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OMS: La dieta mediterranea è un passaporto per la buona salute

dieta mediterranea
Image by Rudy and Peter Skitterians from Pixabay

di Isabella Ceccarini

La sfida globale per un’alimentazione sana si vince con la dieta mediterranea

(Rinnovabili.it) – La dieta mediterranea è stata riconosciuta ancora una volta come dieta sana e «una dieta sana è il presupposto della buona salute, è un investimento nel futuro». Lo ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, intervenendo alla sessione “Healthy diets, cultures and tradition: lessons from the Mediterranean Diet” nel corso del Food Systems Summit delle Nazioni Unite organizzato a Roma nella sede della FAO.

Quando il cibo diventa un «big killer»

Circa un terzo dei decessi nel mondo sono dovuti a diete non sane e malnutrizione. L’alimentazione di bassa qualità (con abbondanza di cibi processati) è la causa delle malattie non trasmissibili (obesità, cardiopatie, diabete, etc.), che ogni anno costano circa 7 trilioni di dollari.

Non possiamo far finta di niente davanti a uno dei principali «big killer», ha detto Ghebreyesus, perché questo porterà «a un peggioramento della salute, a maggiori costi ambientali, sociali e sanitari. È una sfida che dobbiamo affrontare insieme».

Ghebreyesus è chiarissimo nell’attribuire la responsabilità di queste vittime al marketing alimentare aggressivo, che promuove diete non sane fatte di prodotti altamente processati, ricchi di grassi e di zuccheri.

All’opposto, evidenzia quattro diversi modelli di diete sane presenti nel mondo che hanno un denominatore comune: «Forniscono un adeguato numero di calorie, sono equilibrate nella fonte delle energie che devono provenire principalmente da carboidrati e grassi insaturi, prevedono una quantità limitata di zuccheri semplici, grassi trans e saturi, carni rosse, cibi processati. Infine sono costituite da un’ampia varietà di cibi e sono prive di sostanze chimiche nocive».

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La dieta mediterranea, esempio di dieta sana e sostenibile

Tra gli esempi di dieta sana, Ghebreyesus cita la dieta mediterranea, «caratterizzata da cibi non processati, basata su ortaggi e frutta fresca, olio d’oliva, legumi e pesce, poche carni rosse. È associata alla longevità, a minore rischio di malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di cancro. Non è un caso se l’Unesco l’ha riconosciuta patrimonio dell’umanità».

Ghebreyesus pone l’accento sul valore delle diete basate sui prodotti del territorio perché «sono sostenibili, riducono il consumo di carburante e sostengono le comunità locali di agricoltori. Mangiare prodotti del territorio è anche un modo per tenere vive le diversità culturali e mantenere le tradizioni».

Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, è d’accordo con le posizioni di Ghebreyesus: «La sfida non può essere solo quella della ricerca di un modello che porti a garantire cibo per tutti. A nostro avviso va garantito buon cibo per tutti». Infatti è profondamente ingiusto che il cibo non salutare e quindi a basso prezzo sia destinato ai più poveri.

Il valore dell’alimentazione va oltre la nutrizione, deve essere «l’elemento centrale di un modello di sviluppo che garantisca benessere, qualità della vita, rispetto dei cicli della natura e dell’ecosistema». Per questo la dieta mediterranea «non è solo un modello di consumo, ma un modello di ecosistema sostenibile entro il quale agricoltori, allevatori e pescatori sono i primi ambientalisti e garantiscono la valorizzazione e la preservazione della biodiversità».

Gli stili di vita influenzano il modo di nutrirsi

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ritiene importante recuperare le diete tradizioni salutari come la dieta mediterranea, che lui preferisce chiamare italiana, che ha un impatto positivo sulla salute e consente anche di invecchiare bene. Anche se i benefici di una dieta sana sono evidenti anche nel lungo periodo, Schillaci nota «una diminuzione del numero di persone che seguono i principi della dieta mediterranea, nonostante l’Italia goda di una posizione di rilievo grazie alla sua filiera agroalimentare di qualità che offre tutti i nutrienti necessari.

Le cause di questo fenomeno vanno cercate nel cambiamento dei ritmi degli stili di vita, che riducono il tempo a disposizione per consumare i pasti insieme agli altri e per la preparazione di piatti, che hanno tempi più lunghi di manipolazione e cottura».

Schillaci ha ricordato i risultati degli studi di Ancel Keys, che evidenziavano i benefici della dieta mediterranea sulla salute della popolazione. È un’eredità importante per le generazioni future: «È appurato scientificamente che le modifiche del genoma indotte dalle diete tradizionali si trasmettono di generazione in generazione, amplificando così il loro effetto benefico».

A proposito di stili di vita, il ministro sottolinea «il valore della convivialità, la trasmissione e la pratica dei gesti legati alla preparazione dei piatti e della tavola: un esempio del benefico impatto delle diete tradizionali sugli aspetti sociali a cui sono legati la consapevolezza alimentare e il rafforzamento del legame tra le persone e il loro modello alimentare di riferimento».

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Educazione alimentare per scelte salutari e informate

Schillaci guarda al futuro. Per abituare le persone a diete sane bisogna «puntare sull’educazione alimentare con iniziative mirate ad aumentare la consapevolezza sul fatto che l’alimentazione determina lo stato di salute a breve, medio ma anche a lungo termine e a dare alle persone gli strumenti per fare scelte salutari e informate». Per questo è importante cominciare a lavorare nelle scuole con programmi mirati.

Apprezzamento a queste dichiarazioni arrivano da Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia: «Come Filiera Italia siamo impegnati a contrastare diete omologanti che cancellano distintività, tipicità e qualità.

I messaggi emersi nel Food Systems Summit ci danno forza ed energia, anche a difesa di una dieta mediterranea che è il migliore antidoto alla diffusione di diete insalubri e pericolose che, nei paesi sviluppati, abbondano di cibi ultra-processati, sottoposti a numerose lavorazioni e ricchi di ingredienti chimici».

Filiera Italia ha una partnership con i Paesi del Nord Africa, «un’alleanza comune contro l’insicurezza alimentare grazie alla quale stiamo sviluppando progetti comuni di produzione agroalimentare altamente innovativi e sostenibili».

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