(rinnovabili.it) – L’EASAC (European Academies Science Advisory Council), fondata nel 2001 nella Royal Swedish Academy of Sciences, fornisce consulenza indipendente ai responsabili politici europei sulle questioni scientifiche. Tra i temi di competenza dell’EASAC c’è anche l’agricoltura.
I sistemi agroalimentari sono responsabili di più di un terzo delle emissioni globali di gas serra, ovvero contribuiscono in modo netto al cambiamento climatico.
Uno dei grandi problemi nell’agenda agroalimentare globale è infatti quello di sfamare un numero crescente di persone senza pesare sul Pianeta.
Agricoltura rigenerativa, una soluzione possibile
L’EASAC ha pubblicato un rapporto secondo il quale l’agricoltura rigenerativa potrebbe offrire soluzioni percorribili per contrastare il cambiamento climatico, promuovere la biodiversità e soprattutto fornire cibo sano a una popolazione che nel 2050 raggiungerà i dieci miliardi di individui.
La conversione dell’agricoltura a sistemi più rispettosi dell’ambiente è un vero e proprio tesoro per contrastare la crisi climatica, ma dobbiamo acquistarne piena consapevolezza, spiega Thomas Elmqvist, uno degli autori di Regenative agriculture in Europe – A critical analysus of contrinutions to European Farm to Fork and Biodiversity Strategies.
«L’attuale agricoltura convenzionale su larga scala ha effetti enormemente negativi sul terreno. L’erosione del suolo, la perdita di flora e fauna e quindi di nutrienti, è diventata un problema importante in tutta l’Europa».
L’agricoltura rigenerativa può assorbire grandi quantità di CO2 dall’atmosfera e legarla nel suolo. Quindi è questa la chiave per preservare la biodiversità, aumentare la produzione alimentare e contrastare il cambiamento climatico.
Non è solo per piccole estensioni
Il Rapporto Regenative agriculture in Europe dell’EASAC mostra che ripristinando la biodiversità nei suoli aumenta la loro capacità di sequestrare e immagazzinare carbonio.
L’idea comune è che l’agricoltura rigenerativa sia praticabile solo su estensioni ridotte e che solo l’agricoltura estensiva industriale possa garantire cibo per tutti.
Elmqvist sostiene il contrario, ed è convinto che in dieci anni si possa operare un cambiamento enorme: «Per raggiungere gli obiettivi dobbiamo coinvolgere gli agricoltori industriali e convincerli a cambiare prospettiva.
Non dobbiamo più pensare all’agricoltura solo in termini di qualità, ma mettere l’accento sulla qualità e sul valore nutrizionale dei prodotti agricoli».
Agricoltura rigenerativa e tecnologia
Secondo gli scienziati che hanno lavorato al Rapporto EASAC, l’agricoltura rigenerativa non contraddice l’uso delle moderne tecnologie per la coltivazione delle piante e per l’allevamento degli animali, e nemmeno l’uso di fertilizzanti minerali o pesticidi.
L’obiettivo, al contrario, è di arrivare a farne un uso limitato e più mirato. Ad esempio, per ridurre l’impiego di pesticidi chimici si può ricorrere alle alternative biologiche, utilizzando piante modificate per resistere agli agenti patogeni.
Le aziende agricole vanno sostenute
L’EASAC raccomanda agli Stati membri di dare la priorità all’agricoltura rigenerativa all’interno della PAC: diversificare le colture, espandere l’agroforestazione, mantenere la copertura verde sui terreni e ridurre le lavorazioni.
Secondo Regenative agriculture in Europe le strategie europee Farm to Fork e Biodiversity vanno nella giusta direzione, ma i governi nazionali devono fare di più per attuarle.
Non si tratta solo di valutare la sostenibilità delle aziende agricole, bisogna sostenerle con strumenti finanziari adeguati e con politiche coordinate.