario tra cibo, terra e natura. Temiamo che dietro le promesse si scopra la lucida volontà di alcuni uomini e gruppi di interesse tra più ricchi e potenti del mondo, di monopolizzare la produzione e la vendita di cibo, brevettando intere filiere in un bioreattore. Pensare che la disponibilità di cibo sia nelle mani di chi può accendere e spegnere un bioreattore è inaccettabile. Non si tratta di una questione economica, ma democratica. Ha a che vedere con il diritto all’accesso al cibo e per noi questo è un diritto inalienabile dell’uomo e come tale va difeso e garantito».