Il biologico in Italia non conosce crisi e incontra la fiducia dei consumatori. Un successo che premia la filiera corta e fa calare le importazioni. Il sistema di certificazione deve garantire sempre di più un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone
I dati positivi dell’Italia nel panorama europeo
(Rinnovabili.it) – In Italia quasi un campo su cinque (19%) è destinato al biologico. La SAU (Superficie Agricola Utilizzata) è arrivata a 2,3 milioni di ettari, con una crescita del 7,5%: un numero da record che pone l’Italia sul podio europeo.
Questo settore dell’agricoltura impegna 82mila produttori agricoli, il numero in assoluto più alto tra i Paesi dell’Unione Europea. Va da sé che l’agricoltura biologica dia anche lavoro a molti agricoltori, come pure alle industrie di trasformazione e di distribuzione.
I dati, decisamente positivi, sono stati forniti da Coldiretti nel corso di Sana 2023 (35°Salone internazionale del biologico e del naturale) a Bologna.
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Cresce la fiducia dei consumatori nel biologico
Cosa si coltiva a biologico in Italia? Prima di tutto i seminativi: grano, orzo e avena rappresentano il 43%. Il 28% dei terreni sono invece destinati a prati e pascoli per l’allevamento, il 24% sono colture permanenti come frutteti, oliveti e vigneti, il 2,5% è dedicato alla coltivazione degli ortaggi.
In Italia il mercato del biologico non è più considerato un prodotto di nicchia; al contrario, si sta consolidando la fiducia dei consumatori in questo settore della produzione alimentare.
Nel 2023 il mercato interno è cresciuto del 9% rispetto all’anno precedente; la quasi totalità dei consumi avviene in ambito domestico, ma nell’ultimo anno ha guadagnato il 18% nella ristorazione.
Un successo che premia la filiera corta e fa calare drasticamente le importazioni di prodotti bio dall’estero, come racconta il rapporto Bio in cifre 2023 curato da Ismea.
Costruire le filiere biologiche nazionali
La costruzione di filiere biologiche nazionali dipende anche dal rispetto di alcune regole fondamentali, come l’obbligo di scrivere in etichetta la provenienza delle materie prime, e dalla valorizzazione dei prodotti a chilometro zero. La legge nazionale di settore prevede il logo del biologico Made in Italy e la possibilità di realizzare contratti di filiera: tutti passaggi che danno un ulteriore impulso alla sostenibilità.
Grande soddisfazione esprime Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «I risultati confermano l’impegno degli agricoltori italiani per la sostenibilità ma anche la capacità imprenditoriale nel rispondere alle nuove domande dei consumatori per prodotti di alta qualità, legati al territorio e che rispettano l’ambiente».
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Una risposta alle sfide ambientali
Un successo che trova riscontro nelle preferenze dei consumatori, che fanno regolarmente la spesa nei mercati di Campagna Amica sparsi in tutta Italia.
Gli fa eco Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio: «Il biologico sta già dimostrando di essere una risposta alle sfide attuali per una maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale. È necessario però ricentrarlo nella sua dimensione agricola e legarlo saldamente al territorio di produzione.
Inoltre, il sistema di certificazione deve garantire sempre di più un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone, che già contraddistingue le aziende agricole italiane».