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Dalla CIA un piano in 5 punti per la ripresa

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(Rinnovabili.it) – Agricoltura, territorio, società al centro. Da questo slogan dell’Assemblea Nazionale 2020 della CIA-Confederazione Italiana Agricoltori è scaturita una serie di riflessioni sul futuro dell’agricoltura che può essere il punto di partenza per il rilancio dell’economia fiaccata dal Covid-19 e essere il perno sul quale edificare i progetti per raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo.

Centrare questi obiettivi richiede una strategia di sistema che coinvolga le forze socio-economiche dei territori. Non fermarsi quindi alle sole filiere agroalimentari, ma allargare l’orizzonte al rilancio delle aree rurali per arginarne lo spopolamento: una progettazione che guardi allo sviluppo turistico e alle politiche abitative (in questa fase, con la possibilità di lavorare da remoto, molti sceglierebbero di vivere nelle aree interne e rurali, a patto che ci siano adeguate infrastrutture di comunicazione). Oltre a evitare lo spopolamento dei territori, con l’invitabile impoverimento paesaggistico, si avrebbe l’opportunità di monitorare il territorio e intervenire in caso di necessità.

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Il Covid-19 ha rimesso in discussione i nostri modelli di crescita, che si sono rivelati insostenibili; se oggi la priorità è quella di tenere sotto controllo l’emergenza sanitaria, bisogna pensare adesso a progetti sostenibili di lungo periodo. La pandemia ha cambiato velocemente molte cose e ci sta offrendo l’occasione di voltare pagina anche grazie ai fondi europei di Next Generation EU che devono rientrare in parametri ben definiti: la ripresa deve essere verde, digitale e resiliente. Un contesto in cui l’agricoltura ha una funzione di motore di sviluppo economico e sociale, a patto che si adottino nuovi modelli anche nel settore agroalimentare.

Dino Scanavino, presidente nazionale della CIA, ha sottolineato che «con la pandemia, l’agricoltura ha mostrato, ancora una volta, la sua ineludibilità e la sua capacità di adattarsi. Reggere le richieste di cibo, assicurare i bisogni primari del Paese, non interrompere la catena di lavoro, contribuire alla tenuta dei territori, sono tutti elementi che fanno del settore primario un interlocutore privilegiato del Governo nella definizione di investimenti e riforme nell’ambito del Piano nazionale di ripresa».

La CIA ha portato il suo piano per progettare la ripresa dell’Italia, articolato in cinque punti

politiche dei settori produttivi, nel segno dell’innovazione e del riequilibrio ambientale anche creando sistemi produttivi a vocazione territoriale;

politiche per la permanenza sul territorio, che prevede tra l’altro il recupero dei borghi, la messa insicurezza della rete viaria, il superamento del digital divide, lo sviluppo dell’imprenditoria agricola femminile e giovanile;

politiche per i servizi alle imprese e alle persone, riprogettando il rapporto tra agricoltura, economia e società;

politiche di gestione e sviluppo, che vedono nel turismo rurale una possibilità di rilancio per il Paese. Occorre un’attenta pianificazione in chiave di sostenibilità e di efficienza, a cominciare da una diversa gestione del suolo e delle risorse idriche;

nuova PAC, che abbia come obiettivo lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile e il sostegno al reddito degli agricoltori.

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