La Commissione Europea ha proposto una nuova indicazione da integrare l’etichettatura alimentare, affiancando alla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” anche “spesso buono oltre”.
Non solo “da consumarsi entro” o “da consumarsi preferibilmente”: la Commissione Europea propone un’ulteriore indicazione da apporre sulle etichette alimentari, con la dicitura “Spesso buono oltre”. La proposta è inserita nella nuova bozza di regolamento delegato per la riduzione degli sprechi alimentari, ed è stata accolta con favore da Coldiretti che ritiene possa essere un ulteriore strumento affinché i consumatori possano operare scelte d’acquisto consapevoli.
Coldiretti: “importante comunicare con chiarezza al consumatore”
L’associazione sottolinea come sia importante che il passo sia compiuto mantenendo una certa chiarezza nell’etichettatura, conservando il Termine Minimo di Conservazione (TMC) cui si riferisce la classica scritta “da consumarsi preferibilmente entro”. Quella, spiega Coldiretti, è “la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali”.
La data indicata in quel caso è quella oltre la quale, precisa Coldiretti, più ci si allontana più si abbassano le garanzie sulla qualità del prodotto da parte del produttore: sapore, odore, fragranza vanno via via degradandosi. Non è quindi la vera data di scadenza, che è quella oltre la quale non è più consentito vendere un determinato prodotto ed è un’indicazione legata perlopiù ai prodotti preconfezionati che hanno un tempo di deperibilità molto breve dal punto di vista microbiologico . In questo caso le merci hanno spesso in etichetta date molto precise, contenenti indicazioni di giorno, mese ed anno, che non vanno oltre i 30 giorni dalla commercializzazione, come accade per il latte fresco e le uova.
“Spesso buono oltre” come strumento contro gli sprechi, ma “occorre tutelare il Made in Italy”
L’etichetta “Spesso buono oltre” è una buona iniziativa per combattere gli sprechi alimentari ma, sostiene l’associazione, questa giusta esigenza non deve andare in contrasto con la qualità del cibo, “soprattutto per un Paese come l’Italia che ha fatto del Made in Italy a tavola il sinonimo di eccellenza con i 5450 specialità sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche e la minor presenza di residui chimici negli alimenti”.
leggi anche FAO: 15 consigli per ridurre gli sprechi alimentari e divenire un Food hero
Nonostante tanta eccellenza, riferisce Coldiretti, è innegabile una importante quota di sprechi: la quantità di cibo che ogni anno viene gettato via da ogni casa del nostro Paese supera i 27 chili e, come ha spiegato il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna e di Last Minute Market da Borsa Merci Bologna 2023, oltre alle conseguenze ambientali determina perdite economiche per quasi 6,5 miliardi di euro.
“Lo scorporo del provvedimento sugli sprechi – commenta inoltre Coldiretti – potrebbe significare peraltro che la Commissione non intende modificare il pacchetto delle informazioni ai consumatori, come l’ipotesi nutriscore o la possibilità di avvertimenti salutistici sugli alimenti come il vino. Un risultato importante per l’Italia che – conclude l’associazione – ha guidato il fronte dei Paesi contrari ad ipotesi che rischiano di bocciare prodotti base della dieta mediterranea senza tenere conto delle quantità realmente consumate”.