Rinnovabili

Dal pane invenduto nasce la birra Briciola

pane invenduto
Credits: Baladin

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Il nome, Briciola, la dice lunga. Una birra nata dal pane invenduto, altrimenti destinato a diventare un rifiuto. Tutto comincia da un ragazzo piemontese, visionario, innovatore e determinato. L’avventura di una birra inizia nel 1986 con la trasformazione di una vecchia osteria in birreria: Le Baladin, che in francese significa cantastorie. Un nome che spiega lo spirito di Teo Musso, che con la birra Baladin racconta storie di vita e di agricoltura. È nel 1996 che Teo avvia finalmente la produzione della birra artigianale Baladin.

Molti prodotti sono legati a momenti particolari della vita di Teo, come la birra Nora dedicata alla sua compagna e la Wayan, legata alla nascita della figlia. Nora è stata la prima birra a certificazione completamente biologica, come pure Wayan: un’altra occasione in cui Teo ha manifestato il suo spirito pionieristico.

Leggi anche Egitto, l’autonomia delle donne che parte dal pane

Briciola, una birra buona come il pane 

L’ultima avventura di questo produttore legato alla terra, al rispetto dell’ambiente e contrario allo spreco è Briciola, una birra nata in collaborazione con l’Associazione Autonoma Panificatori della Provincia di Cuneo per recuperare il pane invenduto trasformandolo in ingrediente per produrre una birra artigianale. Briciola è una birra in lattina, chiara e leggera, che fa pensare al pane appena sfornato.

Il suo messaggio è forte – «la birra è terra» – e coraggioso in un Paese come l’Italia dove a tavola si beve vino. In Italia è scontato abbinare l’idea del vino alla terra e all’agricoltura, non lo è altrettanto quando si parla di birra. Tanto si è impegnato Teo Musso a produrre da sé la maggior parte della materia prima necessaria alla birra che nel 2012 Baladin è diventato Birrificio Agricolo. Anche sul fronte dell’energia Baladin cerca la sostenibilità: l’energia elettrica e motrice viene prodotta con i pannelli solari e i fabbisogni extra sono acquistati da filiera ecologica

Oggi le sue numerose birre abbinabili ai cibi sono entrate nel salotto buono delle eccellenze italiane, apprezzate da Eataly come da Slow Food. Nel 2016, nella nuova edizione della Guida alle birre d’Italia edita da Slow Food Editore, il birrificio Baladin ottiene la chiocciola oltre a diversi riconoscimenti. 

È di Teo Musso anche l’idea del progetto Open «come open source, basato sulla condivisione», nato per condividere la ricetta della birra con lo scopo di promuovere la birra artigianale italiana.

Birra come cultura e impegno etico

La birra, per Teo Musso è una passione, una forma di espressione, ma anche un modo per fare cultura attraverso la creazione di eventi di vario tipo (musica, progetti didattici, incontri gastronomici, ricerca) e una forma di impegno etico. Baladin sostiene alcuni progetti sociali, tra cui la scuola di musica Una Nota in Più e il sostegno dei 10.000 Orti in Africa di Terra Madre, promosso dalla Fondazione Slow Food per la biodiversità onlus

Una Nota in Più è un progetto che coinvolge ragazzi con handicap o malattia mentale in una scuola di musica: «L’obiettivo del progetto non è mettere dentro della musica, ma tirare fuori le note che abbiamo dentro». Un’esperienza talmente entusiasmante da uscire all’esterno, con CD e tour di concerti. 

Il progetto di Slow Food è realizzare 10.000 orti nelle scuole e nei villaggi africani per garantire alle comunità cibo fresco e sano, e formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura. Baladin sostiene il progetto con l’adozione di 4 orti in Sudafrica (orti comunitari) e in Marocco (orti scolastici).

Exit mobile version