Un position paper dell’ong tedesca Deutsche Umwelthilfe calcola che le misure tecniche che si possono mettere in campo agendo su mangimi animali, selezione delle razze, biogas valgono solo un taglio del 20%. Per rispettare i target della Global Methane Pledge è necessario diminuire il numero assoluto di capi di bestiame
L’agricoltura e l’allevamento sono responsabili del 55% delle emissioni di metano in UE
(Rinnovabili.it) – L’Olanda ha deciso di diminuire il numero di capi di bestiame presenti nel paese – sono quasi 100 milioni – per abbattere la concentrazione di azoto nel terreno. Deciso alla fine del 2021, questo passo senza precedenti sta diventando realtà con i primi provvedimenti entrati in vigore ieri. Ma la riduzione degli allevamenti è una mossa vitale, oltre che obbligata, se tutta l’Europa vuole rispettare i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di metano.
Lo sostiene l’ong tedesca Deutsche Umwelthilfe in un position paper pubblicato oggi sulla “Riduzione del metano nell’agricoltura europea”. Il punto centrale è chiaro e spiegato senza giri di parole: per rispettare il limite di 1,5 gradi, le emissioni di metano devono essere ridotte del 45% entro il 2030, il che è impossibile senza ridurre il numero di animali nell’UE.
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Ma anche rispettare i target meno ambiziosi che l’Europa, insieme agli Stati Uniti e ad altri paesi, si è imposta con la Global Methane Pledge – meno 30% di emissioni di metano entro il 2030 – è complicato senza diminuire il numero di capi di bestiame.
“La conversione ai sistemi di pascolo deve essere accompagnata da una riduzione del bestiame”, scrive l’ong. “Questa misura è il modo più efficace per ridurre le emissioni di metano in agricoltura. In qualsiasi forma di agricoltura, il numero di animali deve essere legato al terreno disponibile. In questo modo si attenuano i punti caldi e si ha un effetto positivo sull’inquinamento da ammoniaca. Un obiettivo sostenibile è di due unità di bestiame (UBA) per ettaro (1,4 UBA/ha nelle aree ecologicamente sensibili)”. Oltre a beneficiare il clima, questa soluzione libererebbe terreni oggi adibiti a produzione di mangimi animali (il 60% del totale circa, in UE), e darebbe quindi un contributo importante alla sicurezza alimentare.
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Tra le altre misure da implementare per tagliare le emissioni di metano, il position paper ne elenca diverse che agiscono sulla qualità della fermentazione enterica, sul mix di mangimi somministrati, l’allevamento selettivo di razze animali che producono meno emissioni, una gestione più attenta del concime agricolo e gli impianti a biogas. Nel complesso, questo ventaglio di misure vale però soltanto un -20% di emissioni di metano entro il 2030.