Il WWF ha analizzato anche quest’anno l’effetto del cambiamento climatico sull’agricoltura. Ne esce un quadro assai complesso da cui emerge il fatto che l’agricoltura causa alterazioni climatiche di cui è la prima vittima. Di questo passo, la sicurezza alimentare globale è a rischio ma un cambiamento efficace può ancora invertire la rotta
Analisi dei problemi e possibili soluzioni
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico ha un impatto importante sull’agricoltura. Il problema è che si tratta di un impatto negativo. Ma l’altro problema è che l’agricoltura non è senza responsabilità. Insomma, una spirale negativa da cui sembra che non si riesca a uscire.
L’agricoltura causa il cambiamento climatico di cui subisce gli effetti
L’agricoltura, ormai lo sappiamo bene, è responsabile di una parte importante di gas serra a causa della deforestazione, mette a rischio la biodiversità, consuma acqua dolce: in pratica accelera il cambiamento climatico mettendo in moto un meccanismo di cui è la prima vittima.
Assistiamo ogni giorno, a livello globale, alla crescita del fabbisogno di un’acqua sempre più scarsa e contaminata, allo sfasamento delle stagioni che mette in crisi le coltivazioni, all’aumento delle patologie vegetali causate dalle temperature elevate, al degrado dei suoli. La sicurezza alimentare globale è a rischio, denuncia il WWF nell’analisi annuale sul sugli effetti del cambiamento climatico sui sistemi alimentari.
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L’analisi annuale del WWF
L’effetto del clima sull’agricoltura nel 2023 ci avverte che i sistemi alimentari stanno affrontando sfide sempre più complesse in tutto il mondo: nel 2050 il Pianeta dovrà alimentare circa dieci miliardi di persone e dovrà ospitarle in condizioni dignitose. Riusciremo a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite? Al momento sembra proprio di no, anche perché al cambiamento climatico si accompagnano crisi sociali ed economiche. Secondo l’analisi del WWF, l’Italia e il Mediterraneo sono l’hotspot del cambiamento climatico in atto e le ripercussioni sull’agricoltura sono enormi: pensiamo solo alla siccità di questi ultimi due anni, i più caldi da quando si effettuano le misurazioni.
I danni della tropicalizzazione
Quella che viene definita tropicalizzazione del clima è un alternarsi di siccità e alluvioni e di sfasamenti stagionali che stanno diventando una normalità, anche se non lo sono affatto.
Il danno all’agricoltura è evidente: come ha indicato anche l’ultimo Rapporto sull’agroalimentare italiano di ISMEA, il nostro Paese ha perso due posizioni come valore di produzione nell’UE. I danni colpiscono i settori chiave della nostra produzione con cali che vanno dal 63% per le ciliegie e le pere fino al 70% del miele, senza dimenticare uva e pomodoro che hanno perso il 12%. Nel 2022-2023 la produzione di olio di oliva è calato del 27%; quest’anno il calo medio è del 10-20% con punte del 50% in Umbria. Guardando all’export e alla nostra posizione nel mondo, questi livelli produttivi non permettono di mantenere i primati a cui siamo abituati.
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La spirale negativa
Quando si parlava all’inizio di una spirale negativa, ne abbiamo qui un esempio chiarissimo: il calo della produzione fa aumentare i prezzi già gonfiati dall’inflazione, con un effetto preoccupante sul potere d’acquisto delle famiglie.
Esiste una via d’uscita? Sì, produrre di più con meno e soprattutto inquinando di meno. Come afferma Eva Alessi, responsabile sostenibilità di WWF Italia, «occorre lavorare sulla resilienza delle colture agricole, cercando di rendere più sostenibile il sistema agroalimentare, limitando gli input esterni, quali i fertilizzanti e prodotti per la difesa chimici e favorendo un approccio agroecologico, più efficace per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura e far fronte alla scarsità di risorse e ai cali di produzione dovuti al cambiamento climatico. Questo approccio è necessario anche per eliminare pesticidi e fertilizzanti di sintesi, utilizzare tecniche meno intensive e filiere corte, azioni che consentirebbero di tagliare di un terzo i consumi energetici».
Le istituzioni devono promuovere la transizione dei sistemi agroalimentari, le strategie europee devono considerare i potenziali effetti sul sistema agricolo e prevedere sostegni per gli agricoltori virtuosi che investono risorse nel cambiamento. E qual è il ruolo dei cittadini? Decisamente molto importante: le loro scelte di acquisto e di comportamento hanno ripercussioni dirette e indirette su agricoltura e cambiamento climatico.