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La filiera agroalimentare contro il commercio sleale

filiera agroalimentare
Foto di Vincenzo Modica da Pixabay

(Rinnovabili.it) – La filiera agroalimentare è un elemento trainante dell’economia italiana per percentuale di Pil, posti di lavoro, reputazione di qualità dei prodotti. È quindi molto importante che le diverse componenti che operano al suo interno si impegnino contro le pratiche di commercio sleali operando in un regime di reciproca correttezza. L’intesa raggiunta fra il mondo della distribuzione e quello dell’agricoltura su una serie di principi comuni faciliterà l’iter per il recepimento della direttiva europea contro le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare. L’accordo è stato firmato dalle imprese del comparto distributivo rappresentate in ANCC-Coop, ANCD-Conad, Federdistribuzione e ADM-Associazione Distribuzione Moderna insieme alle organizzazioni del mondo agricolo: Alleanza delle cooperative agroalimentari, Cia-Agricoltori Italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri e Filiera Italia».

Assunzione di responsabilità dal campo alla tavola

Questa intesa comporta da parte dei sottoscrittori un’assunzione di responsabilità dal campo alla tavola a sostegno della filiera agroalimentare che opera correttamente e a difesa tanto dei produttori quanto dei consumatori: l’accordo contribuisce a determinare la qualità e il giusto prezzo di un prodotto, e di conseguenza la sostenibilità economica di tutta la filiera.

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Uno dei punti principali dell’accordo che ci sembra opportuno sottolineare è il rifiuto delle aste online al doppio ribasso (motivo di non sostenibilità sia per le imprese che per i lavoratori, più facilmente vittime di sfruttamento). Le vendite sottocosto sono limitate a casi specifici: alcune aziende della grande distribuzione le hanno già eliminate, preferendo mantenere il prezzo mediamente contenuto sull’insieme dei prodotti, tranne quelli di fascia alta che hanno un costo superiore. Inoltre, le regole che disciplinano le vendite sottocosto sono stabilite con una “elasticità” volta ad eliminare lo spreco alimentare: sono ammesse deroghe nel caso di «prodotti freschissimi soggetti a variazioni stagionali o di mercato particolari, anche in ragione di abbattere gli sprechi inevitabili che esistono nella gestione di questi prodotti». Un ente autonomo, come l’ICQRF (l’Ispettorato Centrale tutela Qualità e Repressione Frodi del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) o altri che abbiano i medesimi requisiti, è incaricato di vigilare sull’applicazione e il controllo della normativa.

Nell’accordo sono presenti precisi riferimenti alle politiche green dell’Unione Europea: vi si parla infatti delle «nuove sfide dell’economia circolare e della sostenibilità per costruire una più forte alleanza con i cittadini-consumatori nella condivisione dei beni comuni dell’ambiente, della solidarietà e dell’inclusione sociale». Sfide che vedono in prima linea proprio l’agroalimentare.

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