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Donne, l’apporto strategico del fattore D in agricoltura

Female agronomist checking crops in the field with tablet computer.

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Immagine di aleksandarlittlewolf su Freepik

di Isabella Ceccarini

Imprenditrici agricole, tutela dell’ambiente e sicurezza alimentare

Le donne guidano oltre 200mila imprese agricole, ovvero circa un terzo del totale.

Tuttavia, il divario di genere si fa sentire anche qui. Incentivare e semplificare l’accesso delle donne porterebbe benefici non solo all’agricoltura, ma all’economia e ai territori a livello globale.

Il 2050 si avvicina, e con esso la possibilità di diventare 10 miliardi: è quindi evidente quanto possa essere determinante la presenza femminile in un sistema da cui dipendono la sicurezza alimentare delle persone e la salute del Pianeta.

Smontiamo i pregiudizi su donne e agricoltura

Il mondo dell’agricoltura, specie in alcune aree del Paese, è ritenuto poco adatto alle donne, ma i fatti dovrebbero smontare certi pregiudizi.

Come sottolinea Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna, molte imprenditrici agricole sono under 35, due su tre sono laureate, gestiscono le loro aziende con un mix di tradizione e innovazione.

Colpisce il fatto che molte non siano laureate in materie a indirizzo agrario. Questo significa che lavorare nei campi non è un ripiego, ma il punto di partenza per una realizzazione professionale. È il desiderio di cambiare vita, una scelta consapevole che non sempre deriva da una tradizione familiare da portare avanti.

Ancora di più colpisce che la metà delle domande di primo insediamento in agricoltura delle misure dedicate agli under 40 provengano da ragazze.

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Le donne guidano aziende socialmente responsabili

«Il cibo sano dipende da prodotti salubri e di qualità. Una priorità per le imprenditrici agricole, naturalmente inclini alla tutela della sicurezza alimentare. Confagricoltura Donna è da sempre impegnata a valorizzare il rapporto tra cibo e produzione, dove l’apporto femminile è in grado di fare la differenza».

L’agricoltura non è solo produzione di cibo sano, e quindi un impegno nei confronti dei consumatori. È anche un settore produttivo rilevante per il Pil nazionale, a cui le donne danno un contributo forte. Come rileva Oddi Baglioni, «le aziende condotte da donne sono socialmente più responsabili, attente alla sostenibilità, con ampi margini di crescita e aprono la strada a un futuro più inclusivo e resiliente».

Sappiamo bene quanto le donne siano multitasking, e lo dimostrano anche in agricoltura dove sono in grado di passare dall’allevamento alla coltivazione, dal florovivaismo all’agriturismo, dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta. Senza dimenticare le attività sociali come le fattorie didattiche e l’impegno a favore delle donne vittime di violenze.

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Innovazione e sostenibilità

Il lavoro agricolo non è più legato alla forza fisica, ma alla capacità di innovazione.

Come rileva Coldiretti, le circa 13mila aziende guidate da under 35 puntano sull’uso della tecnologia. Le donne sono sempre più convinte che l’agricoltura possa offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale.

La sostenibilità ambientale è un must. Come evidenzia Coldiretti, il 60% delle donne dedica parte della produzione al biologico o al biodinamico.

La qualità è una faccia della sostenibilità, dove è alta l’attenzione alla tutela della biodiversità e delle risorse naturali, del paesaggio e del benessere animale

Infine, ma non meno importante, le donne creano legami forti con il territorio e rappresentano un presidio per la sopravvivenza e la valorizzazione delle aree rurali.

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