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Continua lo studio sulla moria del kiwi

È in corso uno studio sulla moria del kiwi, una patologia che dal 2012 ha colpito una coltura strategica in molte aree del Paese. I risultati sono interessanti ma necessitano di ulteriori approfondimenti. Nel frattempo le aziende hanno bisogno di supporto

Foto di Pranjall Kumar su Unsplash

(Rinnovabili.it) – Il laboratorio Pedonlab di Latina, che ha promosso uno studio sulla moria del kiwi, ha concluso la prima fase della sperimentazione a cui hanno contributo Confagricoltura Latina e la Camera di Commercio di Frosinone Latina.

Oltre ai tecnici del laboratorio Pedonlab, hanno partecipato alla ricerca anche tecnici del CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) e della cooperativa Apofruit.

I primi segni nel 2012

Nella provincia di Latina sono dedicati alla produzione del kiwi circa 9.500 ettari, ma la coltura è strategica anche in altre aree del Paese.

Nel 2012 ha iniziato a manifestarsi nel Veronese una patologia ­– denominata moria – che ha colpito le piante di kiwi; dopo essersi estesa ad altre zone del nord Italia, nel 2016 è arrivata nel Lazio, dove ha colpito una superficie tra il 5 e il 15% del totale.

La malattia parte dalle radici e provoca un deperimento generale della pianta di kiwi fino alla sua morte. La moria comporta un ingente danno economico: perdita di produzione, rimozione delle piante morte e reimpianto di nuove, che però potrebbero subire la stessa sorte.

Si è ipotizzato che tra le possibili cause della moria ci fosse il ristagno idrico o comunque condizioni del terreno che impediscono un’adeguata circolazione di ossigeno.

Lo studio in corso

Lo studio di Pedonlab si è concentrato sulla presenza di funghi potenzialmente patogeni e sulle possibili strategie per contenere il problema.

L’analisi, iniziata nel 2020, ha riguardato 20 aziende in cui era presente la moria a diversi stadi e il campionamento di circa 10 piante per ogni azienda.

Le indagini fitopatologiche hanno evidenziato la presenza di alcuni patogeni. Lo studio è ancora in fase inziale, ma i ricercatori hanno avanzato l’ipotesi di intervenire con l’abbattimento della carica virale portata da questi patogeni attraverso alcuni protocolli che sono ancora in via di sperimentazione e che necessitano di un confronto con i Ministeri competenti.

Lo studio ha segnalato l’importanza di limitare l’irrigazione del terreno per non stressare eccessivamente l’apparato radicale e sconsiglia il reimpianto su terreni in cui sono presenti i patogeni individuati.

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Servono ulteriori approfondimenti

Nella prima fase dello studio – che è durata tre anni – i ricercatori si sono concentrati su un particolare tipo di patogeno che è risultato presente nell’80% dei casi: il Cylindrocarpon Liriodendri, già noto in Turchia e Portogallo, oltre che in Italia. 

Gli studiosi hanno analizzato anche altri tipi di patogeni, che però sono presenti in minor misura.

I protocolli di sperimentazione hanno prodotto risultati interessanti, che tuttavia hanno bisogno di ulteriori approfondimenti.

Supporto alle imprese agricole

«Confagricoltura Latina ha voluto investire su questo studio insieme alla Camera di Commercio di Frosinone Latina e ad alcune aziende agricole del territorio perché siamo convinti che il problema della moria del kiwi si risolva solo con dati scientifici alla mano.

Visto l’esito di questi primi anni di lavoro, è arrivato il momento che le istituzioni ci affianchino e ci supportino nella ricerca o nell’eventuale iter autorizzativo dei protocolli sperimentati dai tecnici.

Confagricoltura conferma l’esigenza di dare impulso a una campagna di prevenzione per valutare nuovi protocolli di gestione delle aree e, per portare avanti questa attività.

Occorrono contributi concreti e supporto reale per le imprese agricole che vogliono investire nell’ammodernamento dei loro impianti.

Confagricoltura sta inoltre lavorando all’istituzione della società Agriricerca, che si occuperà di dare risposte alle esigenze del settore anche sul fronte dello studio dei fenomeni e della ricerca scientifica» ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Latina, Luigi Niccolini.