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Cresce la produzione di carne e aumenta lo spreco alimentare

Se alcuni vedono nella carne coltivata una possibile soluzione alle necessità alimentari globali senza però distruggere il Pianeta, alcuni studi mettono in correlazione la produzione di carne con il volume degli sprechi alimentari

Image by gate74 from Pixabay

Spreco alimentare e alimentazione globale

La carne coltivata è al centro di uno studio curato da CE Delft, società olandese indipendente di ricerca e consulenza su numerosi temi ambientali (energia, economia circolare, biomasse, mobilità urbana, industria sostenibile, etc.).

Sappiamo che ormai il nostro modello alimentare non è più sostenibile per nutrire i circa 10 miliardi di persone che si presume abiteranno la Terra nel 2050. Per questo i ricercatori di tutto il mondo sono alla ricerca di soluzioni compatibili con la nostra salute e quella del Pianeta. La carne coltivata – ottenuta da cellule staminali animali con una biopsia e poi riprodotta in speciali bioreattori con l’aggiunta di sostanze che cercano di renderla il più possibile simile alla carne naturale quanto a colore, sapore e consistenza – è ritenuta da alcuni la risposta ecologica all’inquinamento degli allevamenti zootecnici.

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Produrre una carne che piace ai consumatori

Il gradimento dei consumatori è subordinato alla qualità dei prodotti: tuttavia, non si tratta solo dell’aspetto o del gusto della carne coltivata, esistono anche preferenze determinate da ragioni culturali di cui si dovrà tenere conto. Secondo CE Delft, oltre a fornire proteine sostenibili, la carne coltivata può ridurre drasticamente i rifiuti dell’industria della carne e quindi il loro impatto ambientale.

A tale proposito, ci sembra interessante citare anche un altro studio sui cui risultati vale la pena di riflettere.  Food Loss and Waste in Meat Sector—Why the Consumption Stage Generates the Most Losses?, pubblicato in “MDPI”, ritiene che il 23% della carne da animali allevati naturalmente vada sprecata.

Per la precisione, sul totale dello spreco il 64% avviene a livello di consumo, il 20% durante la lavorazione, il 12% nel corso della distribuzione mentre il 3,5% si verifica durante la produzione primaria.

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Ridurre lo spreco alimentare globale entro il 2030

I ricercatori affermano che l’importanza ecologica delle perdite alimentari dipende non solo dalla quantità, ma anche dal tipo di alimento, dal punto della catena alimentare in cui viene perso e dal modo in cui viene riciclato o smaltito.

I dati dello studio Food Loss and Waste in Meat Sector rafforzano l’idea dell’importanza dell’educazione alimentare delle persone e della formazione degli operatori per almeno due buoni motivi: il primo è che bisogna sempre evitare lo spreco alimentare, il secondo è che lo spreco di alimenti di origine animale pesa doppiamente sull’ambiente perché la catena di produzione e consumo della carne ha più impatto di altre. L’aumento della produzione e del consumo di carne avvenuto negli ultimi anni ha comportato anche un aumento di perdite e sprechi.

In Europa la maggior parte degli sprechi alimentari si verifica a livello di consumo: una loro riduzione sia a livello domestico che di ristorazione può contribuire a dimezzare lo spreco alimentare globale entro il 2030.