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Emissioni dell’allevamento, la Nuova Zelanda rivede la nuova tassa

Il governo vuole introdurre il primo mercato del carbonio al mondo per metano e NOx dall’allevamento. Per frenare le critiche delle aziende agricole -voce importante del pil- corregge il piano e dà loro 5 anni di respiro in più. Ma conferma l’impianto ambizioso

Impatto climatico dell’allevamento: l’Olanda taglia i capi del 30%
Foto di NickyPe da Pixabay

Le emissioni dell’allevamento sono circa la metà di quelle nazionali

(Rinnovabili.it) – La Nuova Zelanda fa mezza marcia indietro sulla tassa per le emissioni dell’allevamento. E mostra una mano tesa alle aziende agricole. Da mesi in rotta di collisione con l’esecutivo guidato da Jacinda Andern per un piano che li costringerebbe a pagare per il metano prodotto dalla fermentazione enterica dei loro capi e per l’ossido di azoto rilasciato dai liquami.

Resta l’impianto generale: il paese sarà il primo al mondo a lanciare un mercato del carbonio per le emissioni dell’allevamento, nel 2025. Ma il piano viene ammorbidito da una clausola e da una promessa. Agli allevatori, infatti, sarà concesso di contare i boschi che sono presenti sulle loro proprietà come compensazione per una parte delle emissioni prodotte. Mentre in parallelo il governo si impegna a tenere basso il prezzo delle quote di carbonio. Almeno fino al 2030. Anche se questo riduce gli incentivi a tagliare le emissioni.

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“Ci siamo impegnati a definire un percorso quinquennale per le aliquote del prelievo a partire dal 2025, dando agli agricoltori la certezza dei prezzi che hanno chiesto fino al 2030”, ha spiegato in conferenza stampa il ministro neozelandese all’Agricoltura, Damien O’ Connor, presentando il nuovo piano. In pratica viene introdotto un periodo di prezzi calmierati, anche se l’esatto meccanismo che sarà applicato deve ancora essere messo a punto.

Ma sono praticamente le uniche due concessioni accordate dal governo dopo aver ricevuto oltre 20mila commenti alla bozza del piano. Restano immutati anche altri punti piuttosto controversi: le emissioni saranno conteggiate a livello di singola azienda agricola e saranno introdotti prezzi separati per il CH4 e i NOx. Ed è confermata anche la ghigliottina del 1° gennaio 2025: se per quella data non ci sarà un accordo con gli allevatori, il mercato del carbonio entrerà lo stesso in vigore.

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Tenere la barra dritta è una priorità per la politica climatica del paese. Perché il settore incide moltissimo sul conteggio totale delle emissioni: ne produce circa la metà. Dall’allevamento dipende infatti l’88,9% delle emissioni nazionali di metano (che a loro volta sono il 43,5% del totale) e il 49,3% di quelle di NOx, che pesano nel complesso per poco più del 10% del bilancio emissivo nazionale.