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Rapporto FAO, la fame nel mondo continua a crescere

L’ultimo Rapporto FAO sullo stato della sicurezza alimentare dimostra che la fame nel mondo continua a crescere. Questo significa che le politiche attuate finora non hanno funzionato. Sconfiggere la fame si può, a patto che diventi una priorità globale

fame nel mondo
Image by Fifaliana Joy from Pixabay

I nuovi dati sulla fame nel mondo

di Isabella Ceccarini

La fame nel mondo continua a crescere, come conferma il Rapporto annuale FAO The state of food security and nutrition in the world – Urbanization, agrifood systems transformation and healthy diets across the rural-urban continuum, pubblicato in collaborazione con IFAD, Unicef, World Food Programme e World Health Organization.

Dal 2019 pandemia, shock meteorologici e conflitti (compresa la guerra in Ucraina) hanno fatto aumentare di oltre 122 milioni il numero delle persone in stato di insicurezza alimentare.

Non rassegniamoci a questa “nuova normalità”

È evidente che se non si verificasse un’inversione di tendenza, raggiungere l’Obiettivo 2 (Sconfiggere la fame) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite resterà solo un’utopia, a meno di realizzare un intenso sforzo globale per trasformare i sistemi alimentari.

Come hanno dichiarato i capi delle cinque agenzie delle Nazioni Unite, «si prevede che quasi 600 milioni di persone dovranno ancora affrontare la fame nel 2030. I principali fattori dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione sono la nostra “nuova normalità” e non abbiamo altra scelta che raddoppiare i nostri sforzi per trasformare i sistemi agroalimentari per raggiungere l’Obiettivo 2».

Se la fame nel mondo continua ad aumentare vuol dire che le politiche attuate finora non hanno funzionato: «Non possiamo più adottare l’approccio del business as usual». Secondo l’ultima edizione del Rapporto, nel 2022 una media di 735 milioni di persone (613 milioni nel 2019) ha affrontato la fame, anche se la situazione non è uguale dappertutto: se si è osservato qualche miglioramento in Asia e in America Latina, in Asia occidentale e nei Caraibi la fame è in aumento.

L’Africa è il continente che sta peggio in assoluto: qui una persona su cinque soffre la fame, ovvero più del doppio della media globale.

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La crisi colpisce i più deboli

Nel 2022, avverte The state of food security and nutrition in the world, le condizioni di sicurezza alimentare e di nutrizione sono rimaste critiche.

2,4 miliardi di persone (pari a circa il 29,6% della popolazione mondiale) non hanno avuto accesso costante al cibo, indice di insicurezza alimentare moderata o grave. Tra queste, circa 900 milioni di persone sono state esposte a insicurezza alimentare grave.

A livello mondiale, è peggiorata anche la capacità di accedere a un’alimentazione sana per 3,1 miliardi di persone (il 42% della popolazione). Rispetto al 2019 significa un aumento di 134 milioni di persone.

La fame colpisce sempre i più deboli, come i bambini. Nel 2022, 148 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni (22,3%) presentavano ritardi nella crescita, 45 milioni (6,8%) mostravano segni di eccessiva magrezza e 37 milioni (5,6%) erano in sovrappeso.

«La portata della crisi nutrizionale richiede una risposta più forte focalizzata sui bambini affinché accedano a diete sane e nutrienti. Vanno rafforzate le catene di approvvigionamento alimentare e nutrizionale, compresi gli alimenti addizionati di sostanze nutrienti», ha dichiarato Catherine Russell, direttore esecutivo dell’Unicef.

L’urbanizzazione condiziona i sistemi alimentari

Il Rapporto esamina anche le differenti tendenze tra aree rurali e urbane. Secondo le previsioni, nel 2050 quasi sette persone su dieci vivranno nelle città: una macro-tendenza che deve sollecitare i governi a definire politiche, azioni e investimenti idonei dopo aver compreso la relazione tra il continuum rurale-urbano e i sistemi agroalimentari.

Infatti non si può più parlare solo di divario citta-campagna, l’urbanizzazione crescente è un fattore che condiziona i sistemi agroalimentari.

Ad esempio, i dati mostrano un aumento del consumo di prodotti alimentari altamente trasformati anche nelle zone periurbane e rurali di alcuni paesi.

Complessivamente, la situazione è più grave nelle aree rurali, dove l’insicurezza alimentare colpisce il 33% delle persone contro il 26% di chi vive in quelle urbane

Anche per quanto riguarda la malnutrizione infantile ci sono differenze tra le due aree. I ritardi della crescita sono più prevalenti nelle zone rurali (35,8%) rispetto alle zone urbane (22,4%) come pure il deperimento (10,5% contro 7,7%); il sovrappeso è leggermente più diffuso nelle zone urbane (5,4% rispetto al 3,5%).

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La fame nel mondo si sconfigge se diventa una priorità globale

Un barlume di speranza arriva dal presidente dell’IFAD, Alvaro Lario: «Un mondo senza fame è possibile. Ciò che ci manca sono gli investimenti e la volontà politica di attuare soluzioni su larga scala. Possiamo sradicare la fame se ne facciamo una priorità globale. Investire per sostenere i piccoli agricoltori e il loro adattamento ai cambiamenti climatici, garantire loro l’accesso alle tecnologie e ai finanziamenti per creare piccole imprese agricole può fare la differenza. Dobbiamo considerare i piccoli agricoltori come parte della soluzione. Adeguatamente supportati, possono produrre più cibo, diversificare la produzione e rifornire sia i mercati urbani che quelli rurali, alimentando le aree rurali e le città con cibo nutriente e coltivato localmente».