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Dieta Mediterranea, stile di vita e modello di sviluppo

La Dieta Mediterranea compie undici anni da Patrimonio dell’Unesco. Future Food Institute e Centro Studi della Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” lo celebrano all’insegna di tre temi chiave: People, Planet, Prosperity. Un modello di sostenibilità che può guidare la trasformazione dei sistemi alimentari nel solco della tradizione ma con lo sguardo rivolto al futuro

Dieta Mediterranea
Sara Roversi, fondatrice di Future Food Institute e Stefano Pisani, sindaco di Pollica

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – «La Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) è molto più che un semplice elenco di alimenti. Essa promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo».

Un riconoscimento unanime

Italia, Spagna, Grecia e Marocco proposero la candidatura della Dieta Mediterranea come Patrimonio immateriale dell’umanità; il 16 novembre 2010, a Nairobi, 166 Stati membri dell’Unesco la votarono all’unanimità. Dal 2013 ne fanno parte anche Cipro, Croazia e Portogallo.

L’Unesco ha riconosciuto sette luoghi simbolo dello stile di vita mediterraneo: il Cilento in Italia (definito “triangolo di lunga vita” dal nutrizionista americano Ancel Keys, che per primo fissò i principi della Dieta Mediterranea riconoscendone l’efficacia), Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Chefchaouen in Marocco, Agros a Cipro, Tavira in Portogallo, Brac e Kvar in Croazia. È facile capire anche il suo ruolo di ponte tra culture diverse.

La candidatura della Dieta Mediterranea nel 2010 segnò uno spartiacque nel panorama internazionale, come ha ricordato Pier Luigi Petrillo, vicepresidente dell’organo di esperti mondiali della Convenzione Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale: prima di allora l’Unesco riteneva che il concetto di cultura fosse incompatibile con quello di cibo.

People, Planet, Prosperity

Quest’anno l’Italia ha ospitato gli incontri del G20, il Pre-Summit del Food Systems Summit delle Nazioni Unite, la Pre-COP26, nel 2022 presiederà la rete delle Comunità Emblematiche UNESCO della Dieta Mediterranea: ha quindi un ruolo centrale nelle iniziative globali che hanno al centro l’alimentazione. Il cambiamento è urgente: non dobbiamo dimenticare che i sistemi agroalimentari sono responsabili di circa un terzo delle emissioni di gas serra.

Undici anni dopo, Future Food Institute e Centro Studi della Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” del Comune di Pollica (in provincia di Salerno) hanno organizzato una giornata per celebrare questo importante anniversario. Tre P caratterizzano i temi chiave: People, ovvero la comunità umana che ha il suo centro di gravità nel Mediterraneo, il mare che non divide ma unisce; Planet, il pilastro fondamentale da valorizzare e portare al centro del dialogo per lo sviluppo sostenibile; Prosperity, il potere sinergico che nasce dalla relazione tra uomo e territorio, natura e cultura.

L’evento dà il via ad una settimana di attività, che sfociano nella VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo coordinata dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Esteri italiano. Il tema proposto per il 2021 è “Tradizione e prospettive della cucina italiana: consapevolezza e valorizzazione della sostenibilità alimentare”.

La Dieta Mediterranea è uno stile di vita

Non solo pasta o pizza. È fortunatamente tramontato questo stereotipo dell’Italia a tavola: il riconoscimento dell’Unesco ha reso chiaro che lo stile di vita improntato sulla Dieta Mediterranea può rappresentare un modello di sviluppo e di sostenibilità.

La parola dieta evoca l’idea di un regime ipocalorico per perdere peso. Niente di più sbagliato nel nostro caso: la Dieta Mediterranea è uno stile di vita che evoca benessere, armonia con la natura e con se stessi. Non è soltanto mangiare in modo sano senza distruggere il Pianeta e la sua biodiversità, è mangiare insieme, è il benessere della convivialità e della condivisione, è fare attività fisica: mangiare sano e vivere in modo sano.

Pollica è diventata il simbolo della Dieta Mediterranea. Il Centro Studi della Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” è dedicato all’illuminato sindaco di Pollica che, con lungimiranza, aveva compreso il significato della Dieta Mediterranea come impostazione di una vita integralmente sana e sostenibile, in cui la salute dell’uomo andava di pari passo con il rispetto dell’ambiente. Inoltre ha un valore economico e sociale perché promuove i territori e valorizza le produzioni tipiche locali: non solo salvaguardia della biodiversità alimentare ma anche stimolo all’occupazione.

Dieta Mediterranea
Danilo Ercolini, direttore del dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II

Salute e sostenibilità

Dieta Mediterranea come sinonimo di salute. Ancel Keys fu il primo a studiarla andando sul posto. Nel 1962 arrivò a Napoli per capire perché gli abitanti avessero una minore incidenza di malattie cardiovascolari. Si fermò nella zona di Pollica: qui scoprì i principi base della Dieta Mediterranea e i suoi indiscussi benefici. Keys cominciò a promuoverla come stile di vita: aveva compreso che era un regime che faceva bene alla salute dell’uomo e a quella del Pianeta.

Le ricerche sulle malattie cardiovascolari condotte da Ancel Keys insieme alla moglie Margaret rivelarono che la longevità di queste popolazioni dipendeva dalle abitudini alimentari, dallo stile di vita e dalle prodizioni locali. L’abbinamento delle parole diaita (in greco stile di vita) e Mediterraneo (che evoca antiche civiltà), in equilibrio tra cultura umanistica e scientifica, è un successo che dura ancora oggi.

Nel mondo ancora alle prese con una pandemia che non si esaurisce e di cui è responsabile l’uomo con il suo dissennato abuso delle risorse del Pianeta, l’interdipendenza tra sistemi alimentari e crisi climatica è un’evidenza.

La Dieta Mediterranea, esempio di ecologia integrale, è un modello da seguire per attuare la trasformazione dei sistemi alimentari, come hanno messo in evidenza Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II e l’immunologo clinico Mauro Minelli. Non a caso sia la FAO che l’OMS appoggiano i principi della Dieta Mediterranea e ne riconoscono sia la sostenibilità ambientale che il ruolo nella prevenzione di diverse patologie.

La Dieta Mediterranea deve ispirare le politiche alimentari da qui in avanti per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e la strategia europea Farm to Fork: anche con l’adozione di buone pratiche alimentari si può fare moltissimo per il Pianeta.

Sintesi della sostenibilità alimentare

Consumare i prodotti del territorio, a chilometro zero, seguendo le stagioni: verdura e frutta in quantità, e poi olio extravergine d’oliva, legumi, pesce, quantità moderate di latticini, poca carne rossa. Per Marta Antonelli, direttore di Ricerca del Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) e ricercatrice nel Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), la Dieta Mediterranea è la sintesi della sostenibilità alimentare.

Se l’Italia è stata un’apripista, altre città affacciate sul Mediterraneo hanno aderito a questo modello alimentare. Con quali risultati? Per l’ambiente, riduzioni del consumo idrico e di energia, minore emissione di gas serra e minore sfruttamento del suolo, salvaguardia della biodiversità. Per l’uomo le evidenze scientifiche dimostrano che contrasta l’insorgenza di patologie croniche come diabete, ipertensione e obesità, nonché di cancro e malattie cardiovascolari.

La Dieta Mediterranea, infatti, ha un sano profilo nutrizionale: olio extravergine d’oliva cha apporta acidi grassi monoinsaturi, abbondanza di ortaggi, cereali, bassa percentuale di carboidrati, basso indice glicemico, alto contenuto di fibre, antiossidanti.

Nasce il Mediterranean Food Lab

La giornata è stata anche l’occasione per inaugurare ufficialmente il Mediterranean Food Lab: un laboratorio di ricerca e innovazione basato sulle conoscenze ecologiche tradizionali del Mediterraneo.

La conoscenza tradizionale è sopravvissuta a millenni di sviluppo e si è rinforzata grazie alle contaminazioni delle culture che hanno percorso le strade e navigato nelle acque del Mediterraneo. Un patrimonio di conoscenza da salvaguardare che permette una lettura dell’ambiente in chiave sostenibile, e a cui il Mediterranean Food Lab vuole apportare quella giusta dose di innovazione per tramandarlo nel futuro.

Il Mediterranean Food Lab nasce come spinoff del Food Alchemist Lab, il laboratorio di ricerca e sviluppo per supportare l’industria nella ricerca, creazione e prototipazione di prodotti sani e sostenibili.

Grazie alle collaborazioni tra i vari laboratori che si costituiranno nell’ecosistema del Paideia Campus di Pollica (il polo internazionale dedicato a formazione, ricerca, sperimentazione e innovazione sull’ecologia integrale incentrata sulla Dieta Mediterranea), il Mediterranean Food Lab diventerà un vero e proprio hub di ricerca, innovazione e creazione di una comunità intorno ai Saperi Ecologici Tradizionali dimenticati da tempo, al fine di promuovere il consumo e la produzione alimentare sostenibile nell’area del Mediterraneo.