Rinnovabili • diseguaglianza fondiaria Rinnovabili • diseguaglianza fondiaria

Disuguaglianza fondiaria: l’1% delle aziende controlla il 70% della terra

Il rapporto di International Land Coalition fotografa le sperequazioni del possesso della terra e le sue implicazioni su ambiente, sostenibilità sociale e salute

diseguaglianza fondiaria
Credits: NASA

Un nuovo metodo per misurare la disuguaglianza fondiaria

(Rinnovabili.it) – Il 70% dei campi coltivati, degli allevamenti e dei frutteti è in mano a pochissime aziende. Appena l’1% delle imprese agricole di tutto il mondo. Sono i numeri della disuguaglianza creata dall’agribusiness, che ha un impatto anche sulla crisi climatica e su quelle naturali. Lo rivela un rapporto di International Land Coalition e Oxfam sulla disuguaglianza fondiaria e le sue conseguenze, intitolato Uneven ground.

Non solo. Questa disuguaglianza è in crescita, fin dagli anni ’80. Ed è a livelli più alti di quanto si riteneva finora. Le nuove misurazioni effettuate dalle due organizzazioni che questa tendenza minaccia direttamente i mezzi di sussistenza di circa 2,5 miliardi di persone in tutto il mondo tra i piccoli proprietari terrieri. Oggi si stima che ci siano circa 608 milioni di aziende agricole nel mondo, e la maggior parte sono ancora a conduzione familiare. L’1% più grande è integrato nel sistema alimentare aziendale, mentre oltre l’80% sono piccole aziende con meno di due ettari, generalmente escluse dalle catene alimentari globali.

Leggi anche 25 misure per tagliare le emissioni del settore agricolo

Prendendo in considerazione per la prima volta l’aumento del valore della proprietà e la crescita delle popolazioni senza terra, il rapporto calcola che la disuguaglianza fondiaria è del 41% superiore a quanto si credeva in precedenza, usando solo un indicatore ‘classico’come l’indice di Gini. In pratica, il sistema del controllo della terra coltivabile e dell’agrifood è sempre più polarizzato tra grandi e piccoli, vocazione esclusiva all’export e sussistenza.

Come siamo arrivati fino a qui? La situazione attuale deriva in gran parte dall’espansione di modelli di agricoltura industriale su larga scala. Sostenuti da politiche guidate dal mercato e da economie aperte che danno la priorità alle esportazioni agricole. Ma un ruolo centrale lo svolge la finanza. Sono i flussi di investimenti nel settore alimentare e agricolo ad orientare l’agribusiness, prediligendo sistemi intensivi e cicli di produzione di 10 anni per massimizzare i profitti. Di fronte a ciò, le istituzioni nazionali si sono rivelate troppo deboli e i meccanismi esistenti per limitare la crescente concentrazione della terra  troppo inefficaci.

Leggi anche L’agricoltura intensiva ha distrutto un terzo delle terre coltivabili

Per affrontare queste problematiche, il rapporto suggerisce alcuni strumenti utili. Una maggiore regolamentazione e supervisione dei sistemi di proprietà fondiaria più opachi. Insieme ad un cambiamento nei regimi fiscali per sostenere i piccoli proprietari più sostegno per i diritti fondiari delle comunità locali.