L’invasione di un altro insetto alieno, la cocciniglia tartaruga, ha colpito il patrimonio arboreo italiano. L’infestazione, iniziata in Campania, è arrivata a Roma dove ha attaccato i pini che caratterizzano il patrimonio della Capitale
(Rinnovabili.it) – Di insetti alieni che sono una calamità per le nostre piante (dalle palme agli olivi agli alberi da frutto) tanto si è parlato, ma l’elenco purtroppo si allunga. Il nuovo allarme riguarda principalmente i pini domestici o da pinoli (Pinus pinea) e i pini marittimi (Pinus pinaster), attaccati dalla voracissima cocciniglia tartaruga: un’invasione da fermare in fretta perché l’insetto si riproduce velocemente e attacca moltissime piante, succhiandone la linfa e provocandone l’indebolimento e in molti casi la morte.
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Un danno indiretto della cocciniglia tartaruga è la produzione di una grande quantità di melata, una sostanza densa e zuccherina che costituisce il substrato per la crescita di funghi agenti di fumaggine (funghi saprofiti che si nutrono della melata e formano una patina nerastra che compromette la fotosintesi clorofilliana) che indeboliscono la pianta. La melata, inoltre, ricopre e soffoca la vegetazione del sottobosco, e porta al deperimento vegetativo anche altre piante.
La cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis) – così chiamata perché sul dorso della femmina compaiono dei segni che lo fanno somigliare al carapace della tartaruga – è una specie originaria delle foreste del Nord America e del Canada. In queste zone è considerata poco dannosa, gli attacchi sono sporadici perché la cocciniglia tartaruga è ostacolata dalle stagioni molto fredde.
Nel 2005 la presenza della cocciniglia tartaruga è stata segnalata in America Centrale e nei Caraibi dove ha infestato i pini Pinus caribaea. Qui l’infestazione ha ucciso il 95% dei pini alterando il sistema ecologico dell’area.
Da Napoli a Roma
La cocciniglia tartaruga compie da 2 a 4 generazioni nell’arco dell’anno (ogni femmina depone circa 500 uova), ma nell’areale italiano le temperature miti hanno favorito la diffusione dell’insetto al punto che le generazioni si possono addirittura accavallare. La sua presenza è stata segnalata per la prima volta in Campania nel 2014 nelle province di Napoli e Caserta dove ha attaccato le pinete di Napoli, dell’area Flegrea e del litorale Domizio. Qui i danni sono stati subito ingenti e un gruppo composto da Cnr, Crea e Università Federico II di Napoli sta collaborando con ricercatori inglesi alla ricerca di una soluzione.
Nella primavera 2020 l’infestazione ha raggiunto Roma con numerosi focolai che vanno dalle ville storiche della città alla zona dei Colli Aniene, dalla pineta di Castelfusano all’area dell’Appia Antica, da Saxa Rubra a Monte Antenne fino al perimetro del Raccordo Anulare. Sarebbe opportuno un intervento tempestivo per evitare che i pini, che costituiscono un patrimonio arboreo caratteristico di Roma, siano decimati dalla cocciniglia tartaruga. Tuttavia l’allerta deve essere nazionale, perché si è visto che questi piccoli insetti allargano rapidamente l’area di infestazione.
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I tentativi fatti finora di combatterla con l’introduzione di insetti predatori non hanno dato risultati soddisfacenti. Una soluzione che si è dimostrata efficace è l’endoterapia, che consiste nell’iniettare nel sistema vascolare della pianta attraverso piccoli fori dei prodotti curativi e biostimolanti.