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Una “seria minaccia” alla biodiversità: allarme per la deregolamentazione dei nuovi OGM

OGM 2.0: UE, senza tagli ai pesticidi niente ok al gene editing
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L’appello della 3° maggiore organizzazione scientifica ecologista al mondo

(Rinnovabili.it) – Il via libera della Commissione UE agli OGM 2.0 non tiene conto di “principi ecologici fondamentali” e rischia di diventare una “seria minaccia” per la biodiversità in tutto il mondo. Per evitare che ciò accada, la deregolamentazione dei nuovi OGM si dovrebbe basare su evidenze scientifiche. Ma la proposta di Bruxelles apre all’uso su larga scala delle new genomic techniques (NGT), quelle che in Italia chiamiamo tecniche di evoluzione assistita (TEA), lasciando la scienza fuori dalla porta.

È l’allarme lanciato dall’Ecological Society of Germany, Austria and Switzerland (GfOE), la terza più grande organizzazione scientifica ecologista al mondo, in una lettera aperta indirizzata alla Commissione UE. Il problema principale? La nuova proposta che sdogana gli OGM ottenuti tramite il gene editing, l’insieme di tecniche di editing del genoma di ultima generazione, non prevede valutazioni del rischio. La scienza, quindi, è e resterà cieca rispetto all’impatto dei nuovi OGM su ecosistemi e biodiversità.

I rischi della deregolamentazione dei nuovi OGM

Impatto che, anche per come è scritta la proposta, è probabile che sarà elevato e diffuso, sostiene l’organizzazione. L’intervento della Commissione modifica la normativa vigente sugli OGM distinguendone due categorie. La prima, NGT1, contiene gli organismi geneticamente modificati tramite le TEA e non sarà sottoposta alle restrizioni applicate invece agli OGM “tradizionali”, che compongono la seconda categoria.

“A causa della “legge dei grandi numeri” e dell’elevata probabilità di incroci, ci si può aspettare che le piante modificate con NGT1 abbiano effetti ecologici indesiderati sulle popolazioni selvatiche, sulle comunità e sugli ecosistemi, avverte l’organizzazione. Tanto più alto il rischio, quanto più la proposta prevede la liberalizzazione “per tutte le piante”, incluse quelle selvatiche.

Per questo, servirebbe condurre una valutazione del rischio “adeguata” per “tutti” gli OGM 2.0, seguendo il principio di precauzione: “Ciò è particolarmente importante per le applicazioni nell’ambito delle popolazioni naturali in cui l’incrocio con l’ambiente naturale – un criterio di valutazione principale negli OGM classici – è quasi certo”, sottolinea GfOE.

Vanno corretti anche altri aspetti della proposta UE in modo da renderla più solida dal punto di vista scientifico. Ad esempio, bisogna indicare criteri rigorosi per la distinzione tra le due categorie di OGM. E bisogna assicurare che l’eventuale deregolamentazione dei nuovi OGM garantisca la necessaria “diversificazione” dei genomi delle piante, uno dei principali fattori di difesa contro la crisi della biodiversità in corso. (Banalmente, più gli organismi sono geneticamente simili, più è facile che un patogeno o un fattore di stress colpisca in modo critico l’intera popolazione). L’applicazione su larga scala di organismi modificati con TEA nelle grandi colture intensive, ad esempio, espone le piante a rischi ecosistemici molto più elevati.

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