di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Crisi climatica, crisi sanitaria e guerra in Ucraina hanno costruito un mix tragico che ha acuito la crisi alimentare mondiale. Per cercare di farvi fronte è nata l’iniziativa multilaterale FARM (Food and Agriculture Resilience Mission), fortemente voluta dalla Francia.
L’obiettivo di FARM, infatti, è prevenire conseguenze drammatiche per la sicurezza alimentare mondiale.
La collaborazione tra Unione Europea e ONU
Fin dal suo inizio, la guerra in Ucraina ha avuto un forte impatto sui prezzi e sulla produzione alimentare, quindi sull’accesso al cibo. Come ha osservato la Francia, i prodotti agricoli si sono trasformati in un’arma al servizio di mire geopolitiche.
I Paesi vulnerabili sono i più colpiti dalla fluttuazione dei mercati e pagheranno un prezzo insostenibile in termini di sicurezza alimentare. FARM, pertanto, è rivolta soprattutto a chi non ha la capacità né gli strumenti per gestire questa ennesima crisi.
FARM riunisce l’Unione Europea e tre agenzie ONU che si occupano di agricoltura e alimentazione con un’attenzione particolare ai Paesi in via di sviluppo e alle popolazioni in condizioni di insicurezza alimentare in tutto il mondo: WFP (World Food Programme), FAO (Food and Agriculture Organization) e IFAD (International Fund for Agricultural Development).
I tre pilastri di FARM
FARM poggia su tre pilastri fondamentali: commerciale, solidarietà e produzione. Il pilastro commerciale si propone di stemperare le tensioni dei mercati agricoli, garantire la trasparenza dei flussi e delle riserve (ci sono Paesi che fanno incetta sui mercati) e lottare contro barriere commerciali ingiustificate.
Agire in questa direzione permetterà di limitare speculazioni e ulteriori aumenti dei prezzi sui mercati internazionali.
Il pilastro della solidarietà intende sostenere la produzione agricola ucraina, assicurare l’accesso ai prodotti agricoli a prezzi calmierati nei Paesi più coinvolti e compensare gli effetti del conflitto sulla produzione agricola.
Inoltre, vuole mobilitare i donatori pubblici e privati a sostegno dei diversi attori che aiutano le popolazioni vittime degli effetti del cambiamento climatico (carestie, inondazioni, siccità).
Il terzo pilastro mira a incrementare la produzione agricola e a renderla più resiliente nei Paesi più dipendenti dalle forniture russe o ucraine di prodotti alimentari di base come grano e mais.
Prezzi al massimo storico
Già prima dell’invasione dell’Ucraina i prezzi dei prodotti alimentari avevano subito forti rialzi, come indicava il Food Price Index della FAO, tanto da accrescere le difficoltà delle persone vulnerabili. Oggi questi prezzi hanno raggiunto il massimo storico.
Non sono mancate critiche da parte degli ambientalisti, ad esempio sull’aumento della produzione agricola e delle superfici coltivabili: un piano che sarebbe in antitesi con gli obiettivi green in materia di biodiversità e cambiamento climatico che si è data l’Europa.
Un’altra obiezione riguarda il silenzio sui terreni destinati a produzioni non alimentari (come i biocarburanti). Convertirli a produzioni alimentari sarebbe parte della soluzione.
Infine, mancano riferimenti all’agroecologia (ovvero l’applicazione di principi ecologici alla produzione di alimenti e alla gestione degli agrosistemi), ai mercati locali e alle cooperative di piccoli produttori agricoli – che hanno carattere prevalentemente familiare, specie nei Paesi in via di sviluppo – e rivestono un ruolo determinante dal punto di vista sociale, ambientale ed economico: produttori impegnati a mantenere la qualità dei prodotti agricoli e a proteggere il suolo.
Non è solo una questione di prezzi, ma di disponibilità di cibo
La partita si è spostata, fa notare l’IFAD. La fame era già presente in Paesi come l’Etiopia, la Siria, la Somalia o lo Yemen; oggi la differenza è nel fatto che la guerra si sta svolgendo in Ucraina, che finora è stata una sorta di granaio mondiale.
Quest’anno mancheranno i raccolti e non sono state fatte le semine, compromettendo così la situazione a venire.
Inoltre, Russia e Ucraina producono circa il 40% dei fertilizzanti a livello mondiale e questo metterà in crisi le produzioni agricole ovunque nel mondo.
Perciò non si tratta solo di prezzi, ma di disponibilità di cibo: FARM vuole mettere i Paesi più fragili al riparo dagli scenari peggiori.
È vero che in uno scenario di crisi mondiale si deve agire velocemente: per gestire un’emergenza si impongono provvedimenti di emergenza. Ma è altrettanto vero che sospendere gli obiettivi del Green Deal sarebbe un errore fatale.