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Contro la siccità servono visione, ricerca e innovazione

La siccità non è più un fatto occasionale, ma un problema strutturale da affrontare con l’aiuto della ricerca e dell’innovazione. L’agricoltura, l’attività produttiva che forse più di tutte patisce la mancanza di acqua, sta facendo la sua parte, ma servono strategie di lungo periodo e ad ampio raggio che spettano anche alla politica

Image by Holger Schué from Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – La siccità è un problema che non dobbiamo più considerare occasionale bensì strutturale, e come tale va affrontato con gli strumenti offerti da ricerca e innovazione.

Irrigazione a goccia

Lo sanno bene gli agricoltori, che dalla carenza di acqua sono messi in grave difficoltà. Si richiede loro un approccio innovativo che li metta in condizione di ottimizzare le risorse disponibili e il loro impegno nella lotta allo spreco è dimostrato dal fatto che il 50% delle aziende agricole ha introdotto da tempo i sistemi di irrigazione a goccia.

I giovani agricoltori (che rappresentano più di un terzo del totale delle imprese agricole), in particolare, sono convinti utilizzatori dell’agricoltura 4.0 e delle sue molteplici soluzioni: centraline meteo per monitorare l’umidità dei terreni e la distribuzione di acqua, regolazione dei fertilizzanti con sistemi hi tech, tecniche di agricoltura di precisione per razionalizzare i sistemi di coltivazione, promozione delle attività via social.

Demetra, la piattaforma di Coldiretti per la gestione online dell’azienda agricola, informa in tempo reale sullo stato delle coltivazioni: conoscere la fertilità dei terreni e il livello di stress idrico dovuto alla siccità è un passo fondamentale per fronteggiare il cambiamento climatico.

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Contro la siccità serve una strategia ad ampio raggio

L’andamento dei primi mesi del 2023 sembra confermare che quest’anno potrebbe superare le temperature record del 2022 (l’anno più caldo dal 1800, dati Isac CNR) in cui era caduto il 30% di pioggia in meno. Il problema riguarda non solo l’Europa, ma il mondo intero.

Se la siccità che sta colpendo l’Argentina facesse dimezzare i raccolti di mais e soia le ripercussioni si sentirebbero anche dall’altra parte del globo.

Come si diceva, la siccità sta diventando un problema strutturale che non richiede interventi occasionali sull’onda dell’emergenza, ma investimenti e strategie di lungo periodo e ad ampio raggio.

Se da un lato andrebbe elaborato un piano di adattamento ai cambiamenti climatici magari ispirandosi alle esperienze di alcuni Paesi europei, la prima cosa da fare è realizzare infrastrutture irrigue adeguate (le perdite lungo la rete di distribuzione variano dal 45 all’80%) e invasi per lo stoccaggio dell’acqua piovana (attualmente se ne trattiene appena l’11%).

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Siamo a un punto di non ritorno e non possiamo più permetterci sprechi e leggerezze. Alle richieste che gli agricoltori fanno da molto tempo dovrebbe dare ascolto la politica, comprendendo che queste opere sono indispensabili subito e il Paese gliene sarebbe riconoscente.

Come ha opportunamente sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, «non c’è agricoltura se non c’è acqua», e senza agricoltura non c’è cibo.

Ricerca e innovazione

Ricerca e innovazione sono fondamentali per centrare gli obiettivi della transizione ecologica ed energetica. Coldiretti, ad esempio, ha stretto una convenzione con il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura) per portare avanti la ricerca pubblica nelle TEA, le tecnologie di evoluzione assistita (da non confondere con gli OGM, che sono tutt’altra cosa).

Le associazioni degli agricoltori hanno anche stabilito interessanti collaborazioni con centri di ricerca agricola di Israele, un Paese dove la siccità ha spinto verso soluzioni tecnologiche innovative.

«Il miglioramento genetico può aumentare le rese, ridurre gli effetti del cambiamento climatico e aumentare la resistenza ai parassiti. L’agricoltura di precisione può aiutare a contenere i costi delle imprese agricole, riducendo le emissioni di gas climalterante e favorendo un migliore utilizzo delle risorse naturali. La tecnologia, infine, favorisce la produzione di energia da fonti rinnovabili aumentando l’autoapprovvigionamento e riducendo la dipendenza», ha dichiarato Massimiliano Giansanti.

Gli agricoltori cambiano le colture

La primavera arriva al termine di un inverno mite e poco piovoso che lascia fiumi e laghi sotto il livello di sicurezza; in più manca il potenziale idrico dato dalla neve. Dai fiumi in secca, inoltre, si sta infiltrando l’acqua salata che rende inutilizzabili i terreni e le risorse idriche.

Una somma di fattori che sta gradualmente orientando a cambiare le colture. Caldo anomalo e siccità hanno anticipato le fioriture e stravolto i normali cicli colturali: sui banchi dei mercati si trovano primizie come piselli, asparagi, fave, fragole e zucchine con un mese di anticipo.  

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Un’ondata di ritorno del freddo e del maltempo, a cui ci ha abituato il cambiamento climatico, potrebbe però compromettere i prossimi raccolti di colture precocemente risvegliate da una finta primavera.

È il momento in cui si coglie l’occasione per rinnovare il menù. Frutta e verdura – pilastri della dieta mediterranea – non dovrebbero mai mancare in un’alimentazione sana, ma il 2022 ha fatto segnare un record negativo di consumi ortofrutticoli.

L’aumento dei prezzi ha scoraggiato molti al momento di fare la spesa. Allora vale la pena ricordare i tanti prodotti “belli dentro”: anche se fuori non sono esteticamente perfetti, dentro sono buonissimi e hanno il vantaggio di costare meno.

Infine fare la spesa nei mercati conviene perché i prodotti durano di più, in quanto arrivano direttamente dal campo al banco senza aver affrontato lunghe trasferte. Dopo tutto l’Italia gode di una grande biodiversità, approfittiamone.