Bottiglie di vetro e impatto ambientale
Siamo così abituati a vedere il vino nelle bottiglie di vetro che ci sembra impossibile pensarlo in contenitori di altri materiali. La preferenza per il vino in bottiglie di vetro è dovuta al fatto che gli intenditori ritengono che sia un materiale più adatto a conservarlo nel modo migliore. Tra l’altro, gli amanti del vino preferiscono berlo in bicchieri di vetro ritenendo che altri materiali – come ad esempio il metallo – ne possano alterare il sapore e il bouquet.
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Tuttavia, la costante ricerca di diminuire l’impatto ambientale dei nostri comportamenti alimentari ha portato a mettere in discussione l’insostituibilità delle bottiglie di vetro.
Un gruppo di ricercatori dell’Ehrenberg-Bass Institute for Marketing Science della University of South Australia ha condotto uno studio insieme a quelli della Business School della University of Adelaide per capire quali fossero le preferenze delle persone a proposito di imballaggio del vino. Oltre a questo, l’indagine si è allargata ad aspetti più tipicamente relativi al marketing, ovvero il prezzo, il marchio e il messaggio quanto influenzano le scelte dei consumatori?
Le precedenti ricerche sul packaging del vino erano concentrate soprattutto sulle preferenze in materia di etichette e di chiusura delle bottiglie (meglio il tappo di sughero o il tappo a vite?), ma senza dedicare particolare attenzione al materiale della confezione. L’unico dato evidente era che i consumatori acquistavano prevalentemente vino in bottiglie di vetro; restava da capire perché e cosa li avrebbe convinti a cambiare e a scegliere soluzioni più sostenibili.
Di solito non ci si pensa, ma la produzione di una sola bottiglia di vino genera 1,25 Kg di anidride carbonica: questo significa che le emissioni della produzione e del trasporto delle bottiglie di vetro rappresentano più di due terzi della produzione di carbonio di un’azienda vinicola.
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Le confezioni alternative
In Australia esistono confezioni alternative, come il bag-in-box (ovvero cartoni con lo spillatore, che alcuni produttori hanno introdotto anche in Italia), le lattine di alluminio (tipo Coca Cola) o le bottiglie in plastica. Nonostante questi contenitori facciano risparmiare fino al 51% di emissioni di CO2 rispetto alle bottiglie di vetro, i consumatori sono un po’ restii a utilizzarli anche se fa bene all’ambiente. Probabilmente esiste un pregiudizio di fondo che vede nel vetro un contenitore di alta qualità e negli altri materiali un sinonimo di bassa qualità.
I ricercatori hanno effettuato un sondaggio sulle preferenze di acquisto. Dopo il vetro si sceglie la plastica, al terzo posto le lattine (accettate solo per bere all’aperto). Al secondo posto arriva il prezzo; marchio e messaggio ecologico hanno un valore in virtù dell’età degli intervistati e della loro propensione a proteggere l’ambiente.
In generale, i giovani sono più aperti al cambiamento. Però si accettano gli imballaggi alternativi solo se il prezzo è medio-basso e comunque sono di marchi prestigiosi. Questo significa che per una piccola azienda puntare su messaggi ecologici per far crescere il proprio marchio è una politica perdente. Quindi le bottiglie in vetro rimangono saldamente al primo posto.