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Catena del freddo e trasformazione dei sistemi agroalimentari

Foto di congerdesign da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Una catena del freddo efficace può alleviare l’insicurezza alimentare?

Garantire cibo sano in quantità sufficiente per tutti è la grande sfida che il mondo deve affrontare. È una sfida in cui si intersecano emergenze diverse – cambiamenti climatici, aumento dell’inquinamento e smaltimento dei rifiuti – che convergono a minacciare la sicurezza alimentare di milioni di persone in tutto il mondo.

A questo quadro si è aggiunta l’aggressione russa all’Ucraina che sta destabilizzando le economie mondiali. Guerra e fame sono due facce della stessa medaglia, la globalizzazione ha fatto sì che questa crisi non risparmi nessuno in tutto il mondo.

Circa 828 milioni di persone soffrono la fame ogni anno e 3 miliardi non possono permettersi una dieta sana: una tragedia aggravata dalla quantità di cibo perso prima di arrivare nel piatto del consumatore finale.

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Perché è importante la catena del freddo

La quantità di cibo perso, soprattutto perché mancano sistemi di refrigerazione efficaci, si aggira intorno al 14%; il 17% del cibo prodotto è sprecato, ovvero arriva a destinazione ma viene buttato.

Secondo il Rapporto Sustainable Food Cold Chains. Opportunities, Challenges and the Way Forward, pubblicato da UNEP (United Nations Environment Programme) e FAO, la presenza di catene del freddo sostenibili eviterebbe gran parte di queste perdite, alleviando la portata della crisi alimentare.

Il Rapporto è stato sviluppato nel quadro della Cool Coalition guidata dall’UNEP in collaborazione con la FAO, l’Ozone Secretariat e l’OzonAction Programme dell’UNEP e la Climate and Clean Air Coalition.

La Cool Coalition è una rete globale multi-stakeholder formata da governi, città, organizzazioni internazionali, imprese, finanza, università e gruppi della società civile impegnati ad accelerare la transizione globale verso un raffreddamento efficiente e rispettoso del clima.

La Climate and Clean Air Coalition è una partnership di governi, organizzazioni non governative e attori della società civile riuniti su base volontaria per concretizzare programmi ambientali.

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2050, crisi alimentare e climatica in peggioramento?

Le perdite alimentari post-raccolto riducono il reddito di 470 milioni di piccoli agricoltori fino al 15%. Sembra quasi superfluo precisare che i più colpiti sono i Paesi in via di sviluppo.

Nel 2050 la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere quasi i dieci miliardi di persone. Questo richiederà di aumentare la produzione alimentare e potenziare la catena del freddo, che ovviamente consuma energia.

L’insieme di questi fattori aggraverà ancora di più la crisi climatica: un problema che si può risolvere solo grazie alla creazione di catene del freddo sostenibili.

Per ridurre le emissioni di gas serra bisogna ridurre anche quelle causate dai sistemi refrigeranti nella catena del freddo. Il Rapporto Sustainable Food Cold Chains cerca di capire in che modo la catena del freddo possa diventare sostenibile. Un cambiamento che richiede un approccio sistemico e lo sviluppo di piani d’azione nazionali – da sostenere con finanziamenti adeguati – che rispondano a criteri minimi di efficienza.

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Le raccomandazioni per governi e decisori

Il Rapporto contiene anche una serie di raccomandazioni per i governi e le parti interessate:

  1. Adottare un approccio olistico ai sistemi per la fornitura della catena del freddo alimentare, riconoscendo che la fornitura di tecnologie di raffreddamento da sola non è sufficiente.
  2. Quantificare e confrontare l’uso di energia e le emissioni di gas serra nelle catene del freddo alimentari esistenti e identificare le opportunità di riduzione.
  3. Collaborare e intraprendere valutazioni delle esigenze della catena del freddo alimentare e sviluppare piani d’azione nazionali di raffreddamento in sequenza e costosi, sostenuti da azioni e finanziamenti specifici.
  4. Implementare e applicare standard minimi di efficienza e monitoraggio e applicazione per prevenire le importazioni illegali di attrezzature e refrigeranti inefficienti per la catena del freddo alimentare.
  5. Eseguire dimostrazioni su larga scala per mostrare gli impatti positivi delle catene del freddo sostenibili e come gli interventi possono creare soluzioni sostenibili e resilienti.
  6. Istituire centri multidisciplinari per lo sviluppo della catena del freddo alimentare a livello nazionale o regionale.

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La catena del freddo è cresciuta, ma non abbastanza

Negli ultimi anni si è registrato uno sviluppo della catena del freddo, ma si tratta ancora di eccezioni, non della norma.

In India, un progetto pilota della catena del freddo alimentare ha ridotto le perdite di kiwi del 76%, riducendo al contempo le emissioni attraverso l’espansione dell’uso del trasporto refrigerato; in Nigeria, un progetto per installare 54 Cold Hub operativi ha impedito il deterioramento di 42.024 tonnellate di cibo e ha aumentato del 50% il reddito familiare di 5.240 piccoli agricoltori, dettaglianti e grossisti.

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Una catena del freddo sostenibile può fare la differenza nel raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e trasformare i sistemi agroalimentari affinché siano più efficienti, resilienti e sostenibili. Può contribuire a ridurre fame e povertà – migliore produzione e migliore nutrizione –, preservando la salute dell’uomo e dell’ambiente.

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