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Crisi alimentare mondiale, a Roma il prevertice ONU del Food System Summit

Food System Summit: a Roma il pre-vertice sulla crisi alimentare mondiale
Foto di Loretta Rossiter da Pixabay

Si tiene dal 26 al 28 luglio il primo passo verso il Food System Summit

(Rinnovabili.it) – Unire le forze per far fronte alla crisi alimentare mondiale. Trovando azioni comuni, buone pratiche e linee guida che facciano dialogare gli obiettivi di sviluppo sostenibile e il sistema alimentare globale. Sono gli obiettivi del prevertice del Food System Summit dell’ONU che si tiene a Roma da oggi, 26 luglio, fino al 28 luglio.

Cos’è il Food System Summit?

Il Food System Summit è un evento che non ha precedenti nella storia recente dei vertici delle Nazioni Unite. Lo aveva annunciato a sorpresa il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, il 16 ottobre del 2019 in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione. Il summit punta a discutere come trasformare il sistema alimentare globale alla luce della crisi climatica in corso (nel frattempo si è aggiunta la sfida del Covid-19) per scongiurare che nei prossimi decenni si aggravi a livelli inauditi la crisi alimentare.

L’idea di fondo è di sfruttare il binario dell’alimentazione per fare progressi su ambiti diversi ma strettamente collegati: fame e cambiamento climatico, ma anche povertà e diseguaglianze. L’appuntamento è per il prossimo settembre, ma da oggi e per tre giorni si tiene un prevertice a Roma, che deve preparare il campo alle decisioni che saranno prese in autunno.

Di cosa si parla al prevertice di Roma

“Il pre-vertice in Italia sarà un momento fondamentale per mobilitare gli impegni ambiziosi di cui abbiamo bisogno per costruire sistemi alimentari sostenibili che funzionino per le popolazioni, il pianeta e la prosperità. Attraverso un’azione accelerata possiamo aiutare il mondo a ricostruire meglio dopo il COVID-19, combattere la fame crescente e affrontare la crisi climatica”, ha dichiarato Guterres.

La tre giorni ha un calendario molto fitto di riunioni, incontri, tavole rotonde e si terrà in formato ibrido, sia in presenza che a distanza. Ufficialmente, il prevertice del Food System Summit di Roma riunirà “giovani, piccoli agricoltori, popolazioni indigene, ricercatori, settore privato, leader politici e ministri dell’agricoltura, dell’ambiente, della salute e delle finanze”. Tutti impegnati a mettere in comune esperienze ed esigenze per delineare “una serie di nuovi impegni attraverso nuove azioni condivise e mobilitare nuovi finanziamenti e alleanze.

Tra i temi che vengono discussi figurano, tra gli altri, come raggiungere l’obiettivo fame zero, l’intreccio tra insicurezza alimentare, cambiamento climatico e perdita di biodiversità, agroecologia, innovazioni tecniche e scientifiche, uguaglianza di genere e mobilitazione di nuovi strumenti e canali finanziari.

Le critiche al Food System Summit

Questa impostazione è solo in apparenza inclusiva: in realtà lascia fuori le voci realmente radicali e innovative e resta tutta all’interno del perimetro tradizionale dell’agribusiness, quello in cui trovano posto le grandi multinazionali e gli ogm, l’agricoltura industriale e il controllo delle sementi. Con questo ragionamento una parte non piccola della società civile critica il prevertice e il summit di settembre, tra cui La Via Campesina e il World Forum of Fisher People.

Critiche che sono sorte fin dall’annuncio del summit visto che bypassa, e si sovrappone, a un meccanismo di concertazione globale già in essere che riunisce appunto attori della società civile e popoli indigeni, il Meccanismo della Società Civile e dei Popoli Indigeni. Il tema del nesso con la tutela dei diritti umani era assente ed è stato aggiunto solo in corso d’opera, mentre l’impostazione generale è lasciata nelle mani di esperti ritenuti vicini all’agribusiness, con l’esclusione di qualsiasi voce dissonante e la cooptazione di attori della società civile che l’agroindustria ritiene “tollerabili”.

Problemi che erano diventati evidenti già nel corso del 2020 quando a organizzare l’evento era stata chiamata Agnes Kalibata, già ministra dell’Agricoltura del Ruanda e a capo della Alliance for a Green Revolution in Africa, organizzazione che ha spalancato le porte dell’Africa alle colture ad alta tecnologia, alle varietà di semi commerciali ad alto rendimento e all’agricoltura intensiva.

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