I terreni che non vengono smossi tendono a emettere 1/3 in meno rispetto a quelli trattati con pratiche tradizionali. E assorbono più carbonio nel medio periodo
Uno studio promuove le pratiche agricole no-till per taglio di emissioni
(Rinnovabili.it) – Cambia il modo in cui prepari il terreno per la semina e abbatterai l’impatto dell’agricoltura sul clima. Dissodare nuovi appezzamenti, arare i campi e ogni lavorazione della terra che preveda la rottura in zolle sono la causa di ben il 30% delle emissioni legate al comparto agricolo. Lo rivela uno ricerca scientifica condotta in Gran Bretagna e pubblicata su Environmental Research Letters.
Il suolo è uno dei principali serbatoi di carbonio (carbon sink). Quando la lavorazione della terra la fende e ribalta le zolle, il carbonio che fino a quel momento era stoccato nel terreno viene a contatto con l’ossigeno dell’atmosfera e riesce a legarvisi grazie all’azione dei microbi presenti nella terra, dando così origine a emissioni di CO2.
Leggi anche Fonti e concentrazioni di metano: uno studio fa maggiore chiarezza
Lo studio non si è concentrato solo sull’impatto dell’anidride carbonica ma anche sugli altri due principali gas climalteranti legati alla lavorazione della terra, sempre attraverso l’azione dei microbi in presenza di ossigeno: il metano e il protossido di azoto.
Per valutarne l’impatto, i ricercatori hanno messo a confronto due metodi di lavorazione del terreno differenti. Le emissioni da campi coltivati con i metodi tradizionali sono state comparate con altri modi di preparazione del terreno alla semina che non prevedono l’aratura, ma la messa a dimora dei semi in piccoli buchi scavati nel terreno.
Leggi anche 25 misure per tagliare le emissioni del settore agricolo
Oltre a constatare che questo secondo modo riesce a tagliare le emissioni di 1/3, i ricercatori hanno rilevato anche una variazione nel tempo delle performance del terreno. Più i suoli non vengono arati per lunghi periodi, più la riduzione delle emissioni tende ad aumentare mentre, in parallelo, cresce la capacità del terreno di stoccare carbonio.
“Un tale cambiamento è alla portata del settore agricolo in Europa, dove il metodo no-till [ovvero senza aratura] è ancora marginale, poiché la tecnologia è stata ben collaudata altrove. Se i governi possono incentivare gli agricoltori a passare all’agricoltura senza aratura, i nostri suoli avranno la possibilità di riprendere la loro funzione naturale e bloccare il carbonio per decenni”, concludono gli autori dello studio.