Rinnovabili

L’emergenza alimentare va più veloce dei finanziamenti

emergenza alimentare
Immagine di jcomp su Freepik

Nel 2024 si prevedono tagli agli aiuti per i paesi fragili

L’emergenza alimentare continua a essere un fattore di crisi in molte aree del mondo. Una crisi che ha ripercussioni ovviamente economiche, ma nello stesso tempo anche sociali e ambientali. Action Against Hunger è un’organizzazione umanitaria globale, nata in Francia ma ormai diffusa in tutto il mondo, che lavora per sconfiggere la fame nel mondo.

2024, un anno di “policrisi”

In coincidenza con il World Economic Forum in corso a Davos (Svizzera), Action Against Hunger ha pubblicato il rapporto 2024 Hunger Funding Gap che fa il punto sui finanziamenti destinati alla lotta contro l’emergenza alimentare, che in un anno è aumentata del 23%. L’analisi dei finanziamenti si basa sui forniti dalle Nazioni Unite: nel 2023 è stato soddisfatto solo il 35% degli appelli lanciati dai paesi più deboli che affrontano crescenti livelli di crisi alimentare e di fame. Il restante 65% è rimasto inascoltato.

Quest’anno il WEF si svolge in un momento di “policrisi”, ovvero la somma di crisi diverse, ma tutte ugualmente gravi: crisi climatica e della biodiversità, la coda della pandemia, la guerra in Ucraina a cui si è aggiunta la crisi in Medio Oriente, l’aumento del costo della vita. In tutto il mondo 783 milioni di persone soffrono la fame, ovvero l’equivalente degli abitanti degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Com’è noto, la situazione è peggiorata dopo la pandemia, ma il concomitare di conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze strutturali ha fatto sì che in questo periodo altri 122 milioni di persone sono precipitate in una condizione di grave insicurezza alimentare ed economica.

Leggi anche Agricoltura, si possono coniugare sostenibilità e sicurezza alimentare?

Ci sarebbe cibo per tutti, eppure si muore di fame

Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame Italia ha messo in rilievo il grande paradosso dell’emergenza alimentare: «Il mondo produce cibo a sufficienza per tutti, eppure ogni anno centinaia di migliaia di bambini malnutriti muoiono di morte evitabile. Perché? Mancano la determinazione e i finanziamenti necessari per raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite di azzerare la fame entro il 2030. Accogliamo positivamente la scelta del World Economic Forum di mantenere il tema della fame nell’agenda globale. Ora chiediamo che a questo facciano seguito azioni concrete dopo la fine degli incontri. La fame è una sfida quotidiana per una persona su dieci in tutto il mondo e deve essere una preoccupazione quotidiana per coloro che sono nella posizione di contribuire maggiormente a porvi fine».

Leggi anche Come l’andamento dei prezzi delle materie prime incide sulla sicurezza alimentare

Alcuni Paesi donatori taglieranno gli aiuti

Sarebbero necessari 8 miliardi di euro per abbassare il livello di emergenza in cui vivono i 17 Paesi inclusi nel Rapporto 2024 Hunger Funding Gap, ovvero quelli la cui condizione è peggiorata nell’ultimo anno: Afghanistan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Guatemala, Haiti, Honduras, Kenya, Libano, Madagascar, Malawi, Mozambico, Pakistan, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di una cifra ingente, se non fosse che solo gli italiani hanno speso questa stessa cifra per fare i regali di Natale nel 2023 (rilevazione Confcommercio).

Anche se nel 2023 i finanziamenti per combattere la fame sono aumentati, sono aumentate anche le situazioni di emergenza alimentare e i fondi non riescono a stare al passo con le necessità. Inoltre, avverte Garroni, nel 2024 alcuni dei Paesi donatori taglieranno gli aiuti. «Un disastro umanitario inevitabile, mentre i finanziamenti ai programmi di lotta alla fame globale dovrebbero essere una priorità».

Exit mobile version