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Emergenza clima, l’agricoltura tra inondazioni e siccità

Con il clima è mutata la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni. Le inondazioni si alternano alla siccità, i ritmi stagionali si sono modificati e gli incendi devastano il territorio. Un quadro sempre più allarmante per l’agricoltura

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Credits: BORGHY52 (CC BY-NC-ND 2.0)

(Rinnovabili.it) – Dalle inondazioni alla siccità. Il clima cambia e porta con sé eventi non solo violenti, ma sempre più frequenti.

Il cambiamento climatico ha alterato la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni. Si alternano precipitazioni violente a lunghi periodi di siccità, che è diventata una vera e propria calamità per l’agricoltura: il danno è stimato in media in un miliardo di euro l’anno e incide pesantemente sulla qualità e quantità dei raccolti.

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Il clima non rispetta più i ritmi naturali

Il Po è in secca come se fosse estate, ma anche i grandi laghi sono a livelli più bassi della media. Il potenziale idrico che deriva dalla neve accumulata sulle Alpi e sull’Appennino è calato pericolosamente a -58%.

Con il clima che non rispetta più i ritmi naturali si è anticipato il risveglio vegetativo e le coltivazioni avrebbero bisogno di acqua. Tuttavia, essendo ancora in inverno, è facile prevedere che ci saranno gelate notturne e ondate di maltempo che provocheranno danni ingenti alle coltivazioni più vulnerabili.

L’assenza di precipitazioni invernali non solo mette in crisi l’agricoltura, ma ha fatto scattare l’allarme incendi in tutta la Penisola. L’anno è appena iniziato e gli incendi sono più che quadruplicati rispetto allo stesso periodo del 2021: una micidiale combinazione di vento forte, temperature alte e assenza di precipitazioni che ha inaridito i terreni nei boschi, favorendo il propagarsi degli incendi.

I roghi scoppiati nel nord Italia hanno colpito boschi e riserve naturali causando un enorme danno ambientale, economico e occupazionale.

Le aziende agricole, presidi del territorio

Nel 2021 sono andati in fumo più di 150mila ettari su tutto il territorio nazionale. Un danno incalcolabile: ogni incendio costa oltre diecimila euro l’ettaro tra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e spese a lungo termine per la ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree danneggiate in un arco temporale di quindici anni.

In Italia ai danni causati dal clima impazzito si aggiungono quelli dei piromani: non dimentichiamo che sei incendi su dieci sono di origine dolosa. Purtroppo quando chiudono le aziende agricole i boschi si trovano senza nessuno che presidi il territorio: la superficie boschiva è di 11,4 milioni di ettari, ovvero più di un terzo della superficie del Paese.

In sintesi, se da un lato vanno create le condizioni economiche e sociali per contrastare l’abbandono delle campagne, dall’altro servirebbe un piano per il sistema idrico. In Italia cadono ogni anno circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua, ma solo l’11% viene trattenuto. Coldiretti propone, a questo proposito, la realizzazione di una rete di piccoli invasi con un basso impatto ambientale diffusi su tutto il territorio.

Il fattore clima è sempre sul tavolo, ma fare prevenzione e trovare soluzioni sostenibili è comunque un impegno doveroso.