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Coldiretti, idee per il futuro dell’agricoltura

futuro dell'agricoltura
via depositphotos.com

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Consumiamo un prodotto alimentare su quattro proveniente dall’agricoltura estera, segno di una dipendenza che non si esaurisce: un deficit che si è accumulato negli anni. Eppure un’analisi di Coldiretti su dati Istat dice che per la prima volta da qualche anno a questa parte le esportazioni agroalimentari superano le importazioni. Per essere più precisi, nel 2020 le esportazioni sono cresciute dell’1,7% arrivando a totalizzare 46,1 miliardi di euro mentre le importazioni si sono fermate a 43 miliardi.

La riduzione degli scambi commerciali dovuta alla pandemia ha causato incertezze e accaparramenti di beni primari da parte dei singoli Stati. Questa situazione, come hanno evidenziato gli indici della FAO, ha provocato un rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari come non si vedeva da sette anni trainati da zucchero, oli vegetali e cereali. Anche l’Unione Europea non ha nascosto la propria preoccupazione e la conseguente necessità di elaborare una strategia per garantire l’autosufficienza alimentare alla propria popolazione.

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L’Italia ha un comparto agroalimentare molto forte e apprezzato anche all’estero sia per la qualità che per la sicurezza garantita dai suoi prodotti: quasi 740mila imprese agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione, 230mila punti vendita al dettaglio. Un comparto che genera 538 miliardi di valore lungo la filiera e garantisce 3,6 milioni di posti di lavoro.

Tagliare la burocrazia che ingessa le imprese

Quali strade percorrere per rafforzare un settore così importante per l’economia italiana? Il primo passo è «tagliare la burocrazia che frena le imprese e investire su progetti di ampio respiro in grado di mettere le ali al Paese fuori dall’emergenza Covid», afferma con decisione Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Se consideriamo «il settore agroalimentare come vera e propria risorsa strategica al pari di telecomunicazioni ed energia» bisogna eliminare gli impedimenti che ne frenano lo sviluppo. La burocrazia imbriglia fino a 100 giorni all’anno del lavoro in azienda e frena l’ingresso dei giovani nelle attività imprenditoriali. Uno spread competitivo che appesantisce le aziende che invece hanno bisogno come l’aria di procedure snelle e di semplificazione.

L’agroalimentare ha grandi potenzialità di occupazione, anche per donne e giovani che sono le categorie maggiormente propense all’innovazione e all’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, temi che rientrano perfettamente nell’ambito del Recovery Plan. I fondi europei devono finanziare progetti strategici di lungo periodo in grado di portare benefici di sistema all’intero Paese. Numerosi i progetti ritenuti strategici da Coldiretti: «digitalizzazione delle campagne, innovazione tecnologica, foreste urbane per mitigare inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici, interventi specifici nei settori deficitari e in difficoltà dai cereali all’allevamento fino all’olio di oliva». Un fattore di crescita per il Made in Italy agroalimentare sono anche i contratti di filiera, perché garantiscono un’equa distribuzione di valore fra i diversi componenti.

Superare il digital divide accelera l’innovazione

C’è ancora chi non crede che l’innovazione in agricoltura sia importante? Allora è bene sapere che nel 2020 l’agricoltura 4.0 ha generato un fatturato di circa 540 milioni di euro (+20% rispetto al 2019). Il futuro dell’agricoltura è nell’innovazione: migliore qualità e quantità delle produzioni agricole, riduzione dei costi aziendali, minore impatto ambientale grazie alla riduzione nell’uso di fertilizzanti e pesticidi, risparmio idrico. L’innovazione rende l’agricoltura meno inquinante e più resiliente, due fattori chiave per sopportare le crisi climatiche. L’innovazione, tuttavia, va sostenuta e messa in condizione di esistere: prima di tutto la banda larga deve arrivare nelle aree interne e montane.

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Superare il digital divide non è un’urgenza solo dei grandi centri urbani, è un dovere per combattere lo spopolamento delle aree interne e metterle in condizione di diventare non solo produttive ma attrattive e ambite dai giovani imprenditori. È la base di partenza per la ripresa economica dell’Italia. A tal fine, Coldiretti ha siglato un accordo con TIM e Bonifiche Ferraresi per accompagnare la transizione economica e digitale dell’agroalimentare italiano.

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