È entrata in vigore l’etichetta di origine Made in Italy sui salumi. Una garanzia in più per i consumatori e un mezzo per smascherare le frodi della concorrenza sleale
(Rinnovabili.it) – L’etichetta di origine Made in Italy sui salumi è entrata in vigore da un mese e già si registra un aumento del 10% sulle quotazioni dei maiali nazionali. Una ragione di più per intensificare i controlli in negozi e supermercati ed essere certi che sia indicata l’origine sui prodotti a base di carne di maiale. Coldiretti ha fortemente voluto l’etichettatura che serve a smascherare le frodi e garantire i consumatori. Con l’etichetta sui salumi la trasparenza diventa un valore aggiunto dei nostri prodotti, dove la qualità è sinonimo di sicurezza.
Cosa è indicato nell’etichetta di origine
In base al decreto sui salumi i produttori devono indicare in maniera leggibile sull’etichetta le informazioni relative a: paese di nascita degli animali; paese di allevamento degli animali; paese di macellazione degli animali. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. Per scegliere salumi ottenuti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia basterà cercate la presenza esclusiva della scritta Origine Italia o la dicitura “100% italiano”.
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L’etichetta Made in Italy sui salumi è stata la diretta conseguenza della crescente richiesta di prodotti italiani da parte dei consumatori, un po’ per sostenere le imprese nazionali in difficoltà a causa della pandemia, un po’ perché alla ricerca di prodotti di qualità. Secondo un’analisi di Coldiretti su dati Istat, sono 35 milioni gli italiani che ogni settimana acquistano salumi nostrani. I 5mila allevamenti italiani di maiali non devono confrontarsi solo con una crisi economica generalizzata, ma anche con la concorrenza sleale di prosciutti provenienti dall’estero e spacciati per Made in Italy: una quantità media di 56 milioni di prosciutti “falsi”, come dire che tre prosciutti su quattro sono ottenuti da animali allevati all’estero (e non sempre in maniera sana e con controlli accurati). Una truffa alimentare che finora era possibile dalla mancanza di precisazioni in etichetta, mentre l’etichetta di origine ora garantisce la trasparenza in tutte le fasi della lavorazione dei salumi.
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Per dare un’idea dell’importanza della norcineria italiana, la lavorazione dei salumi impiega circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione. Prima del Covid-19 il fatturato era di 20 miliardi; ora è stato fortemente ridimensionato dalla chiusura del settore della ristorazione, principale destinatario di salumi di alta qualità.