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I finanziamenti all’industria della carne stanno macellando l’accordo di Parigi

Finanziamenti industria carne: +15% in 4 anni, trend insostenibile

via depositphotos.com

Finanziamenti industria carne: +15% in 4 anni, trend insostenibile
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Il rapporto di Feedback “Still Butchering the Planet”

(Rinnovabili.it) – L’ultimo rapporto dell’IPCC, nel 2022, spiegava che passare a stili di vita e diete più sostenibili ha un impatto enorme sulla riduzione delle emissioni. Scegliere una dieta vegana può eliminare 8 mld t CO2 eq (GtCO2eq) entro il 2050, più di 2,5 volte quelle generate dall’UE in un anno. Quella vegetariana ne toglierebbe 6, ma anche solo limitare i consumi di carne, latticini e zuccheri eviterebbe 4,5 GtCO2eq. Ma mettere l’accento solo sul lato del consumo rischia di nascondere il vero elefante nella stanza: i copiosi finanziamenti all’industria della carne che sorreggono un business incompatibile con gli obiettivi di Parigi sul clima.

Lo racconta il rapporto di Feedback intitolato “Still Butchering the Planet” che si concentra sui flussi finanziari alle 55 aziende della carne più grandi al mondo, da cui arriva circa il 20% della produzione mondiale. Tra 2015 e 2022, cioè dalla firma del Paris Agreement, i finanziamenti all’industria della carne sono arrivati a quota 615 miliardi di dollari. Solo a queste 55 aziende. Tra prestiti, sottoscrizioni di emissioni obbligazionarie, acquisto di azioni, aperture di linee di credito.

Anatomia dei finanziamenti all’industria della carne

Il problema, spiega il rapporto, è che il credito è concepito per aiutare le aziende a espandersi e ha contribuito a determinare un aumento enorme e insostenibile della produzione globale di carne e latticini”. Passando sopra alle problematiche che derivano dall’industria della carne – dalla deforestazione al cambio d’uso dei suoli, alle emissioni di metano, a quelle generate lungo la catena del valore. Problemi che il settore prova sistematicamente a nascondere anche ricorrendo alla disonformazione.

Tra il 2015 e il 2021, nota il rapporto, la produzione globale totale di carne è aumentata del 9% passando da 325 a 354 milioni di tonnellate, mentre la produzione globale di latte è aumentata del 13% da 814 a 918mln t. Insomma, anche se bisognerebbe consumare meno carne e latticini, i finanziamenti all’industria della carne promuovono la sua espansione esattamente come nei decenni scorsi. L’incremento infatti è in linea con quello registrato negli ultimi 60 anni, con la produzione di carne che è aumentata di 5 volte e quella di latte di 3. Secondo la FAO, se continuiamo su questa traiettoria, la domanda di alimenti di origine animale aumenterà di un ulteriore 20% entro il 2050 rispetto al 2020.

La curva della produzione è perfettamente sovrapponibile a quella dei finanziamenti alle grandi aziende zootecniche multinazionali. “Nei quattro anni tra il 2019 e il 2022, si è registrato un aumento complessivo dei finanziamenti alle 55 grandi aziende zootecniche del 15% rispetto al periodo 2015-2018”, calcola il rapporto. E solo le 5 multinazionali più grandi – JBS, Marfrig, Cargill, Tyson Foods e Minerva – insieme producono circa 595 mln t CO2eq ogni anno, più di Italia e Olanda insieme.

Oltre a rallentare il passaggio a stili di vita più sostenibili, questo fiume di denaro è alla base di “esternalità negative”, cioè danni ad ambiente ed ecosistemi, che il rapporto stima in 8.500 miliardi di dollari ogni anno.

Dietro tutto questo ci sono una manciata di banche e grandi investitori, molti dei quali hanno policy di sostenibilità e obiettivi specifici che appaiono in contrasto con i volumi di finanziamenti all’industria della carne concessi. I tre istituti di credito più attivi su questo fronte sono Bank of America, Barclays e JPMorgan Chase, tutti con un’esposizione di 26-29 mld $, mentre i grandi investitori più vicini all’industria della carne sono BlackRock (quasi 38 mld $), Vanguard (24,4 mld $) e Capital Group (21,4 mld $).

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