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Crisi alimentari, i livelli di fame e malnutrizione non migliorano

Le crisi alimentari non accennano a migliorare, come riporta il “Global Report on Food Crises 2023”. Difficile intervenire sulle cause in un mondo scosso da vecchi e nuovi conflitti, dagli shock economici e da eventi meteorologici estremi

Foto di Annie Spratt su Unsplash

Dietro i numeri dei rapporti ci sono delle persone

Le crisi alimentari affliggono circa 238 milioni di persone in 48 paesi del mondo; in questa fascia di popolazione, l’insicurezza alimentare acuta colpisce quasi 1 persona su 5.

L’Africa orientale rimane la regione più colpita dalle crisi alimentari, con quasi 65 milioni di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta (un aumento di 8 milioni di persone dal 2022), principalmente a causa del conflitto in corso in Sudan.

I 10 paesi in crisi alimentare grave sono Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sudan, Etiopia, Afghanistan, Yemen, Bangladesh, Pakistan, Sud Sudan e Somalia. Non sono disponibili dati aggiornati per Myanmar, Siria e Ucraina, che sono stati tra i 10 paesi più colpiti nel 2022.

Un piccolo miglioramento si registra in Sri Lanka e Niger.

Resta disperata la situazione dei bambini. Nei 21 paesi di cui erano disponibili i dati, circa 27,2 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni soffrivano di malnutrizione acuta entro agosto 2023. Di questi, 7,2 milioni erano gravemente malnutriti e bisognosi di cure.

Questi dati drammatici sono riportati nel Global Report on Food Crises 2023 del World Food Programme. Il nuovo rapporto sulle crisi alimentari mondiali prende in esame il periodo che va da gennaio ad agosto 2023.

I dati sono estremamente difficili da accettare perché quando si parla di numeri in realtà si parla di persone, e non dovremmo mai dimenticarlo.

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Le principali cause delle crisi alimentari

Lo scenario difficilmente potrà migliorare in un mondo messo continuamente alla prova da vecchi e nuovi conflitti, dagli shock economici e da eventi meteorologici estremi. Ma vediamo i singoli punti.

Conflitti – Rimangono il principale motore dell’insicurezza alimentare, colpendo otto dei 10 paesi più colpiti dalla crisi alimentare. Inoltre, la decisione della Russia di porre fine all’iniziativa sui cereali del Mar Nero ha aumentato l’incertezza sui prezzi del mercato alimentare globale nei prossimi mesi. Il recente colpo di stato in Niger dovrebbe invertire i recenti miglioramenti della sicurezza alimentare a livello nazionale e esacerbare ulteriormente l’insicurezza alimentare acuta nella regione.

Shock economici – Il prezzo elevato dei prodotti alimentari nei mercati interni colpisce le popolazioni più fragili. In particolare nei paesi a basso reddito, alti livelli di debito pubblico limitano ulteriormente la capacità dei governi di importare cibo e mitigare l’impatto dei prezzi alimentari sulle persone.

Eventi meteorologici estremi – Rimangono un fattore chiave dell’insicurezza alimentare in tutto il mondo. L’arrivo di El Niño, che riscalderà ulteriormente le temperature globali, renderà le condizioni climatiche ancora più estreme per i prossimi 9-12 mesi.

Il Rapporto evidenzia l’urgenza di una cooperazione tra le diverse agenzie per affrontare le cause delle crisi alimentari. Ma non basta un eventuale sollievo temporaneo se non si programmano soluzioni di lungo termine per mitigare l’impatto delle crisi alimentari.

È quanto cerca di fare dal 2016 il Global Network against Food Crises, lanciato Unione Europea, FAO e World Food Programme, per collegare i diversi attori e coordinare azioni comuni.

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