Rinnovabili • Fattorie verticali: la soluzione con l’impronta ecologica più bassa? Rinnovabili • Fattorie verticali: la soluzione con l’impronta ecologica più bassa?

Le fattorie verticali non sono verdi come sembrano

Uno studio dell’università di Oxford rivaluta l’impronta ecologica delle vertical farm e la confronta con altri metodi. Se si conta anche la generazione di energia pulita richiesta dalle strutture, le fattorie verticali non sono sempre le più sostenibili

Fattorie verticali: la soluzione con l’impronta ecologica più bassa?
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Un confronto tra vertical farm, serre commerciali e agricoltura in campo aperto

(Rinnovabili.it) – Le grandi serre commerciali, e ancor di più le fattorie verticali, viaggiano sulla promessa di ridurre il consumo di suolo rispetto ad altri metodi di coltura. Nel caso delle vertical farm, inoltre, si sottolinea la possibilità di avvicinare i luoghi di produzione a quelli di consumo, anche integrando queste strutture in ambito urbano. Ma questi vantaggi sono davvero “verdi”?

Secondo uno studio condotto dall’università di Oxford, è bene non correre verso conclusioni troppo affrettate. L’equazione che lega uso di suolo, sicurezza alimentare e alimentazione sostenibile è complessa. E se si fa una valutazione a 360 gradi, si scopre che non c’è una risposta unica: la soluzione migliore dipende dal contesto.

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Uno degli aspetti più sottovalutati? Il consumo energetico. “Le fattorie verticali e le serre commerciali sono date come esempi di agricoltura sostenibile che fa risparmiare terra, ma questi metodi di coltivazione usano enormi quantità di elettricità per mantenere un ambiente di crescita adatto alle colture”, spiega Aidong Yang, co-autore dell’articolo pubblicato sulla rivista Nature Food. “Questo requisito deve essere supportato da una fornitura di energia a basso contenuto di carbonio per essere sostenibile”.

L’università inglese ha calcolato la resa agricola potenziale di 6 vegetali in funzione dello spazio in cui vengono coltivati. Nel computo hanno incluso anche il consumo di suolo “indiretto” che è richiesto da parchi eolici o fotovoltaici per rifornire le serre e le fattorie verticali di energia pulita, essenziale per mantenere bassa l’impronta di carbonio. E hanno testato tutte le soluzioni in 9 contesti diversi per disponibilità di terreni, condizioni climatiche e densità demografica: Reykjavik, Stoccolma, Boston, Tokyo, Santiago, Johannesburg, Phoenix, Singapore e gli Emirati Arabi Uniti.

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Risultato? Nei climi più caldi le fattorie verticali e le serre commerciali hanno un’impronta ecologica più alta di quella dei metodi tradizionali di coltivazione. Al contrario, le vertical farm e l’agricoltura intensiva in serra sono la scelta migliore nei climi più freddi. Sono però le serre commerciali quelle più “adattabili”, cioè quelle che hanno totalizzato in media le performance migliori in tutti i contesti.