Rinnovabili • favolosa Rinnovabili • favolosa

La rinascita Favolosa dell’olio pugliese contro la Xylella

La Fs-17 è una delle due cultivar che insieme al Leccino sembra resistente al batterio che sta distruggendo gli olivi pugliesi

favolosa
Foto di Ulrike Leone da Pixabay

La Favolosa è una tipologia registrata dal CNR nel 2017

(Rinnovabili.it) – Favolosa batte Fastidiosa uno a zero. La Fs-17, conosciuta come Favolosa, è una delle due cultivar che insieme al Leccino sembra resistente alla Xylella Fastidiosa che sta distruggendo gli olivi pugliesi. Secondo i dati di Coldiretti, la Xylella ha devastato 21 milioni di piante: un danno paesaggistico enorme e un’autentica calamità per i coltivatori pugliesi. Un patrimonio paesaggistico inestimabile – molte erano le piante monumentali – annientato da incertezze, ritardi, pregiudizi e dalla mancata determinazione di combattere il batterio: un danno economico enorme a cui è seguita la perdita di migliaia di posti di lavoro

La Favolosa, derivata dalla cultivar Frantoio, è una tipologia registrata dal CNR nel 2017, frutto del miglioramento genetico studiato dal prof. Giuseppe Fontanazza (la prima sperimentazione risale agli anni Settanta del secolo scorso) e nasce come portainnesto clonale di olivo (Olea europea). Il portainnesto è una parte di pianta (solitamente le radici, il colletto e pochi centimetri di fusto) che viene innestata con il fusto di una pianta dello stesso genere botanico, ovvero una varietà diversa della stessa specie (ad esempio due tipi di melo). I portainnesti appartengono a varietà più robuste di quelle che si vogliono coltivare, e sono meno sensibili a fattori legati al terreno, al clima e ai patogeni. Il suggerimento degli esperti, per combattere la Xylella, è di non innestare la Favolosa su esemplari già compromessi dal batterio, ma di eliminare i vecchi olivi e sostituirli con impianti nuovi.

Leggi anche Specie aliene: danni all’agricoltura da piante e semi arrivati dall’estero

Dalla Favolosa si può ottenere un olio di qualità con sentori di erbaceo e fruttato, ricco di polifenoli (potenti antinfiammatori naturali). Ha una resa elevata, accrescimento rapido (la raccolta inizia dopo 2-3 anni dalla piantumazione), maturazione precoce che anticipa i tempi di raccolta, elevata attitudine alla meccanizzazione: tutti elementi che rendono possibile ridurre i costi di gestione.

La Xylella è stata individuata nel 2013, nel 2017 il CNR scoprì che la Favolosa era resistente al batterio: una speranza di ripresa per le province di Lecce, Brindisi e Taranto, dove la malattia avanzava alla velocità di due chilometri al mese. Il 20% degli olivicoltori salentini si è convertito a un’agricoltura più meccanizzata (la raccolta si fa con una metodica diversa da prima, quando si aspettava che le olive cadessero a terra) e ha cominciato a ricostituire gli impianti da cui ogni anno si possono raccogliere dai 100 ai 120 quintali di olive per ettaro (con le cultivar tradizionali si alternavano annate da 170-200 quintali ad altre da 40-50).

Ora, con l’inizio della raccolta, sembra arrivato finalmente il momento della rinascita e il recupero di un territorio fondamentale dell’agricoltura italiana grazie alla Favolosa. 

Leggi anche La misteriosa moria del Kiwi