Lettera aperta firmata da 36 grandi nomi di rivenditori alimentari europei. Si dicono preoccupati per la riproposizione al parlamento brasiliano di una legge che faciliterebbe il disboscamento
La lettera: stop alla deforestazione dell’Amazzonia o sarà boicottaggio
(Rinnovabili.it) – Nome e numero cambia ogni volta, ma la sostanza resta sempre la stessa: deforestazione dell’Amazzonia. Prima era la Misura provvisoria 910. Poi è diventata PL 2633/2020. Nella sua ultima reincarnazione, invece, il congresso brasiliano l’ha ribattezzata proposta legislativa 510/21. Un balletto che ha portato alla mobilitazione dei retailers europei: Bolsonaro abbandoni questa legge, e qualsiasi proposta simile, altrimenti scatta il boicottaggio.
La minaccia è in una lettera aperta che porta la firma di 36 tra i maggiori rivenditori di alimenti a livello europeo. Il mercato europeo è molto esposto alla deforestazione dell’Amazzonia, dal momento che il Brasile è un fornitore importante per merci e prodotti come la soia, la carne, il legname. Secondo una ricerca dell’università di Minas Gerais, il 20% della soia brasiliana che approda sul mercato europeo è frutto di disboscamento illegale.
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“Se questa o altre misure che minano queste protezioni esistenti diventassero legge, non avremo altra scelta che riconsiderare il nostro sostegno e l’uso della catena di approvvigionamento delle materie prime agricole brasiliane. Esortiamo il governo brasiliano a riconsiderare la sua proposta”, si legge nella missiva.
I retailers fanno notare che il governo Bolsonaro predica bene, ma poi nei fatti fa il contrario di quanto ha promesso. Il presidente brasiliano, non più tardi di due settimane fa, aveva promesso più impegni nella lotta alla deforestazione dell’Amazzonia in occasione del Leaders Summit on Climate del 22-23 aprile. Peccato che nel giro di 48 ore abbia tagliato ancora di più i fondi per le agenzie federali che si occupano della protezione ambientale, e quindi anche del monitoraggio del logging.
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“Nell’ultimo anno, abbiamo assistito a una serie di circostanze che hanno portato a livelli estremamente elevati di incendi boschivi e deforestazione in Brasile. Allo stesso tempo, abbiamo notato che gli obiettivi per ridurre questi livelli, così come i bilanci disponibili per raggiungerli, sono sempre più inadeguati”, prosegue la lettera.
Nel 2020 sono spariti circa 8.500 km2 di Amazzonia. La deforestazione è tornata a crescere negli ultimi due anni, esattamente in concomitanza con l’arrivo al potere di Bolsonaro. Il presidente non ha mai fatto mistero di voler sfruttare le risorse della più grande foresta pluviale del mondo e non ha esitato a schierare l’esercito. Ufficialmente per aiutare a prevenire il disboscamento, in realtà per intimidire comunità locali e attivisti. Attualmente, il Brasile è in trattativa con gli Stati Uniti, la Norvegia, la Gran Bretagna e altri paesi europei per trovare un accordo sulla salvaguardia dell’Amazzonia. Il patto in costruzione prevede che Bolsonaro riceva ogni anno una somma di denaro – nell’ordine di 1 miliardo di dollari in 12 mesi – a fronte di risultati concreti nello stop al logging.