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DEF, le richieste del settore primario

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(Rinnovabili.it) – Il DEF, ovvero il Documento di Economia e Finanza, è lo strumento con cui in Italia si fa la programmazione politica e finanziaria, che normalmente abbraccia un periodo di tre anni. Viene proposto dal Governo e approvato dal Parlamento.

Le strategie economico-finanziarie indicate dal DEF

Il DEF, in sostanza, indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine con cui si definiscono gli obiettivi programmatici macroeconomici e gli interventi necessari per allinearli agli andamenti economici.

Gli obiettivi nel breve termine sono la spinta alla crescita e il contenimento dell’inflazione per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie

In Italia ci sono notevoli difficoltà a far collimare le previsioni macroeconomiche con misure concrete di finanza pubblica, motivo per cui è importante stabilire le priorità da inserire nel DEF.

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Le difficoltà del settore primario

Nella programmazione economica rientra a pieno titolo il settore primario, pietra miliare del Pil italiano. Motivo per cui il direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile, ha portato alle Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera richieste precise: «Rafforzare la posizione negoziale dei produttori agricoli nella fase di formazione dei prezzi nella filiera agroalimentare, in modo che il prezzo riconosciuto ai produttori agricoli sia allineato sui costi di produzione».

Per contrastare la volatilità dei prezzi e garantire un maggior equilibrio nella catena alimentare in diversi Paesi europei questo meccanismo è stato fissato a livello legislativo mostrando risultati estremamente positivi anche in fasi con elevata inflazione, come quella attuale». 

Il DEF viene presentato in un quadro generale complesso, fra tensioni geopolitiche e una situazione economica e bancaria tutt’altro che rassicurante anche a livello internazionale.

Confagricoltura sottolinea le difficoltà del settore primario: «Nel 2022 la produzione agricola italiana si è ridotta dello 0,7%, le coltivazioni sono diminuite del 2,2%, con riflessi sui prezzi al consumo che ha avuto picchi del 12,9% a ottobre e del 15,5% nel febbraio scorso per i prodotti alimentari lavorati». 

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Sostegno alle imprese

Ovvio quindi che il comparto agroalimentare chieda al Governo delle misure di sostegno alle imprese. Ad esempio, Barrile rimarca con preoccupazione «l’assenza di interventi di correzione delle aliquote di agevolazione sul credito d’imposta Transizione 4.0, ancora dimezzate rispetto al 2022».

Inoltre vorrebbe il «ripristino delle aliquote del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali al 40% (beni strumentali 4.0) oltre a un più generale riconoscimento dell’agevolazione anche per altre tipologie di beni».

Per quanto riguarda l’acquisto di carburanti sia per l’agricoltura che per la pesca e la zootecnia, Barrile suggerisce «il mantenimento della misura fino a una stabilizzazione dei prezzi europea e il riconoscimento, anche per il settore primario, dei crediti d’imposta per i carburanti per i trimestri successivi al primo del 2023, utile soprattutto in assenza di una traccia comunitaria sulla gestione dei prezzi energetici».

Infine, per tutelare maggiormente le imprese agricole e le persone ad esse collegate, Confagricoltura ribadisce al richiesta di inserire il settore primario all’interno della categoria dei comparti energivori.