(Rinnovabili.it) – La povertà è ben lungi dall’essere sconfitta. L’Obiettivo 1 dell’Agenda 2030 – porre fine a ogni forma di povertà nel mondo – sembra più un’utopia che un obiettivo concretamente realizzabile.
Cambiamenti climatici, pandemia, crisi economica e conflitti lo allontanano sempre più. La Banca Mondiale stima che entro la fine del 2022 685 milioni di persone potrebbero ancora vivere in condizioni di estrema povertà.
Secondo il Rapporto della Banca MondialeCorrecting Course – Poverty and shared prosperity 2022 il Covid-19 ha segnato uno spartiacque nella lotta globale alla povertà.
Nei trent’anni precedenti più di un miliardo di persone era uscito dalla povertà estrema. Fino al 2015 il tasso di povertà estrema si era addirittura dimezzato, poi il trend ha cominciato a rallentare. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno invertito la tendenza.
Le aree del mondo più colpite sono le aree rurali dei paesi in via di sviluppo. In Africa, in particolare, la Banca Mondiale stima che una larga parte della popolazione continuerà a vivere con meno di 2,15 dollari al giorno.
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Coltivazioni sostenibili
L’IFAD, costantemente in prima fila nella lotta contro la povertà, ha individuato cinque azioni concrete per ridurre la povertà rurale puntando sull’emancipazione dei piccoli agricoltori.
La prima azione prevede di trasformare il modo in cui si produce e si consuma il cibo, partendo dal principio che si può nutrire la comunità, provvedere al proprio sostentamento e nello stesso tempo nutrire l’ambiente rurale attuando sistemi di coltivazione sostenibili.
Ad esempio, le donne senegalesi stanno ripristinando le mangrovie mentre gestiscono allevamenti di ostriche e di api: un esempio di economie locali sane che vanno di pari passo con la protezione dell’ambiente.
Con un bel progetto in Guatemala i piccoli agricoltori forniscono cibi freschi alle scuole. Il vantaggio è doppio: i bambini mangiano cibo sano, gli agricoltori hanno un guadagno adeguato e sicuro.
Cambiamento climatico
La seconda azione è mettere le popolazioni al centro dell’azione per il clima. Poiché le popolazioni rurali sono le più colpite dal cambiamento climatico, pur essendo quelle che ne hanno minori responsabilità, l’IFAD ha pensato di metterle in prima fila nelle soluzioni.
In Bangladesh, ad esempio, i sistemi di allerta precoce prevedono le inondazioni: in questo modo agricoltori e pescatori riescono a proteggere i campi e la pesca.
In Georgia i forti venti stanno trasformando i campi in deserto, allora gli agricoltori piantano alberi per proteggere le colture e il bestiame dal vento nonché il suolo dall’erosione.
Inoltre hanno diminuito l’uso di pesticidi perché l’aumento di biodiversità è un argine alla diffusione dei parassiti.
Condivisione delle conoscenze
Terza azione: influenzare il dibattito e l’azione globali per indicare come creare comunità rurali e trasformare i sistemi alimentari condividendo le conoscenze e le buone pratiche.
Ad esempio, il sorgo e il miglio sono cereali ad alto rendimento che crescono bene in condizioni aride e semi-aride e si adattano alle piccole coltivazioni.
Nel 2021 l’IFAD ha sviluppato cinque varietà di sorgo che sono diventate varietà commerciate da 40mila agricoltori in Kenya e Tanzania.
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Investire nelle fasce più deboli
Al quarto punto l’IFAD suggerisce di investire nelle persone più vulnerabili. Se hanno accesso alla terra e a finanziamenti a prezzi accessibili i piccoli agricoltori possono investire nel loro lavoro e sfuggire alla povertà.
Ultimo punto, investire nelle popolazioni rurali è investire nel futuro. Diversi sono i tipi di investimento, come finanziare l’innovazione in agricoltura delle popolazioni indigene o sostenere lo sviluppo di piccole imprese rurali per far uscire le persone dalla povertà.