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L’avocado sostenibile di Persea: biologico, italiano e a km0

Persea lancia un progetto di agricoltura innovativa e sostenibile interamente italiano che ha al centro la produzione di avocado in Sardegna e Calabria. L’azienda emette crediti di sostenibilità di cui la tecnologia blockchain garantisce tracciabilità e trasparenza

(Rinnovabili.it) – Arriva dalla Sardegna il primo avocado biologico e sostenibile italiano targato Persea. L’azienda produce l’avocado da agricoltura rigenerativa nel pieno rispetto della biodiversità e con attenzione alla conservazione dell’ecosistema.

Ambiente e innovazione sono i perni di questa azienda che coltiva gli avocado in Sardegna nella zona di Ussana (in provincia di Cagliari), e in Calabria nella zona di Corigliano Calabro (in provincia di Cosenza).

La produzione rigenerativa di avocado intende «innescare un circolo virtuoso sui territori in cui operiamo, nel rispetto della biodiversità.

La massima attenzione che poniamo all’interno del sistema produttivo ci consentirà di emettere crediti di sostenibilità, dando ad aziende e stakeholder interessati la possibilità di aderire a un progetto completamente italiano unico nel suo genere», spiega Paolo Frigati, fondatore di Persea.

I crediti di sostenibilità

I crediti di sostenibilità sono titoli negoziabili che le aziende possono acquistare per rendicontare il sostegno a progetti che generano benefici ambientali quantificati contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente italiano.

Tali crediti sono “tokenizzati” grazie alla tecnologia blockchain grazie alla partnership con Rete Clima e la collaborazione con Green Future Project, la piattaforma innovativa BCorp nata con l’obiettivo di offrire alle aziende una soluzione “chiavi in mano” per avviare il proprio piano di decarbonizzazione.

La tecnologia blockchain garantisce la tracciabilità e la trasparenza dei token Persea: «Con la tokenizzazione dei crediti di sostenibilità sarà infatti possibile dare un valore economico tracciabile, trasparente e unico al proprio impatto», dichiara Briano Martinoni, Co-Founder and Chief Commercial Officer di Green Future Project.

«Questo progetto è un’interessante occasione per quantificare i benefici ambientali legati a scelte progettuali chiare e innovative, proponendo a soggetti terzi di remunerare questi benefici come strategia di sostegno alle pratiche agricole nazionali sostenibili e rigenerative», afferma Paolo Viganò, fondatore di Rete Clima, ente non profit che si occupa di contrasto al cambiamento climatico per le aziende.

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Dalla monocoltura alla rigenerazione di 400 ettari di terreni

Il progetto di Persea contribuisce alla rigenerazione di 400 ettari di terreni, che in precedenza erano monocolture di mais e cereali.

Nei campi sono già presenti 15mila piante di olivo. Il progetto prevede la disposizione di 1500 arnie che ospiteranno 75 milioni di api; nel 30% della superficie ci sono flora spontanea, riforestazioni e aree umide. Siepi naturali, boschi e laghetti completeranno quest’area di biodiversità.

L’agricoltura rigenerativa voluta da Persea si traduce in coltivazioni a basso impatto ambientale per ripristinare la fertilità del suolo.

L’irrigazione a goccia riduce il consumo di acqua del 30%; sistemi idraulici innovativi garantiscono l’impronta neutra, poiché l’acqua consumata per uso agricolo viene reimmessa in falda.

Compost, biochar e cover crops (ovvero le colture di copertura) arricchite di fiori per attrarre gli impollinatori e per fissare l’azoto hanno l’obiettivo di ridurre l’uso dei fertilizzanti.

Il biochar è un carbone vegetale che si ottiene dalla pirolisi di alcuni tipi di biomassa vegetale come residui e sottoprodotti agricoli. È un potente ammendante, cioè un fertilizzante che migliora le caratteristiche fisiche del suolo.

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