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Bistecche, formaggi e riso valgono +1°C: le emissioni del sistema alimentare viste da vicino

Il contributo del consumo globale di cibo al riscaldamento globale, entro fine secolo, può andare da +0,7 a +0,9°C, con un margine di errore di ±0,2 gradi, a seconda della traiettoria della popolazione mondiale nei prossimi decenni

Emissioni del sistema alimentare: carne e formaggi valgono +1°C
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Uno studio publicato su Nature Climate Change calcola le emissioni del sistema alimentare al 2100

(Rinnovabili.it) – Bastano le emissioni del sistema alimentare da sole a farci sforare la soglia di 1,5 gradi di riscaldamento globale. Bistecche, formaggi e riso: sono questi cibi (e il modo in cui vengono prodotti) a condannare il Pianeta a quasi 1°C in più entro il 2100. E invece di finire sotto la lente come carbone, gas e petrolio, vengono appena scalfiti dalle politiche climatiche. Lo afferma uno studio pubblicato su Nature Climate Change.

Bistecche, formaggi e riso seppelliscono Parigi

Il contributo del consumo globale di cibo al riscaldamento globale, entro fine secolo, può andare da +0,7 a +0,9°C, con un margine di errore di ±0,2 gradi, a seconda della traiettoria della popolazione mondiale nei prossimi decenni. In ogni caso, se le emissioni del sistema alimentare non saranno affrontate di petto, la soglia di 1,5 gradi sarà superata sicuramente.

“Poiché nel 2021 avevamo già raggiunto un riscaldamento di oltre 1°C rispetto ai livelli preindustriali, questo ulteriore riscaldamento è sufficiente da solo a superare l’obiettivo di un riscaldamento globale di 1,5°C e ad avvicinarsi alla soglia di 2°C stabilita dall’Accordo di Parigi, sottolineano i ricercatori della Columbia University e dell’Environmental Defense Fund statunitense.

Le emissioni del sistema alimentare viste da vicino

La quota maggiore dell’aumento della colonnina di mercurio globale dipenderà dal metano. Il CH4 è responsabile del 60% del riscaldamento legato alle emissioni del sistema alimentare mondiale, mentre CO2 e NOx hanno una fetta pari al 20% ciascuno. Il metano è un gas serra con potere climalterante 82,5 volte maggiore dell’anidride carbonica nei primi 20 anni in cui è in atmosfera.

Per arrivare a questi numeri, gli autori dello studio hanno ricavato l’impronta attuale di oltre 90 tipi di alimenti suddivisi in 12 gruppi: cereali, riso, frutta, verdura, carne di ruminanti, carne di non ruminanti, frutti di mare, latticini, uova, oli, bevande e altro.

Ne hanno poi stimato l’evoluzione da qui al 2100 utilizzando i principali percorsi socioeconomici condivisi (Shared Socioeconomic Pathways, SSP), ovvero gli scenari di riferimento per la transizione utilizzati dall’IPCC per stimare l’impatto della crisi climatica nei suoi rapporti ufficiali. Nello scenario peggiore, di “rivalità regionale” (SSP3), ad esempio, il contributo delle emissioni del sistema alimentare globale arriva a +0,9°C, mentre uno scenario mediano come “nel mezzo della via” (SSP2) si attesta tra 0,7 e 0,8°C. Anche lo scenario di “sostenibilità” (SSP1) supera 0,6 gradi.

Il peso maggiore ce l’hanno carne e formaggi. “Abbiamo scoperto che il consumo di latticini e di carne è responsabile di oltre la metà del riscaldamento entro il 2030 e fino al 2100”, spiegano gli autori, mentre fra gli altri gruppi di alimenti il riso contribuisce per il 19% del riscaldamento previsto a fine secolo. Le verdure, i cereali, i frutti di mare, gli oli, le bevande, le uova, la frutta e tutti gli altri alimenti non classificati contribuiscono ciascuno per il 5% o meno.