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Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute delle piante

Qual è il ruolo delle piante per garantire cibo sano e sicuro per tutti? I cambiamenti climatici incidono sulla salute delle piante? Un gruppo internazionale guidato dalla prof.ssa Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova, fa il punto sullo stato della ricerca e indica le strategie da adottare per prevenire e mitigare i rischi potenziali

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via depositphotos.com

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – I cambiamenti climatici incidono sulla salute delle piante? Qual è il ruolo delle piante per garantire cibo sano e sicuro per tutti? Il loro cattivo stato di salute impatta su quello delle persone? Nutrire una popolazione in crescita dipende dallo stato di salute delle piante, ma il soddisfacimento di questa esigenza non deve distruggere il fragile equilibrio del Pianeta.

L’Anno Internazionale della Salute delle Piante (IYPH 2020), come ha spiegato il presidente del Comitato direttivo Ralf Lopian, «è un’iniziativa nata per sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo della politica sull’importanza della salute delle piante e per indurre i governi e la comunità internazionale a prendere provvedimenti efficaci in sua difesa. Tra i problemi più urgenti da affrontare c’è l’impatto del cambiamento climatico. A tal fine, Il Comitato direttivo dell’IYPH ha commissionato d’accordo con la FAO una relazione scientifica sull’argomento a un gruppo internazionale di esperti, istituendo un rigoroso sistema di revisione tra pari a garanzia del fondamento scientifico del documento e dell’attendibilità dei risultati». 

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Un gruppo internazionale di undici ricercatori (provenienti da Spagna, Iraq, Brasile, Australia, Stati Uniti, Sudafrica, Germania, Libano, Cina e Jamaica) si è riunito per riesaminare le ricerche condotte fino a oggi sulla relazione tra malattie delle piante e cambiamenti climatici con l’obiettivo di individuare le strategie per prevenire e mitigare i rischi ad essi collegati. Il gruppo di ricerca internazionale è stato coordinato dalla prof.ssa Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova, il Centro di Competenza per l’Innovazione in Campo Agro-ambientale dell’Università di Torino che da più di 18 anni opera a livello internazionale sui temi che riguardano la patologia vegetale. Le ricerche condotte finora sull’impatto dei cambiamenti climatici sulle malattie delle piante non sono giunte ancora a una conclusione definitiva, ma costituiscono un ottimo punto di partenza per elaborare strategie efficaci di prevenzione e mitigazione dei rischi legati ai patogeni vegetali e ai cambiamenti climatici.

Le gravi patologie vegetali degli ultimi anni

Un dato è certo, il riscaldamento globale contribuisce alla diffusione di organismi indesiderati: è sufficiente un inverno insolitamente caldo a favorire la proliferazione di insetti e organismi nocivi in areali dove in condizioni normali essi non sopravvivrebbero. A questo si è aggiunta la diffusione di patogeni legata ai viaggi e alla globalizzazione dei mercati che negli ultimi anni ha facilitato l’introduzione in nuove aree geografiche di diversi parassiti che rischiano di avere un impatto devastante su coltivazioni e foreste. 

Il gruppo di ricerca guidato da Agroinnova ha analizzato i numerosi casi di gravi patologie vegetali che si sono verificati negli ultimi anni: il punteruolo rosso delle palme (che ha colpito l’Europa mediterranea e il Medio Oriente), la ruggine del caffè, la Xylella fastidiosa (che ha distrutto gli uliveti in Puglia), la peronospora della patata e della vite, alcune specie di funghi che producono micotossine, nematodi ed erbe infestanti. Gli effetti negativi dei cambiamenti climatici non colpiscono solo i sistemi agricoli e forestali, ma anche i sistemi naturali: se negli ecosistemi agricoli il rischio fitosanitario associato alla diffusione di insetti, patogeni e infestanti aumenterà in conseguenza delle alterazioni indotte dal cambiamento climatico, lo stesso discorso vale per la vegetazione forestale. 

«Quando abbiamo iniziato a collaborare con IPPC e FAO sull’Anno Internazionale, sapevamo che era molto importante mettere in campo tutte le risorse e le competenze possibili. Negli ultimi 15 anni Agroinnova ha investito 6 milioni di euro in studi sugli effetti del cambiamento climatico sulle malattie delle piante, anche realizzando importanti investimenti in strutture. Tali risorse sono arrivate dall’Unione Europea, da Ministeri e dalla Regione Piemonte» ha spiegato Maria Lodovica Gullino.

«Le conclusioni fondamentali di questo studio dovrebbero allertare tutti noi su come i cambiamenti climatici possono influenzare il modo in cui i parassiti possono diventare infettivi, diffusi e gravi in tutto il mondo. Lo studio mostra che l’impatto del cambiamento climatico è una delle maggiori sfide che chi opera sulla salute delle piante sta affrontando» ha affermato QU Dongyu, direttore generale della FAO.

Il problema è globale, i parassiti non rispettano le frontiere

Oltre allo studio – di cui la prof.ssa Gullino di Agroinnova ha presentato le conclusioni in una conferenza online indetta dalla FAO – è stato elaborato un documento sintetico che evidenzia i problemi connessi ad alcuni dei principali patogeni vegetali nel mondo e le strategie di prevenzione e mitigazione da attuare: indicazioni su cosa è necessario fare a livello normativo e un’esortazione alla ricerca internazionale ad adottare un approccio sempre più multidisciplinare e a lungo termine per affrontare i problemi sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. I parassiti non rispettano le frontiere, per questo è fondamentale la cooperazione internazionale perché il monitoraggio e le misure di gestione del rischio siano efficaci, nonché per attuare strategie di difesa comuni.

Come spiegato nelle conclusioni dello studio, gli effetti dei cambiamenti climatici impattano sulle strategie di difesa da mettere in atto ecosistemi gestiti (agricoltura, orticoltura, silvicoltura), semi-gestiti (parchi nazionali) e presumibilmente anche in ecosistemi naturali. L’incremento della presenza di parassiti è una minaccia per la biodiversità: la prevenzione e la cura delle malattie delle piante sono i fattori chiave per la sicurezza alimentare presente e futura, sarà quindi necessaria una revisione dei protocolli fitosanitari e un loro costante aggiornamento a seconda delle regioni.

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Ralf Lopian, presidente del Comitato direttivo internazionale per l’Anno internazionale della Salute delle Piante (IYPH 2020), ha così sintetizzato nella sua prefazione la gravità della situazione e l’urgenza di intervenire per risolverla: «I cambiamenti climatici rappresentano una minaccia senza precedenti per la biosfera e la comunità mondiale, in particolare per quanto riguarda la biodiversità, la salute umana e l’economia, ma anche per la salute delle piante. Il mutamento del clima avrà conseguenze sugli ecosistemi e sul settore agricolo in ogni parte del mondo, influenzerà i flussi commerciali internazionali di prodotti agricoli e cambierà le modalità di diffusione, la distribuzione e la gravità delle malattie delle piante a livello globale. Di conseguenza sulla comunità internazionale di esperti grava una responsabilità importante: unire tutte le competenze e risorse possibili per rispondere con tempestività e rigore scientifico a tali minacce».