“Coltiviamo agricoltura sociale” compie otto anni. Finora ha destinato un milione di euro a progetti in grado fondere gli obiettivi economici e imprenditoriali delle aziende agricole con la dimensione etica d’impresa, ovvero l’attenzione alle persone e l’inclusione della comunità
di Isabella Ceccarini
Un business etico per il riscatto sociale
Dopo otto anni Confagricoltura continua a credere nel progetto “Coltiviamo agricoltura sociale” che riesce a fondere gli obiettivi economici e imprenditoriali delle aziende agricole con la dimensione etica d’impresa, ovvero l’attenzione alle persone e l’inclusione della comunità.
“Coltiviamo agricoltura sociale”, coesione e dignità
Pertanto, “Coltiviamo agricoltura sociale” dimostra che l’agricoltura non è solo il settore primario ma ha un ruolo determinante nell’offrire un riscatto sociale alle persone fragili. L’agricoltura diventa protagonista e crea nel territorio un’attività di impresa che apre la porta a chi è in difficoltà. Non importa chi sei o da dove vieni: l’agricoltura sociale può restituire alle persone speranza, lavoro e dignità. Carcerati, migranti, donne che hanno subito violenza, disabili: categorie sociali svantaggiate, ma non per questo da abbandonare.
Ma l’agricoltura sociale ha un valore forte per il territorio, sta dalla parte delle comunità delle aree interne e rappresenta per queste un fattore di coesione sociale e territoriale.
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Un premio di 40mila euro
Annamaria Barrile, direttore generale di Confagricoltura, nel ricordare quanto tenga al progetto “Coltiviamo agricoltura sociale” ne ha sottolineato il valore economico: in questi anni Confagricoltura ha donato un milione di euro insieme ai partner Senior – L’età della Saggezza Onlus e Reale Foundation, in collaborazione con la Rete delle Fattorie Sociali e l’Università di Roma Tor Vergata.
Quest’anno ognuno dei premiati ha ricevuto 40mila euro: un “bottino” preziosissimo per iniziative che devono far quadrare i conti senza ingenti finanziamenti. Per questo è importante che l’agricoltura sociale diventi un business etico, in quanto nessuna iniziativa può stare in piedi senza un ragionevole guadagno.
Come ha ricordato Angelo Santori, presidente di Senior – L’età della Saggezza Onlus, «la nostra onlus è un “braccio operativo” per le attività sociali in agricoltura. Siamo stati i primi a realizzare progetti di agricoltura sociale, da sempre impegnati a favorire e sostenere l’integrazione e la realizzazione di progetti di inclusione nelle zone rurali».
In questi anni si sono aggiunti altri progetti con gli ospedali (come i giardini verticali nei reparti oncologici del Gemelli, nella convinzione che il verde abbia una funzione terapeutica), il giardino sensoriale per i non vedenti dell’Istituto Sant’Alessio, la riqualificazione di uno spazio verde per farne una sala d’attesa per i pazienti del Policlinico Umberto I.
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Ogni progetto mette al centro la persona
Il lavoro della giuria è impegnativo: scegliere fra i 73 progetti della sezione ordinaria e gli 8 progetti della sezione speciale non deve essere stato semplice.
«Prendersi cura delle persone per un mondo migliore insieme» è l’impegno di Reale Foundation Italia, come ha ricordato il responsabile Luca Rossin. Un impegno che concilia business e strategie di sostenibilità con un impatto sociale misurabile per creare opportunità di inserimento lavorativo per i più fragili.
«Dove c’è un’azienda agricola ci sono servizi di prossimità in territori dove questi servizi sarebbero mancati. Questo significa dare alle persone la possibilità di rimanere nei loro territori», ha sottolineato Marco Di Stefano, presidente di Rete Fattorie Sociali, nata nel 2005 e da allora in prima fila per agire contro il disagio sociale. Servizi che hanno positive ricadute ambientali, ma anche psicofisiche ed economiche.
Di Stefano ha fatto l’esempio di un ragazzo con problemi psichiatrici, periodicamente sottoposto a TSO. Un caso emblematico: il lavoro nella fattoria sociale spesso lo aiuta ad evitare il ricovero, e il fatto di essere pagato per il lavoro svolto gli restituisce dignità.
Purtroppo mancano ancora le linee guida alla Legge 18 agosto 2015, n. 141 che contiene le disposizioni in materia di agricoltura sociale. Questo fa sì che le Regioni non si muovano o lo facciano in modo incoerente.
Anche per questo Di Stefano auspica che l’Osservatorio Nazionale per l’Agricoltura Sociale, fermo da anni, riprenda a funzionare per armonizzare le norme utili alla realizzazione dei progetti.
«Fondamentale il ruolo della formazione degli operatori che, grazie alla borsa di studio per il Master in Agricoltura Sociale presso l’Università di Roma Tor Vergata, avranno la possibilità di perfezionare ulteriormente le proprie competenze», ha concluso Di Stefano.
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I progetti premiati
I progetti premiati da “Coltiviamo agricoltura sociale” per il 2023 sono No Aut, Tourism 4 All e In Cassetta. Premio speciale a La casa della Legalità.
No Aut di Cascina Don Guanella di Lecco è un progetto educativo per accompagnare alla vita adulta i giovani a rischio di esclusione, attraverso il coinvolgimento nella filiera agricola, dalla produzione ai processi di trasformazione dei prodotti. Un progetto di rinascita che parte dalla terra.
Tourism 4 All della Soc. Coop. Agricola Narnia di Foggia offre una vacanza a persone con disabilità fisica e/o psichica e a donne in situazione di svantaggio, nonché a minori e a giovani in condizione di disagio sociale e alle loro famiglie. Il soggiorno prevede un programma di attività agricole sociali da realizzare durante la permanenza in fattoria.
In Cassetta dell’azienda agricola di Valentina Gagliardo Briuccia opera in un territorio a vocazione agrumicola nella zona periurbana di Palermo, caratterizzata da dispersione scolastica, un’alta percentuale di minori in carico al servizio sociale, un tessuto multietnico e da un’urbanizzazione selvaggia. Il punto di forza del progetto è la collaborazione con l’associazione che eroga servizi socioeducativi e socioassistenziali sul territorio.
La Casa della Legalità di Forlì ha creato uno spazio verde recuperando un territorio che era ridotto a discarica. Qui si producono ortaggi biologici e si realizzano attività formative e di orto-terapia destinate a persone disabili, svantaggiate e fragili, oltre che a studenti delle scuole primarie e secondarie.