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Carne coltivata, la Francia segue l’Italia

La carne coltivata fa discutere. In Francia è stato presentato un disegno di legge analogo a quello italiano per vietarne la produzione e la vendita. Per i firmatari la visione puramente utilitaristica del cibo è l’opposto della tradizione francese, che lo vede prima di tutto come un fatto culturale e sociale

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Proposto in Francia il divieto alla carne coltivata

(Rinnovabili.it) – Italia apripista per la carne coltivata in Europa? Mai dire mai, come dimostra il caso della Francia. Qui un deputato delle Ardenne, Pierre Cordier, legato al gruppo Les Républicains ha presentato all’Assemblée Nationale (uno dei due rami del Parlamento francese) il disegno di legge n. 1965 per chiedere il divieto di «produrre, commercializzare e vendere la carne sintetica in Francia».

Si ricorda che la legge “Clima e resilienza” del 2021 già vietava i prodotti dell’agricoltura cellulare nella ristorazione collettiva. La relazione della proposta di legge si apre con una descrizione “storica” della carne a base di cellule staminali che inizia il suo cammino nel 2013, fino a ricevere gradualmente qualche via libera a Singapore e Israele (dove però chi la mangia deve firmare uno scarico di responsabilità nei confronti di chi la somministra).

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Il foie gras cellulare

Poiché siamo in Francia, nel 2022 l’azienda Gourmey ha raccolto 48 milioni di euro per produrre un foie gras cellulare. E a proposito di finanziamenti, i deputati denunciano quello di 6 milioni di euro della BPI France (banca pubblica per gli investimenti) a beneficio di Vital Meat e di Gourmey: aziende che sono in fase di sperimentazione, ma già «rappresentano una minaccia reale per l’allevamento di bestiame, già indebolito».

I firmatari ricordano che nel rapporto Alimenti cellulari: vigilare per regolamentare e controllare la tecnologia del 5 aprile 2023 la missione conoscitiva sulla «carne in vitro» aveva ribadito la sua opposizione etica e culturale in merito, in quanto «la visione puramente utilitaristica del cibo è l’opposto della tradizione francese, che lo vede prima di tutto come un fatto culturale e sociale». Inoltre fanno notare che «le aziende del settore si giustificano affermando che i loro prodotti andranno a sostituire la carne importata di bassa qualità. Ma sostituire cibo spazzatura con altro cibo spazzatura non è un progresso».

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Le associazioni e la carne coltivata

Le associazioni degli agricoltori sono divise: chi dice che non c’è beneficio per gli agricoltori ma si riserva di avere maggiori informazioni, chi invece è fermamente contrario alla carne coltivata. La Fédération Nationale Bovine approva la proposta di legge: non è questo che gli agricoltori vogliono proporre ai cittadini, se ancora ci sono incertezze per la salute e non è chiaro il costo ambientale che ruota intorno alla carne coltivata.

Anche in Francia, come in Italia, si pone anche una questione di qualità e di cultura gastronomica che danno lustro al Paese. I deputati di Les Républicains citano la posizione dell’Italia e si rammaricano che i loro omologhi francesi non abbiano espresso parere contrario a questa tecnologia.

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Il commento di Slow Food

Se Coldiretti apprezza la posizione francese, che contribuisce a spostare in Europa la discussione sulla carne coltivata, è interessante la posizione (qui riportata per intero) di Slow Food: «Non possiamo ridurre a battaglia ideologica un tema complessoNon servono provvedimenti che vietino la produzione e la vendita di alimenti prodotti da colture cellulari o tessuti di animali come quello appena divenuto ufficialmente legge, ma informazioni corrette, che consentano a tutti di scegliere».

Slow Food rimarca, se ce ne fosse bisogno, che la carne coltivata è un business miliardario e di questo dobbiamo tenere conto, ma fa anche il punto su consumi, costi e impatto ambientale. La ricerca deve andare avanti, come è assolutamente giusto che sia, ma deve rimanere fermo il principio che tutti hanno lo stesso diritto a un’alimentazione sana.