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Carne coltivata e hamburger veg, è vera crisi?

Per la carne coltivata e gli hamburger veg continua a scendere il fatturato e arrivano i primi licenziamenti. È iniziata la crisi irreversibile di prodotti non ancora così diffusi come vorrebbero i finanziatori o si tratta di difficoltà transitorie?

Foto di Theo Crazzolara da Pixabay

È solo un problema di costi?

(Rinnovabili.it) – La carne coltivata e gli hamburger veg sono teoricamente amici dell’ambiente (un fatto sul quale i pareri sono discordi) ma ancora non è definitivamente chiaro se siano amici anche della salute (anche qui non ci sono ancora certezze). Quello che al momento sembra chiaro è che l’inarrestabile ascesa della carne coltivata e degli hamburger veg ha avuto una battuta d’arresto che rischia di diventare inesorabile.

L’Italia va in controtendenza: qui il business della carne coltivata è in crescita, nonostante il Governo la voglia vietare (il relativo decreto è in discussione alla Camera).

La crisi di Beyond Meat

Beyond Meat, una delle prime aziende a puntare sugli hamburger plant based – ovvero prodotti a base vegetale che cercano di imitare la carne animale – già da un anno comincia ad accusare preoccupanti tendenze al ribasso.

Il report economico dell’azienda californiana segna un calo costante già dallo scorso anno e l’andamento dell’ultimo trimestre del 2023 si presenta peggiore del previsto. Le perdite sono ingenti e sul mercato finanziario Beyond Meat non è più così appetibile (è proprio il caso di dirlo…).

Nel 2022 Beyond Meat aveva licenziato 240 dipendenti, quest’anno manderà a casa altri 65 dipendenti. L’azienda sta tentando una ristrutturazione complessiva: interrompere alcune linee di produzione, spostare la produzione, modificare i prezzi.

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Soddisfatta la prima curiosità si guarda alla spesa

I prezzi, infatti, sono una delle cause del calo di fatturato di Beyond Meat. In un primo momento i prodotti a base di carne coltivata o plant based hanno suscitato la curiosità dei consumatori. Quando però un alimento entra stabilmente nelle abitudini alimentari delle persone queste fanno anche i conti per far quadrare il budget domestico.

McDonald’s aveva puntato sull’introduzione degli hamburger vegetali sottoscrivendo un accordo con Beyond Meat. Anche qui, dopo la curiosità iniziale, le vendite negli Stati Uniti sono state un flop e resistono senza troppo entusiasmo nei Paesi del nord Europa.

La carne coltivata prodotta nei bioreattori è ancora molto costosa, e questo scoraggia gli acquisti.

In Olanda il primo produttore europeo di carne coltivata

Tuttavia, in Olanda, Mosa Meat (primo produttore europeo di carne coltivata) è pronta a produrre carne coltivata da esportare a Singapore. Non è un caso che la prima sperimentazione europea sia in Olanda, dove il governo punta sull’innovazione alimentare e i cittadini sono aperti alle novità in campo alimentare.

Mosa Meat ha grandi ambizioni, perché spera che la carne coltivata nell’UE sia sottoposta alle stesse regole dei novel food (ad esempio, gli alimenti che contengono farina di insetti) ed è in attesa di un parere definitivo dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).

L’UE finanzia la ricerca sulle proteine alternative e sull’innovazione in campo alimentare con l’obiettivo di rendere l’alimentazione più sostenibile, secondo gli obiettivi della strategia Farm to Fork.  

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Perché l’Italia è contraria

L’Italia rimane ferma sulla posizione contraria alla carne coltivata, anche con il sostegno delle associazioni di agricoltori.

Coldiretti, ad esempio, si basa sul fatto che FAO e OMS ritengono che il cibo a base cellulare possa mettere a rischio la salute delle persone (trasmissione di malattie, infezioni animali, contaminazione microbica). Inoltre, chiede che si riservi «particolare attenzione all’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori ma vietati negli allevamenti europei da oltre 40 anni».

Per questa ragione, secondo Coldiretti, la carne coltivata non si può assimilare ai novel food. Per i suoi ingredienti si dovrebbero seguire le procedure autorizzative richieste per i medicinali (con prove sperimentali per almeno dieci anni).

«Non è un caso che in Paesi dove è stata consentita la vendita come Israele, prima del consumo, venga chiesta la firma su una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute», afferma Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.

Almeno fa bene all’ambiente? «Secondo una ricerca dell’Università della California, il potenziale di riscaldamento globale della carne sintetica definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale».