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Cresce la fame nei Paesi più poveri

L’impatto della guerra in Ucraina sta causando un rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari e la carenza di colture di base. Circa un terzo delle esportazioni globali di grano proviene dalla Russia e dall’Ucraina, da cui il Medio Oriente e l’Africa importano più di metà delle loro forniture di cereali. Per i Paesi più fragili questo comporta un’escalation della fame e della povertà

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(Rinnovabili.it) – Se lo scenario che si prefigura per l’Europa è molto preoccupante, nei paesi più vulnerabili del mondo diventa sempre più reale un aumento della fame e della povertà.

L’impatto della guerra in Ucraina sta causando un rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari e la carenza di colture di base. Circa un terzo delle esportazioni globali di grano proviene dalla Russia e dall’Ucraina, da cui il Medio Oriente e l’Africa – già alle prese con i problemi della fame – importano più di metà delle loro forniture di cereali.

La Russia è anche un grande produttore mondiale di fertilizzanti, i cui prezzi erano schizzati in alto già prima dell’inizio del conflitto.

L’effetto degli aumenti nei Paesi più poveri

L’aumento del prezzo dei cereali, dei carburanti e dei fertilizzanti sta generando effetti a catena che hanno un impatto drammatico sulle comunità rurali più povere.

Il presidente dell’IFAD, Gilbert F. Houngbo, ha lanciato l’allarme: «Sono profondamente preoccupato che il violento conflitto in Ucraina.

È una catastrofe per le persone direttamente coinvolte, sarà anche una tragedia per le persone più povere del mondo che vivono nelle aree rurali che non possono assorbire gli aumenti dei prezzi degli alimenti di base e degli input agricoli che deriveranno da interruzioni del commercio globale.

Questo potrebbe causare un’escalation della fame e della povertà con terribili implicazioni per la stabilità globale».

In Somalia, ad esempio, l’aumento dei carburanti e dell’elettricità hanno un impatto insopportabile per i piccoli agricoltori e per i pastori. Già provati dalla siccità, cercano di sopravvivere con l’agricoltura ma hanno bisogno di piccoli motori diesel per alimentare gli irrigatori.

L’Egitto importa da Russia e Ucraina l’85% del grano e il 73% dell’olio di girasole: i prezzi sono alle stelle.

Il Libano importa circa l’80% del grano da Russia e Ucraina e il 22% delle famiglie soffre di insicurezza alimentare. Come se non bastasse, è impossibile stoccare scorte per più di un mese perché l’esplosione nel porto di Beirut nel 2020 ha distrutto i silos.

I lavoratori dell’Asia centrale emigrati in Russia sono stati colpiti dalla svalutazione del rublo. Con le loro rimesse, le famiglie nelle aree rurali accedono a cibo e istruzione.

Gli interventi dell’IFAD contro la fame

In altre situazioni di crisi alimentare l’IFAD ha attuato numerosi interventi che si sono rivelati risolutivi per mitigarne gli effetti e salvare i più poveri dalla fame: sovvenzione delle imprese agricole, investimenti nella catena del valore, servizi di aggregazione per collegare gli agricoltori ai mercati locali, prestiti, sostegno del microcredito.

Ma questa volta lo shock ha dimensioni che stanno andando fuori controllo.

«L’IFAD è impegnata ad aumentare la resilienza dei produttori rurali più poveri del mondo che sono fondamentali per la produzione di un terzo del cibo mondiale.

Dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che abbiano le risorse per continuare a produrre cibo ed essere protetti da ulteriori shock. Nel breve termine, tuttavia, sarà difficile mitigare gli impatti globali di questa crisi.

Mi unisco all’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite a porre fine al conflitto ora e ripristinare la pace. È l’unica soluzione per evitare la catastrofe globale».